Tasi, sfratti e mini Imu Nuovo «pacchetto casa» in arrivo per fine mese

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E quest’anno il decreto legge «milleproroghe», all’ordine del giorno del Consiglio dei ministri di venerdì 27 dicembre, diventa l’occasione per sciogliere i nodi lasciati ben stretti dagli ultimi provvedimenti, come la legge di Stabilità e il cosiddetto decreto salva Roma. A partire dalla (eterna) questione delle tasse sulla casa.
Potrebbero trovare posto proprio nell’ultimo atto del governo prima della fine dell’anno le nuove detrazioni per la Tasi, la tassa sui servizi indivisibili. E anche la detraibilità della mini Imu, la coda della vecchia tassa sulla casa che deve essere pagata nei Comuni che avevano alzato l’aliquota rispetto allo standard nazionale. Il punto di caduta non è stato ancora trovato. Questione di numeri ma soprattutto politica, con il solito schema di questi ultimi giorni che vede il segretario del Pd, Matteo Renzi, in pressing sul governo.
Per la Tasi sull’abitazione principale le opzioni allo studio sono diverse. Ma la strada più probabile sembra quella di un aumento dell’aliquota dal 2,5 al 3,5 per mille. L’aumento servirà a trovare i soldi per quelle detrazioni, l’ipotesi è uno sconto fisso da 150 euro, che dovrebbero di fatto azzerare la tassa per le abitazioni con un rendita catastale più bassa. Per quelle di maggior valore, invece, si pagherebbe di più perché la detrazione non compenserebbe del tutto l’aumento dell’aliquota. Sulla mini Imu, invece, le strade potrebbero essere due. I Comuni potrebbero semplicemente non far pagare la tassa, considerando che specie nei piccoli Comuni la media del versamento si aggira intorno ai 20 euro. Oppure farla detrarre dalle tasse locali dovute nel corso del 2014: non solo la prima rata della stessa Tasi, che scade il 24 gennaio, ma anche le rate successive o addirittura altre imposte. Una formula larga, in sostanza solo un principio, che consentirebbe di trovare la copertura necessaria anche in un secondo momento. Sempre sulla casa, c’è anche la questione degli sfratti. La proroga delle esecuzioni per alcune categorie deboli, famiglie a basso reddito o con minori a carico, è sempre stato un appuntamento fisso per ogni decreto «milleproroghe». E per questo non è escluso che vada così anche stavolta. Ma la questione potrebbe essere rinviata al primo Consiglio dei ministri di gennaio, quando il governo dovrebbe approvare un altro decreto, quello sulla casa annunciato più volte dal ministro per le Infrastrutture, Maurizio Lupi, che tra le altre cose dovrebbe aumentare i fondi per il sostegno ai cosiddetti morosi incolpevoli, quelli che non pagano l’affitto semplicemente perché non possono.
Sui cosiddetti affitti d’oro, va risolta la questione dello stop alla disdetta per i palazzi della politica contenuta nella legge di Stabilità. Ma la via d’uscita non è semplice. «Bisogna chiudere i contratti sbagliati ma senza penalizzare i risparmiatori e ammazzare il mercato», dice il renziano Angelo Rughetti. Il rischio è che la rescissione di un contratto, ad esempio se l’immobile è di proprietà di un fondo pensione, si possa trasformare alla fine in una perdita per il risparmiatore che ha investito in quello stesso fondo. L’ipotesi che si sta facendo strada è quella di obbligare tutta la pubblica amministrazione a fare una verifica sulla «congruità» dei propri contratti d’affitto. Per poi procedere alla disdetta solo in caso di effettivi scostamenti reali dai valori di mercato. Tra tante incognite un punto fermo c’è: nel decreto ci sarà sicuramente la proroga del divieto per gli incroci nella proprietà di tv e giornali.
Lorenzo Salvia


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