“A gennaio aboliremo la Bossi-Fini pronti a giocarci la tenuta del governo”

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PALERMO — «A questo punto abbiamo l’obbligo di cambiare la Bossi-Fini: un impegno che Letta deve assumere subito, già a gennaio, scrivendo l’agenda del governo. E su questa vicenda si giocherà la tenuta dell’esecutivo». Davide Faraone, responsabile immigrazione del Pd e unico deputato ad accompagnare Renzi nella visita a Lampedusa, racconta l’accelerazione della nuova segreteria sulla riforma delle politiche d’accoglienza. Un immediato scarto in avanti che il sindaco di Firenze vuole imprimere al suo “partito di frontiera” e che lo porterà, dopo la terra dei fuochi e l’isola dei migranti, nel Sulcis e fra i terremotati dell’Aquila. «Su questo non abbiamo dubbi: una modifica delle regole sull’immigrazione — dice Faraone, dal 2008 uno dei principali collaboratori di Renzi — deve essere una priorità dell’agenda di governo per il 2014, assieme alla legge sullo ius soli. Nessuno vuole minacciare il voto anticipato, ma Matteo è convinto che senza questi provvedimenti l’esperienza Letta non avrà più senso».
Cambiare la Bossi-Fini, il Pd riparte da qui.
«Questa necessità è emersa con forza anche oggi durante la visita al centro di accoglienza di Lampedusa. Abbiamo incontrato diciassette immigrati scampati al naufragio del 3 ottobre, tenuti lì in stato di detenzione solo perché testimoni del reato commesso dagli scafisti. Questo è inammissibile, è una delle storture della legge. Così come va abolito il reato d’immigrazione clandestina».
Dovrete fare i conti con le perplessità di Alfano che ha definito “demagogica” la proposta di abolire l’attuale normativa sull’immigrazione.
«Noi siamo azionisti di maggioranza di questo governo e abbiamo il dovere di porre la questione. Ripeto, non sarà l’unico punto fondante della nuova agenda di Letta ma su questo tema così come sulla legge elettorale si dimostrerà la forza e la tenuta dell’esecutivo. E nell’agenda inseriremo anche la questione dello ius soli».
Come sarà regolata la nuova disciplina sul diritto di cittadinanza?
«Abbiamo due ipotesi: far discendere il diritto dalla nascita in territorio italiano o dai cicli scolastici. Non siamo ancora entrati nel dettaglio ma Renzi ne ha parlato con il ministro Kyenge. La nostra politica sui temi dell’immigrazione e della cittadinanza non può fermarsi a interventi normativi. Occorre un ruolo forte dell’Europa: la Ue non deve essere più solo una realtà monetaria, ma anche una realtà politica e solidale».
Un’enunciazione di principio. Come condizionare l’atteggiamento di Bruxelles?
«Fra poco ci sarà il congresso del Pse e le elezioni europee. Il segretario, vedrete, imporrà questo
tema al centro di entrambi gli avvenimenti».
Alfano, nella sua informativa alla Camera, ha detto che saranno individuati i responsabili del trattamento anti-scabbia riservato agli immigrati del centro lampedusano. Rassicurati?
«Guardi, il ministro scarica le responsabilità su operatori che fra mille difficoltà sono costretti a gestire centri che non hanno sale mense, ma stanze allagate con un materasso sopra l’altro. Questa gente noi oggi l’abbiamo incontrata: è costretta ad agire in condizioni strutturali disastrose eppure è stata rappresentata come una banda di criminali sui giornali. I centri non vanno chiusi ma riformati. I veri responsabili di questa situazione sono coloro che hanno votato la legge che prevede i Cie diventati lager. E coloro che questa norma non la vogliono modificare ».
Perché Renzi oggi ha deciso di non parlare?
«Per dare maggiore forza a un gesto di sostegno offerto a una comunità, quella lampedusana, che è diventata simbolo dell’accoglienza rispetto a un’Europa e ad un’Italia che hanno costruito una normativa mirata a respingere più che ad accogliere. È stata la prima testimonianza di un partito che non sta chiuso nelle sue stanze ma in mezzo al disagio».


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