Alfano teme l’asse Cavaliere-Renzi sulla legge elettorale

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ROMA Il Nuovo Centrodestra teme che la vittoria netta di Renzi complichi molto la vita del governo. Al di là dei messaggi distensivi emersi dall’incontro tra il premier Letta e il nuovo leader del Pd, il partito di Alfano ha la netta sensazione che adesso si comincerà ballare la rumba. In settimana Renzi potrebbe incontrare il vicepremier per un chiarimento diretto e altrettanto «costruttivo». Beatrice Lorenzin si augura che questo cambio generazionale alla guida dei Democratici «segni anche un cambio di metodo». «Ci aspettiamo da un segretario del Pd così giovane dice il ministro della Salute che non faccia gli stessi errori di chi lo ha preceduto e che ci sia un confronto chiaro e aperto su come rimettere in piedi questo Paese». Allora è meglio mettere subito le carte in tavola e stringere un patto dentro la maggioranza, a partire dalle riforma elettorale e istituzionale, per poi aprire un confronto a tutto campo. Anche con le opposizioni. Con Berlusconi, che invece vorrebbe bypassare il Nuovo Centrodestra per scrivere insieme a Renzi le nuove regole elettorali e affrettarsi al voto in primavera. E’ quello che vogliono scongiurare Letta e Alfano. Il leader di Ncd propone «un contratto di governo per il 2014». «I nostri obiettivi sono il taglio alla spesa pubblica, una riforma serissima del mercato del lavoro che consenta di facilitare le assunzioni e di incentivare la produttività, una legge elettorale bipolare che consenta ai cittadini di scegliere il deputato o il senatore, smettendola con un sistema di regole che prevede due Camere pagate il doppio per fare lo stesso lavoro».
Alfano, che propone di rinnovare il centrodestra con le primarie come ha fatto il Pd, chiarisce che l’attuale coalizione di governo non è un matrimonio d’amore, ma di interessi per evitare di portare nel baratro dell’ingovernabilità il Paese.
Dove gli «sposi» non sono i partiti e i loro interessi, bensì gli italiani. Il Nuovo Centrodestra accetta la sfida che viene da Renzi e gira la carta di una riforma elettorale sul modello del Sindaco d’Italia diverse volte indicato dallo stesso Renzi. Il Sindaco d’Italia, ovvero una figura istituzionale forte, osserva il capogruppo del Senato Sacconi, perché eletta direttamente come nei comuni, «dotata di poteri di governo». Ma questa proposta porta con sè una modifica costituzionale sulla forma di governo, che si aggiungerebbe alla fine del bicameralismo perfetto e alla riduzione del numero dei parlamentari. Un obiettivo che complica il confronto in Parlamento e dentro la stessa maggioranza.
E’ un modo da parte di Alfano di dimostrare di non essere secondo a nessuno, nemmeno a Renzi quanto a volontà di cambiamento. E’ anche un modo per prolungare la vita del governo. Su questo terreno, come primo avversario il Nuovo Centrodestra dovrà vedersela con i cugini di Forza Italia, un partito tutto all’attacco del governo e delle massime istituzioni. E che porta il capogruppo alla Camera Enrico Costa a notare la strana evoluzione di chi aveva voluto le larghe intese e salutato con entusiasmo la rielezione di Napolitano, mentre oggi ne valuta l’impeachment, vuole la fine delle larghe intese perché «non si può governare con i propri carnefici. Salvo poi auspicare un governo con tutti dentro, compresi “i carnefici” di Sel e M5S per fare la riforma elettorale».


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LE MACERIE DELLA DESTRA

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Davanti alle tre delibere regionali che hanno fatto lievitare da 1 a 14 milioni i fondi pubblici «rubati» dai partiti nel corso dei tre anni della sua consiliatura, non ha capito che non avrebbe potuto recitare (anche lei, come a suo tempo Scajola e poi persino Bossi) la parte della governatrice «a sua insaputa». O forse lo ha capito, ma proprio per questo non ha voluto e potuto fare altrimenti, cioè scaricare su altri colpe che, se non erano sue dal punto di vista soggettivo, lo erano senz’altro dal punto vista oggettivo.

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