Benefici e pene alternative. Sulle carceri si cambia

by Sergio Segio | 17 Dicembre 2013 23:00

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ROMA Via libera ai provvedimenti per l’emergenza carceri, dal braccialetto elettronico all’affido terapeutico per i tossicodipendenti. In uscita nei prossimi mesi 1700 detenuti. Approvate anche le norme per accorciare i processi civili. Il si? dopo un Consiglio dei ministri teso, con Alfano che minaccia le dimissioni.Né indulti né indultini «perchè in questo decreto non c’è nulla di automatico». Più umanità nelle carceri, che va di pari passo con il concetto di «maggior giustizia» soprattutto per i detenuti per reati legati al consumo e allo spacci di droga. E più garanzie nelle cause civili «visto che d’ora in poi l’esecuzione dei pignoramenti e del recupero dei crediti sarà più snella». Il ministro della Giustizia Anna Maria Cancellieri conduce in porto, tra mille peripezie, parecchio scetticismo e l’ira del vicepremier Alfano arrivato a un passo dal far saltare tutto, un decreto con due anime e doppio obiettivo: sfoltire l’affollamento delle carceri visto che gli appelli per amnistia e indulto, seppur ripetuti nelle sedi più alte, non sembrano decollare; migliorare la giustizia civile che è la vera umiliazione nonchè l’handicap del sistema paese.
Il Guardasigilli l’aveva promesso. E l’ha fatto. Non è stato semplice a giudicare dalla faccia del Guardasigilli e del premier Letta che scendono in sala stampa alla sei mezzo del pomeriggio dopo un consiglio dei ministri veloce ma, a giudicare dalle indiscrezioni, assai doloroso per la tenuta dell’esecutivo. Il decreto apre la porta del carcere a circa 1.700 detenuti. Secondo le stime del Dap si tratta di coloro che, condannati con pene definitive e grazie alla buona condotta, potranno beneficiare di uno sconto pari a 75 giorni, invece che 45, per ciascun semestre di pena. Si chiama «Liberazione anticipata speciale», modifica la legge Gozzini ed è una misura a tempo: tra due anni, valutati gli effetti di questa e di altre misure strutturali, il governo deciderà se tenerla o meno in vita. D’altra parte, con un sovraffollamento del 142,5% (140 detenuti ogni 100 posti), il peggiore in tutta Europa, l’impossibilità economica di costruire altre carceri e quella politica di varare amnistie o indulti, non resta che andare per tentativi e in più direzioni.
Ecco che oltre allo sconto per buona condotta (se ci sono le condizioni, valutate di volta in volta da un giudice, possono essere fino a cinque mesi in un anno), il governo ha deciso un maggior utilizzo del braccialetto elettronico per gli arresti domiciliari che diventano obbligatori se mancano 18 mesi per esaurire la condanna. E ha alzato da 3 a 4 anni il tetto di pena al di sotto della quale si può accedere all’affidamento in prova.
Non c’è dubbio che la parte politicamente più scomoda del decreto riguarda i tossicodipendenti, un terzo della popolazione carceraria. Il decreto nei fatti pensiona la legge Fini-Giovanardi sulle tossicodipendenze. Il decreto infatti aumenta le possibilità di «affido terapeutico per favorire la cura nelle comunità di recupero anche in caso di recidiva per reati minori». Soprattutto introduce il nuovo reato di «spaccio lieve» che prevede pene minori (da uno a 5 anni e multe) per decongestionare i penitenziari. Il meccanismo è quello di non considerare più tutte le recidive lasciando quindi la possibilità di accedere alle attenuanti. La somma di scarcerazioni anticipate, braccialetti, affidamenti in prova e limature varie alla Fini-Giovanardi ha fatto mettere di traverso il viceministro Alfano. E prima della riunione del consiglio c’è stato un momento in cui sembrava che dovesse saltare tutto. «Queste misure sono insostenibili nel centrodestra e come ministro dell’Interno» ha detto il leader del NCD. Giovanardi, passato armi e bagagli con Alfano, ha fatto arrivare messaggi funesti. Alfano ha tentato una contropartita approvando con decreto i nuovi criteri per la custodia cautelare e un occhio di riguardo anche per il Cavaliere. Ha provato, insomma, Alfano, a fare una cosa di destra. Ma è stato respinto. Al di là di una nuova politica carceraria, degna come disse il premier letta, del paese di Cesare Beccaria, il ministro Cancellieri ha promesso a Bruxelles di risolvere il problema del sovraffollamento. Altrimenti a fine maggio dovremo pagare un centinaio di milioni di multe. «Non ci sarà nessun pericolo per i cittadini» ha ripetuto il premier Letta.
Novità anche per i detenuti stranieri, un terzo della popolazione carceraria: quando mancheranno solo 24 mesi di pena, sarà possibile l’espulsione nei paesi d’origine. E senza passare dai Cie visto che gli accertamenti per il riconoscimento saranno fatti subito. L’unica vera buona notizia per il Viminale.
«La vera notizia sono le norme per il processo civile» prova a spostare l’interesse uno dei ministri. In effetti nel decreto sono contenute norme per l’efficienza del processo civile (ad esempio non sarà la motivazione della sentenza), il riordino delle garanzie mobiliari e per la semplificazione e l’accelerazione del processo di esecuzione forzata. Il primo obiettivo è quello di agevolare imprese e privati nella riscossione dei crediti.
Ma è sulle carceri che si accende subito la polemica politica. La Lega va sulla barricate. «Il nuovo decreto svuota carceri, il quarto in pochissimi mesi, è l’ennesima vergogna di un governo e di una maggioranza che pensa solo ai criminali e agli immigrati e si disinteressa delle persone oneste svilendo il prezioso lavoro delle Forze dell’Ordine» dice Nicola Molteni, capogruppo del Carroccio in commissione Giustizia. Ma la domanda è quale sarà il risarcimento per il vicepremier Alfano.

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