Cile, il trionfo annunciato della Bachelet

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LA SOCIALISTA Michelle Bachelet torna alla presidenza in Cile e diventa la terza donna, insieme alla brasiliana Dilma Rousseff e all’argentina Cristina Kirchner, al potere nel subcontinente latinoamericano. Bachelet, che le proiezioni danno al 63%, ha sconfitto la candidata della destra Evelyn Matthei, ferma al 37%, dopo aver sfiorato la vittoria già al primo turno, il 17 novembre, in un ballottaggio caratterizzato da almeno due circostanze inedite: che a sfidarsi fossero due donne e che entrambe fossero figlie di generali dell’aviazione molto amici prima del golpe militare del 1973 che cambiò la storia del paese.Ma un altro elemento rischia di diventare il dato nuovo, e in parte inatteso, delle presidenziali cilene: l’altissima astensione, che sarebbe oltre il 59%. Queste infatti erano le prime elezioni senza voto e iscrizione obbligatori alle liste elettorali, norma che è stata
abolita recentemente durante la presidenza di Sebastian Piñera. Già al primo turno l’effetto era stato rilevante con una astensione vicina al 50% ma in questo ballottaggio può diventare dirompente visto che, di fronte ai seggi
quasi vuoti, sono in molti tra i politici quelli che vorrebbero tornare al voto obbligatorio. La bella giornata di sole e il caldo (33 gradi) in un Cile che sta entrando nell’estate australe hanno sicuramente allontanato i cittadini dalle
urne, ma nessuno si aspettava che fosse in una dimensione così preoccupante.
Una nuova Costituzione e una riforma complessiva dell’istruzione, privilegiando quella pubblica e gratuita rispetto a quella
privata e a pagamento, sono stati i temi più importanti della campagna elettorale di Michelle Bachelet, che è tornata a candidarsi con una coalizione, aperta ai comunisti e ai leader delle proteste studentesche, più caratterizzata
sul piano delle riforme sociali rispetto al suo primo mandato presidenziale (2006-2010). Il Cile cresce ha ritmi molto sostenuti, sopra il 5% del Pil, ma sconta ancora molti problemi soprattutto per tutte le leggi non abolite della dittatura di Pinochet, da un sistema elettorale che premia la destra alle norme molto liberiste sul mercato del lavoro. Per l’avversaria, Evelyn Matthei, la vera sfida — ora perduta — era quella di ottenere un consenso non inferiore al 40%, tetto storico della destra in Cile. Suo padre, l’ex generale della dittatura Fernando, quello che Bachelet continua a chiamare “zio” per la lunga amicizia che ebbe con la sua famiglia durante la sua infanzia, ha attaccato i due partiti della destra sostenendo che Evelyn in campagna elettorale «è stata abbandonata a se stessa ».


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