Il segretario in campo: abbraccio a Landini e segnali per Cuperlo

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ROMA — Un abbraccio simbolico, che unisce una strana coppia, Matteo Renzi e Maurizio Landini. A unire il neosegretario del Pd e il leader della Fiom c’è soprattutto una parola: cambiamento. E la base del consenso, fondato sul rinnovamento: per Renzi gli elettori, per Landini i non garantiti. Restano, comunque, le distanze politiche, visto che Renzi, uscendo, dice ai suoi: «Sulla legge di rappresentanza ci può essere un terreno di confronto, ma sui temi del lavoro restiamo distanti mille miglia».
Insomma, la sintonia tra il sindaco di Firenze e il leader della Fiom è da leggere soprattutto nella chiave della rappresentanza. Come spiega lo stesso Landini: «Renzi per riformare il Pd ha usato il voto democratico degli elettori. Io vorrei fargli osservare che i lavoratori non hanno il diritto di votare i propri contratti». E così, se Renzi ha dovuto lottare contro il moloch del partito, ricorrendo agli elettori contro l’apparato, Landini vuole dare rappresentanza ai non garantiti, che storicamente fanno capo al sindacato, guidato da Susanna Camusso, avversaria di entrambi. Su questo Renzi concorda: «Non voglio eliminare i diritti per chi li ha, vorrei che ci fossero per chi non li ha». E ancora: «Dobbiamo parlare di lavoro con un linguaggio nuovo». Il linguaggio del job act , «per cambiare le regole del gioco».
Renzi deve fare i conti anche con gli equilibri interni. Che per ora sono sospesi, visto che il suo sfidante, Gianni Cuperlo, non ha ancora deciso se accettare l’incarico di presidente dell’assemblea, dando quindi un segnale di disgelo, o se giocare a mani libere. Nella riunione con i suoi ha chiesto 24 ore di tempo per decidere. Ma secondo diversi avrebbe ormai deciso di accettare.
Le ultime resistenze sono legate anche al caso D’Alema. Non è piaciuta a molti il trattamento riservato a lui e agli altri big da Renzi, che gli ha dato un pubblico annuncio di sfratto anche dalle candidature europee. Nei colloqui che Cuperlo ha chiesto al segretario parlerà di questo, ma chiederà anche un’agibilità politica. Ha paura di essere ingabbiato in un ruolo di garanzia. E qualcuno interpreta il pressing dei Giovani Turchi in questo senso. Matteo Orfini rassicura: «Ho detto a Gianni che è importante che nell’album di famiglia del Pd non ci siano solo Renzi, Letta e Franceschini. E poi gli ho ricordato che il presidente, vedi Rosy Bindi, non si muove solo con compiti di garanzia. Può essere un vero leader dell’opposizione».
Alessandro Trocino


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