Legge sulla cooperazione: “scompare il volontario, arrivano i tecnocrati”

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ROMA – “Scompare la figura  del volontario internazionale e arriva la cooperazione dei tecnocrati”. E’ il giudizio di Gianfranco Cattai, presidente della Focsiv, alla bozza della riforma della legge 49 sulla cooperazione internazionale. Il testo, che circola da qualche giorno, sta scatenando polemiche e allarmismi.

La legge quadro d’iniziativa governativa si articola in 17 pagine e 32 articoli, la base di partenza è il testo unico approvato dalla Commissione Esteri del Senato allo scadere della scorsa legislatura. Rispetto al testo Tonini-Mantica, più volte dibattuto in passato, la nuova proposta di Pistelli prevede il cambiamento di denominazione: da ministero degli Affari Esteri a ministero degli Esteri e della Cooperazione (Maeci), approfondisce il funzionamento e la gestione finanziaria dell’Agenzia per la Cooperazione, conferma un viceministro dedicato e dedica un apposito articolo alla partecipazione dei soggetti aventi finalità di lucro (imprese, cooperative e istituti bancari) e ridimensiona di fatto il Fondo Unico. 

Da parte sua la Focsiv, che si riserva di tornare sulla questione più dettagliatamente, esprime la sua preoccupazione: “Abbiamo letto il testo di legge – dichiara Cattai – ma non gli allegati che sono sotto embargo. Ma non sappiamo ancora se sia condiviso dal ministero del Tesoro. In ogni caso, è sconcertante la virata verso un modello di cooperazione che collide con l’impostazione di fondo basata sul volontariato” . 

Oggi il Fatto Quotidiano dedica alla questione un articolo molto critico: si parla di “carrozzone” da 26 milioni di euro, di una sede da 7 milioni, uno stipendio per il dirigente pari a oltre 300 milioni. Altro punto controverso è il ruolo che diventerebbe sempre più massiccio del profit. 

Il dibattito è aperto sul portale della cooperazione “Info-cooperazione”. Questa l’opinione di Luca De Fraia (Actionaid): “Qualche campanello di allarme già si fa sentire, specie per quelle previsioni che riguardano il ruolo del settore privato come soggetto di cooperazione e quelle che consentono il finanziamento di interventi all’estero di imprese italiane, gli obiettivi di cooperazione dei quali dovranno essere certamente oggetto di attento scrutinio”. L’articolo 26 “Soggetti aventi finalità di lucro” recita: “La cooperazione allo sviluppo riconosce e favorisce l’apporto delle imprese, delle cooperative e degli istituti bancari ai processi di sviluppo dei paesi partner, nel rispetto dei principi di trasparenza, concorrenzialità e responsabilità sociale”.

Infine, conclude De Fraia, il destino del fondo unico sembra naufragato e al suo posto potrebbe comparire una sorta di budget consolidato dove far confluire i numeri delle diverse amministrazioni. Quando il testo della riforma potrà essere finalmente oggetto di discussione pubblica, potremo confrontarci con Parlamento e Governo; ci sarà certamente del lavoro da fare per verificare la profondità di questi cambiamenti e la qualità della riforma nel suo complesso”. (ab)

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