L’Italia si ipoteca lo stipendio “cessione del quinto” su del 2,4% nel 2013 unico credito in crescita

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GLI italiani non si fidano più delle banche e le banche non si fidano più degli italiani. Un rapporto di reciproco sospetto che affonda le sue radici nel credit crunch e nella recessione. Nel 2013 l’unico prodotto di finanziamento alle famiglie con il segno positivo è stato la cessione del quinto dello stipendio o della pensione, che nei primi nove mesi dell’anno è tornato a crescere (+2,4%) dopo il tonfo dell’anno precedente.
I prestiti con cessione del quinto, ricordiamolo, sono finanziamenti a tasso fisso destinati a chi ha un posto fisso o è pensionato. La rata da restituire è pari al massimo al quinto dello stipendio o della pensione e viene trattenuta direttamente nella busta paga o nel cedolino.
Sugli altri fronti del credito, ancora segni negativi per quello al consumo (-5,6%) e per i mutui per prima abitazione (-8,9%). Gli importi, peraltro, sono sempre più contenuti, in linea anche con la frenata dei consumi. È la fotografia scattata dal 35esimo osservatorio sul credito alle famiglie, realizzato da Assofin-Crif-Prometeia. «Pur rimanendo al di sotto del rischio rilevato nei momenti di maggiore difficoltà, come ad esempio nell’ultima parte del 2009, si conferma un deterioramento della qualità del credito erogato alle famiglie più profondo rispetto a quanto osservato nella prima fase della crisi», spiega Daniela Bastianelli, Senior Analyst di Crif Decision Solutions. Il segno positivo della cessione del quinto rappresenta un rimbalzo rispetto al risultato disastroso del 2012, ma non va dimenticato che questo specifico prodotto, coperto da un’assicurazione, permette a chi eroga il credito di correre meno rischi in caso di insolvenza ».
E per mettersi ancora più al sicuro le banche e le finanziarie scartano persino chi ha un posto fisso, preferendo i pensionati. Perché ormai anche i contratti a tempo indeterminato in realtà non sono “per sempre”. «Nel 2013 è proseguito il trend degli ultimi anni che ha visto incrementarsi la quota di erogazioni destinate ai pensionati – continua Bastianelli -. A loro è andato il 45% dei flussi complessivi del credito, il 3% in più rispetto al 2012, a discapito dei dipendenti privati, i più esposti al rischio di perdita del posto di lavoro, e dei dipendenti pubblici». La pensione, seppur bassa ed erosa dall’inflazione e dalle tasse, sembra essere l’unico reddito certo della famiglia. L’unica vera garanzia di solvibilità per le banche, in un panorama del credito deteriorato che forse vedrà, stando alle previsioni dell’Osservatorio, una timida ripresa nel 2014 (con un aumento intorno al mezzo punto percentuale per prestiti e mutui), che dovrebbe consolidarsi nel 2015, con un ulteriore incremento del 2,1% per entrambe le forme di finanziamento. La “ripresina”, secondo gli esperti Crif-Assofin-Prometeia, sarà sostenuta dalla necessità delle famiglie di compiere acquisti di beni durevoli e necessari, rimandati in questi ultimi anni, come gli elettrodomestici e i mobili per la casa. Spese incentivate anche dalla proroga dei bonus fiscali a tutto il 2014.


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