Mini Imu, la carica dei sindaci Saldo a gennaio in 2.400 Comuni

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La metà dei municipi è intervenuta sulle seconde case ROMA — I dati non sono completi, perché alcuni atti devono essere ancora raccolti dal ministero dell’Economia, ma scaduto il termine di legge per decidere, i Comuni che hanno deliberato per il 2013 un’aliquota sulla prima casa superiore al 4 per mille, e che dunque costringeranno i propri cittadini a passare alla cassa entro la metà del prossimo mese di gennaio, sono quasi 2.400 su poco più di 8 mila. Le attese, dunque, sono confermate, come la difficoltà per il governo di coprire con un nuovo stanziamento nella legge di Stabilità o nello stesso decreto Imu, la quota rimasta a carico dei cittadini, il 40% della maggiorazione rispetto all’aliquota base.
Secondo le analisi dell’Ifel, il centro studi dell’Associazione Nazionale dei Comuni, i municipi con l’aliquota Imu 2013 sulla prima casa superiore a quella base sono 2.391, 50 dei quali capoluoghi di provincia. Mentre sono esattamente 5.013 i Comuni che per quest’anno hanno deciso di confermare o hanno mantenuto al livello del 2012 l’imposta sugli altri immobili di abitazione (seconde e terze case) oltre l’aliquota di base del 7,6 per mille. Nel complesso, i Comuni che hanno voluto, o dovuto, rimettere mano alle imposte sulla casa nel corso di quest’anno, sono oltre la metà: 4.550 su un totale di 8.093 municipi.
Per quanto riguarda la casa di abitazione, secondo i dati aggiornati a ieri dall’Ifel, i Comuni con l’aliquota al massimo livello possibile, il 6 per mille, sono 338, mentre quelli dove il livello della tassa si colloca tra il 5 e il 6 per mille sono ben 1.329. Sono invece 5.702 i municipi dove quest’anno, grazie ai due decreti del governo che hanno cancellato le due rate di giugno e dicembre, non si pagheranno tasse sulla prima casa.
Tra i Comuni capoluogo, sono 21 quelli che per il 2013 hanno portato o confermato al livello massimo sia l’aliquota per la prima casa che per gli altri immobili. Tra questi Milano, Napoli, Catania, Messina, Brescia, Parma, Perugia, Ancona e Piacenza. Sempre tra i capoluoghi, i Comuni che riscuotono meno tasse sulle abitazioni sono quelli de L’Aquila, Biella, Aosta, Bolzano, Gorizia, Iglesias, Olbia, Lanusei, Tempio Pausania e Tortolì, dove non si paga nulla sulla prima casa, mentre per le altre abitazioni è applicata l’aliquota base del 7,6 per mille.
Molti Comuni a vocazione turistica, compensano con imposte elevate sulle seconde e terze case lo sgravio completo sulla casa di abitazione. È il caso, ad esempio, di Cortina d’Ampezzo, Asiago, Auronzo di Cadore, Ponte di Legno, Temù, Jesolo e Golfo Aranci, dove l’aliquota sulla prima casa è ad appena il 2 per mille, mentre quella sugli altri immobili, in pratica le case di vacanza, è al livello massimo del 10,6 per mille.
Allo stato delle cose nei 2.391 Comuni che tengono le tasse sulla prima casa oltre il 4 per mille, a gennaio si dovrà pagare il 40% della differenza. Alla Camera, però, si discuterà presto un emendamento del Pd che prevede la detraibilità di quanto pagato per il 2013 sulla casa di abitazione, dalla Tasi, la nuova imposta che dall’anno prossimo sostituirà l’Imu. Per compensare serviranno circa 300 milioni di euro e lo stesso emendamento prevede che i Comuni possano alzare oltre il tetto del 10,6 per mille le imposte sulle “terze” e “quarte” case. Ma le cose potrebbero cambiare anche con qualche modifica al decreto che cancella parzialmente la seconda rata Imu, appena arrivato all’esame del Senato.
Mario Sensini


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