Mosca pronta ad aprire il portafogli Prestito da 10 miliardi per l’Ucraina

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MOSCA – Visto che non ha ottenuto concrete promesse di finanziamenti dall’Europa, il presidente Ucraino Viktor Yanukovich si prepara a giocare oggi a Mosca tutte le sue carte con Vladimir Putin. Alla Ue era arrivata da Kiev una richiesta «irricevibile» (per l’entità) di 20 miliardi di euro per aiutare il Paese ad allinearsi con le norme europee e poter così firmare il trattato di associazione che per ora è congelato. Secondo notizie dell’agenzia Bloomberg, Yanukovich avrebbe ora chiesto alla Russia l’equivalente di 15 miliardi in prestiti e aiuti vari, compreso, probabilmente, un forte sconto sul prezzo del metano.
Gli ucraini sostengono che Mosca è pronta a elargire un prestito di almeno 10 miliardi di dollari a Kiev in cambio della cessione di assets alla Russia. Una tale linea di credito consentirebbe all’Ucraina di far fronte alla sue obbligazioni finanziarie senza dover ricorrere alle riforme strutturali chieste dal Fondo Monetario come condizione per un salvataggio.
Il consigliere economico di Putin Andrej Belousov ieri ha confermato che Mosca è pronta a mettere mano al portafogli, se Kiev lo chiederà. Ma non ha specificato quali saranno le contropartite. Se cioè Vladimir Vladimirovich si accontenterà della mancata firma dell’intesa con la UE, o se invece pretenderà l’ingresso dell’Ucraina nell’Unione Doganale dove vuole aggregare gli stati satelliti, in una specie di mini-URSS.
Dell’Unione per ora fanno parte solo la Bielorussia e il Kazakistan, oltre alla Russia, mentre l’Armenia sta discutendo il suo ingresso. Ma per capire come vanno le cose con le ex repubbliche sovietiche, è interessante leggere la dichiarazione rilasciata ieri sull’argomento da Almazbek Atambayev, presidente del piccolo Kirghizistan per il quale è stata elaborata una road map che lo porterà nell’Unione entro due anni. Ebbene Atambayev ha detto: il progetto «è stato preparato senza il nostro coinvolgimento». Con realismo ha poi aggiunto: «Diversamente dall’Ucraina, non abbiamo comunque molte scelte. In ogni caso adotteremo il percorso che va meglio per noi».
E Kiev può realmente scegliere? I manifestanti che ancora occupano le strade sostengono di sì. Ma i dati economici ci dicono che il Paese è sull’orlo della bancarotta, anche perché non ha fatto nulla in questi anni per ridurre i suoi consumi di gas e quindi la dipendenza da Mosca.
Fabrizio Dragosei


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