Usa e Cina trascineranno il mondo “Ma nel 2014 puntare sull’Italia”

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MILANO — Meglio le azioni delle obbligazioni, ma per chi volesse in parte diversificare sui bond vale la pena di puntare su Spagna e Italia. Ciclo ancora debole per le materie prime, oro compreso, per colpa del rallentamento dei Paesi emergenti. Grande fiducia invece nelle prospettive degli Stati Uniti ora che è stata scelta un’uscita morbida dalla politica di acquisto dei titoli pubblici da parte della Fed. Queste le previsioni per il 2014 secondo gli uffici studi delle istituzioni finanziarie che cercano di anticipare le ricadute sui mercati finanziari.
LA RUSSIA FRENA
Le economie mature hanno ripreso a marciare, a passo di carica. Gli Usa dovrebbero crescere del 2,9%. L’Europa potrebbe limitarsi all’1%, visto che al suo interno può contare su economie in continuo progresso come la Germania e altre come l’Italia che invece vanno verso un debole incremento. Per i Paesi emergenti prosegue la fase di rallentamento e non si vedono all’orizzonte segnali di schiarita: fatta eccezione per la Cina, la cautela è d’obbligo in Brasile con sfumature ancora più grigie per Russia e India. «La cosa positiva è che la crescita di Pechino è trainata meno dall’export e più dalla domanda interna – spiega Gregorio De Felice, responsabile del Servizio studi di Intesa – quindi è più sana, più sostenibile nel tempo e più favorevole anche per l’Europa, perché la Cina spingerà sull’acceleratore dell’import».
AZIONI AVANTI TUTTA
Nonostante molte Borse siano sui massimi storici, gli esperti continuano a consigliare investimenti azionari. Il ragionamento è che la maggior volatilità proveniente dal settore obbligazionario (la Fed non farà malissimo, ma qualche effetto comunque lo produrrà) dovrebbe comportare una leggera migrazione di flussi dai bond verso le azioni. «I mercati finanziari continueranno nel loro percorso positivo il prossimo anno» spiega Klaus Wiener, capo economista di Generali Investments Europe. Relativamente alle azioni, le preferenze di Generali Investments vanno ancora ai titoli ciclici e value (legati al valore piuttosto che alle potenzialità di crescita) presenti sul mercato domestico nell’Europa meridionale, mentre restano poco convinti sui mercati emergenti (il loro portafoglio è sottopesato su quelle piazze). Vuol dire che questi Paesi smetteranno di crescere? Continueranno a farlo a ritmi decenti in termini assoluti, ma contribuiranno meno alla crescita globale del mondo (a vantaggio degli Stati Uniti). E il Giappone? Per gli esperti del Credit Suisse il Paese va sovrappesato all’interno di una ripartizione ideale.
LE NOSTRE BANCHE
Ma Credit Suisse consiglia di sovrappesare anche Piazza Affari, dato che l’Italia ha raggiunto importanti traguardi quanto a miglioramento della finanza pubblica mentre i titoli tricolori
sono tra i più a sconto del Vecchio Continente. Lo stesso vale per le banche, che secondo Credit Suisse sono più a buon mercato ad esempio delle spagnole. Morgan Stanley, invece, resta scettica sul comparto bancario europeo, che a fine 2014 dovrà passare il vaglio degli stress test: il forte peso del debito sovrano nei portafogli di alcuni istituti può imporre alle banche nuove massicce
pulizie di bilancio. Per questo la banca Usa suggerisce di evitare le banche spagnole ed essere selettivi su quelle italiane, ad eccezione di Unicredit che insieme a Ing, Ubs e Lloyd è tra i titoli preferiti nel settore europeo.
IL RISCHIO TASSI
La grande paura del tapering sembra ridimensionata. La Fed continuerà a condizionare i mercati mondiali, ma la stretta sul programma di acquisti di bond (peraltro in blanda misura) è stata controbilanciata dai proclami sui tassi di interessi, bassi per tutto il 2014 e, forse, parte del 2015. Insomma, nessuna tragedia anche se, verso la fine del prossimo anno, gli economisti prevedono rendimenti a lungo termine in leggero rialzo sia negli Usa, con i T-Bond al 3,2%, sia nei Paesi “core” dell’Europa, con un Bund al 2,5% (dall’1,7-1,8% attuale). Tanto vale allora puntare sulle obbligazioni di Spagna e Italia. «Per quanto riguarda il nostro Paese, il mercato si aspetta progressi sul versante della crescita piuttosto che sulla finanza pubblica », aggiunge De Felice, dove passi avanti sono già stati compiuti.


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