La cenerentola Grecia al timone dell’Ue “Lavoro e immigrazione le priorità”

by Sergio Segio | 2 Gennaio 2014 11:17

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MILANO — Cenerentola, per sei mesi, sarà regina. La Grecia – epicentro di quella crisi dei debiti sovrani che ha rischiato di mandare gambe all’aria l’euro – ha iniziato ieri il suo semestre alla presidenza del Consiglio Ue. Ruolo che a giugno, in un’ideale staffetta tra due dei paesi più a rischio del vecchio continente, passerà all’Italia. «Le nostre priorità saranno lavoro e immigrazione – ha detto il ministro degli esteri Evangelis Venizelos – assieme al completamento dell’Unione bancaria». «Il 2014 sarà l’anno in cui torneremo a essere un paese normale – ha promesso il premier Antonis Samaras –. Riprenderemo a finanziarci sui mercati e non avremo più bisogno di aiuti della Troika».
I suoi buoni propositi andranno verificati alla prova dei fatti. Atene arriva alla guida di Bruxelles con un bilancio in chiaroscuro. Ue, Bce e Fmi applaudono i progressi contabili: il bilancio 2013 chiude con un avanzo primario e il pil (dopo aver perso il 25% in quattro anni) potrebbe rivedere il segno più quest’anno. La Borsa ha guadagnato il 28% in dodici mesi e il tasso sui titoli di stato decennali è sceso dal 13% all’8,5%. La cura da cavallo imposta dagli organismi internazionali in cambio di 240 miliardi di prestiti ha lasciato però cicatrici che faticano a rimarginarsi: un greco su quattro (il 57% tra gli under 25) è senza lavoro. Due milioni di persone – tutte quelle senza impiego da più di un anno – hanno perso il diritto all’assistenza sanitaria e il 34% dei greci, calcola Eurostat, è a rischio di esclusione sociale o povertà. Cifre da Caporetto figlie del calo del reddito disponibile del 40% dal 2008 e del taglio del 26% agli investimenti in servizi sociali. La sintesi più realistica dei guai del paese è in questi giorni il cielo della capitale, coperto da una cappa grigia e velenosa di smog uscita dai camini a legna riaccesi da quegli ateniesi – l’80% secondo le stime – senza i soldi per pagarsi il riscaldamento a gasolio.
Il semestre “greco” della Ue segnerà con ogni probabilità anche l’inizio delle trattative per una nuova rinegoziazione del debito ellenico, che malgrado il taglio del 70% ai crediti dei privati è a quota 300 miliardi e al 156% sul pil. Il tema, delicatissimo, rimarrà sottotraccia fino alle elezioni europee per non regalare armi ai partiti anti-euro. Ma a urne chiuse, Ue, Bce e Fmi potrebbero essere costrette a garantire ad Atene un altro ammorbidimento delle condizioni di pagamento dei prestiti per non far deragliare il salvataggio. Samaras ieri ha ostentato ottimismo: «Nei prossimi mesi usciremo dalla crisi». Resta l’incognita della tenuta del suo governo, la cui maggioranza si è assottigliata a 152 seggi su 300 in Parlamento. Gli ultimi sondaggi danno in testa Syriza, la sinistra radicale anti-Troika. E anche il partito neo-nazista di Alba Dorata, dopo la mini-débacle seguita all’arresto dei suoi vertici, ha ripreso a macinare consensi risalendo fino al 10% nelle intenzioni di voto.

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