“Suu Kyi potrà fare il presidente” La svolta del governo birmano

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BANGKOK — La Costituzione dovrà essere modificata per permettere alla leader dell’opposizione Aung San Suu Kyi di candidarsi alla guida della Birmania anche se ha figli stranieri. Lo ha detto il presidente birmano Thein Sein a poche ore dall’annuncio della Lega nazionale per la democrazia di voler partecipare alle elezioni del 2015 nonostante i limiti ancora imposti contro di lei dalla carta magna degli ex generali.
Secondo le attuali restrizioni, la Nobel per la pace non potrebbe assumere alcuna alta carica dello Stato perché ha sposato un inglese e i suoi figli sono cittadini britannici. Ma la pressione dell’opinione pubblica interna e internazionale ha cominciato a fare breccia con segnali di distensione seguiti alla minaccia della stessa Aung San Suu Kyi di boicottare il voto se il governo non metterà mano alle riforme costituzionali, non solo per autorizzare la sua candidatura, ma anche per cambiare le regole che attribuiscono ai militari una quota fissa del 25 per cento dei seggi parlamentari e altre facilitazioni.
Il presidente — che tre anni fa ha avviato il nuovo corso post- dittatoriale permettendo a Suu Kyi di entrare in Parlamento — è stato esplicito pur non avendo pronunciato il nome della ex nemica “numero uno” del regime fatta liberare nel 2010. «Non vorrei alcuna restrizione al diritto di ogni cittadino di diventare il leader del Paese», ha detto, lasciando intendere che proporrà di emendare anche altri vecchi articoli della carta militare del 2008, in nome del «dialogo politico, essenziale per la riconciliazione nazionale e l’avvio del processo nazionale di pace».
«Una costituzione sana — ha spiegato — deve essere modificata di volta in volta per rispondere alle esigenze nazionali, economiche e sociali della nostra società».
Un portavoce della Lega nazionale per la democrazia ha già replicato che, nonostante le apparenze, bisognerà vedere il governo alla prova dei fatti, visto che il partito di maggioranza è per ora d’accordo a cambiare o eliminare solo una settantina dei 168 articoli contestati dall’opposizione. I più scettici sottolineano un altro passaggio del discorso di Thein Sein dove il presidente stesso mette in guardia da cambiamenti troppo radicali: «Se le richieste del pubblico sono più grandi di quello che l’attuale sistema politico è in grado di sopportare, tutti noi potremmo finire in uno stallo politico», ha dichiarato, e «perdere tutta la libertà politica che abbiamo realizzato finora ».
Anche sulla fine dei divieti imposti ai politici con figli di nazionalità straniera il presidente ha usato una certa cautela, annunciando che saranno comunque prese «tutte le misure necessarie» per «difendere i nostri interessi nazionali e la sovranità». Non a caso il suo partito ha formalmente proposto che, in caso di candidatura di Aung San Suu Kyi alla presidenza, i suoi figli dovranno prendere la cittadinanza birmana, incompatibile con quella inglese. Un’ipotesi rifiutata decisamente dalla Lady: «Da quando hanno compiuto i 21 anni — ha replicato — non ho avuto il diritto di decidere per loro». Né, ha aggiunto, può imporglielo una legge. «Non sarebbe all’altezza degli standard di nessuna democrazia».


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