Perché il Porcellum è incostituzionale “Il premio era irragionevole e serve un voto di preferenza”

by Sergio Segio | 14 Gennaio 2014 9:30

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ROMA — L’attuale Parlamento è del tutto legittimato. Ma da domani, se gli italiani dovessero andare a nuove elezioni, avrebbero il pieno diritto di esprimere almeno una preferenza e vedrebbero il loro voto non mortificato dai premi di maggioranza che, alla Camera e al Senato, dal 2005 in avanti per colpa del Porcellum, hanno di fatto violato la volontà degli elettori e della Costituzione. Parola della Consulta. “Solo” 26 pagine, poche in fondo se si considera l’importanza davvero epocale della questione, firmate da Giuseppe Tesauro, l’ex presidente dell’Antitrust che oggi lega il suo nome alla fine della legge elettorale più contestata della Repubblica. Il Porcellum del 2005, la legge «porcata », come la ribattezzò l’allora ministro leghista Roberto Calderoli.
Quattro capitoli cancellano, rispettivamente, i premi di maggioranza delle due Camere e le liste di partito, troppo lunghe e quindi senza alcuna conoscibilità e riconoscibilità per l’elettore chiamato al voto, mentre diverso sarebbe se esse fossero composte di pochi nomi, come nel sistema spagnolo.
Ribadita la validità del Parlamento in carica per il principio della continuità dello Stato. La Consulta conferma in pieno i dubbi della Cassazione del 17 maggio, quando il relatore Antonio Lamorgese sollevò le questioni di legittimità costituzionale e portò sul tavolo della Corte il ricorso dell’avvocato Aldo Bozzi e dei 25 cittadini che reclamavano da anni il diritto a votare con una legge giusta.
NO AI PREMI DI MAGGIORANZA
Bocciati quelli per la Camera e per il Senato. Sono «manifestamente irragionevoli». Come la Corte aveva già scritto in occasione del referendum con una sentenza dell’attuale presidente Gaetano Silvestri. La ragione è semplice. Il meccanismo «è foriero di un’eccessiva sovra-rappresentazione della lista, in quanto consente a una che abbia ottenuto un numero di voti anche relativamente esiguo di acquisire la maggioranza assoluta dei seggi». Ciò produce «una distorsione fra voti espressi e attribuzione dei seggi, in misura tale da compromettere la compatibilità con il principio di uguaglianza del voto». Aggiunge adesso la Corte che il Porcellum produce «un’eccessiva divaricazione tra la composizione dell’organo della rappresentanza politica e la volontà dei cittadini espressa attraverso il voto». La ragione è semplice e la Corte la esemplifica: «Una formazione che ha conseguito una percentuale pur molto ridotta di suffragi raggiunge la maggioranza assoluta dei componenti dell’assemblea». Un risultato «incompatibile con i principi costituzionali», «un’alterazione profonda del circuito democratico definito dalla Costituzione ».
DANNO MAGGIORE AL SENATO
Quel premio attribuito su base regionale «compromette» addirittura «sia il funzionamento della forma di governo, sia l’esercizio della funzione legislativa». Il premio di maggioranza su scala regionale produce, secondo la Consulta, «l’effetto di una maggioranza come risultato casuale di una somma di premi regionali che può finire per rovesciare il risultato ottenuto dalle liste o dalle coalizioni di liste su base nazionale», e quindi anche maggioranza parlamentari «non coincidenti» nelle
due Camere.
PREFERENZA OBBLIGATORIA
La bocciatura del Porcellum è secca perché «priva l’elettore di ogni margine di scelta dei propri rappresentanti, totalmente rimessa ai partiti». Quante volte l’avvocato Bozzi aveva gridato il suo diritto denegato. Adesso la Consulta ne sposa il principio quando recita che «alla totalità dei parlamentari eletti manca il sostegno dell’indicazione personale dei cittadini ferendo la logica della rappresentanza consegnata nella Costituzione».
LISTE LUNGHE E LISTE CORTE
Qui la Corte è precisa. No reciso a liste “lunghe” in cui l’elettore non può riconoscere almeno chi vota, rispetto a quelle in cui «il numero dei candidati da eleggere sia talmente esiguo da garantire l’effettiva conoscibilità degli stessi e con essa l’effettività della scelta e della libertà del voto».
PARLAMENTO VALIDO
Rispetto alle grida grilline che, all’inizio di dicembre quando la Consulta ha deciso di bocciare il Porcellum, volevano far decadere 200 deputati non ancora convalidati, adesso gli alti giudici chiudono del tutto la querelle. «Le elezioni sono un fatto concluso, posto che il processo di composizione delle Camere si compie con la proclamazione degli eletti». Gli effetti dell’attuale sentenza si avranno solo a partire da domani. Ma le Camere, «per il principio di continuità dello Stato, non possono in alcun momento cessare di esistere o perdere la capacità di deliberare».
INERZIA DEL LEGISLATORE
La bacchettata è pesante. Ripetuta due volte. La Consulta parla prima di «inerzia del legislatore» e poi ancora di «perdurante inerzia del legislatore ordinario». C’era tutto il tempo, secondo la Corte, per mettere mano a una nuova legge elettorale, anche per i numerosi segnali che la Consulta era venuta lanciando di evidente incostituzionalità del Porcellum.
SE SI VOTASSE DOMANI
Dopo la sentenza non ci sarebbero problemi per gli italiani ad andare al voto. La Corte si fa carico di scriverlo espressamente: la legge che resta «è complessivamente idonea a garantire il rinnovo, in ogni momento, dell’organo costituzionale elettivo». Si voterebbe con un proporzionale puro e almeno un voto di preferenza.

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