Aborto: le difficoltà di un diritto allargato

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Il vento di destra che sta sof­fiando sull’Europa si declina in Fran­cia con l’opposizione a una legge sulla parità uomini-donne, che l’Assemblea ha comin­ciato a discu­tere ieri. Il testo è già pas­sato in Senato a set­tem­bre, ma molti emen­da­menti hanno modi­fi­cato la legge pre­pa­rata dal governo e difesa dalla mini­stra dalla mini­stra dei Diritti delle donne e por­ta­voce Najat Vallaud-Belkacem. La legge è molto ampia, va dall’eguaglianza dei salari ai con­gedi di mater­nità estesi agli uomini, dalle quote di donne nei con­si­gli di ammi­ni­stra­zione nelle grandi società alla parità nelle liste elet­to­rali, dal raf­for­za­mento della lotta con­tro le vio­lenze alle donne fino alla proi­bi­zione dei con­corsi per mini-miss sotto i 13 anni, in un paese dove le donne gua­da­gnano ancora il 25% in meno dei col­le­ghi uomini a pari qua­li­fica e lavoro, dove sono solo il 23% nei con­si­gli di ammi­ni­stra­zione, dove solo un sin­daco su sette è donna e dove all’Assemblea di sono 422 depu­tati uomini con­tro 155 donne.

Men­tre su molti fronti non c’è un vero e pro­prio dibat­tito (ci sono già leggi che pro­muo­vono la parità in poli­tica e nelle aziende), un emen­da­mento si è impo­sto al cen­tro del dibat­tito: riguarda l’estensione del diritto all’interruzione volon­ta­ria della gra­vi­danza (Ivg), legale in Fran­cia dalla legge Veil del ’75. La depu­tata Axelle Lemaire pro­pone di sosti­tuire alla frase che ha diritto di ricor­rere all’aborto “una donna la cui gra­vi­danza pone in una situa­zione di dispe­ra­zione”, la seguente dici­tura: “la donna che non desi­dera pro­se­guire la gra­vi­danza”. Dome­nica, la destra cat­to­lica è scesa in piazza (16mila per­sone per la poli­zia, 40mila per gli orga­niz­za­tori), per pro­te­stare con­tro la sop­pres­sione del limite della “dispe­ra­zione”, accu­sando il governo di voler tra­sfor­mare l’aborto in un gesto “banale”. La destra cat­to­lica, che già aveva acqui­sito visi­bi­lità nel 2013 con le mani­fe­sta­zioni con­tro il matri­mo­nio omo­ses­suale, si è sen­tita raf­for­zata dalla recente deci­sione del governo spa­gnolo di limi­tare for­te­mente il diritto all’aborto e dall’affermazione di papa Fran­ce­sco I sull’”orrore” dell’aborto. L’Ump ha pre­sen­tato degli emen­da­menti per abo­lire il rim­borso dei costi dell’Ivg da parte della Sécu­rité Sociale, nel caso passi il nuovo testo di legge più aperto e per impe­dire che venga raf­for­zata la lotta con­tro chi si oppone all’aborto. Il governo Ayrault ha por­tato il rim­borso al 100%, ma ha rinun­ciato nella legge in discus­sione ad abo­lire la clau­sola di coscienza da parte dei medici o di sop­pri­mere i sette giorni di rifles­sione per le donne, tra la deci­sione di ricor­rere all’Ivg e la sua attua­zione. Il governo è pru­dente, “rimet­tere in causa que­sti dispo­si­tivi non mi sem­bra una prio­rità”, si è giu­sti­fi­cata Najat Vallaud-Belkacem, per­ché “la società fran­cese ha tro­vato un equi­li­brio in que­sto campo, e sarebbe rischioso e contro-produttivo cer­care di scuo­terla”. Il governo pre­vede pros­si­ma­mente di pre­sen­tare una legge che inqua­dri la pos­si­bi­lità di ricor­rere all’eutanasia in caso di malat­tia ter­mi­nale e teme una levata di scudi della destra cattolica.

In Europa, il diritto all’aborto resta una que­stione nazio­nale, in nome della “sus­si­dia­rietà”. Ci sono cosi’ 28 leggi diverse, con due paesi – Malta e Cipro – dove l’Ivg è ille­gale e in altri, come la Polo­nia o l’Irlanda, dove è for­te­mente limi­tato. Un ten­ta­tivo di inscri­vere, in modo sim­bo­lico, que­sto diritto come euro­peo è fal­lito al Par­la­mento euro­peo nel dicem­bre scorso. Per soli 7 voti (334 con­tro 327), anche gra­zie a un errore di tra­du­zione, è stato respinto il rap­porto dell’eurodeputata Ps por­to­ghese Edite Estrela che pro­po­neva un accesso gene­ra­liz­zato alla con­trac­ce­zione e il diritto a un aborto sicuro.


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