Perché Berlino ci chiede la patrimoniale

by Sergio Segio | 28 Gennaio 2014 12:31

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Qui, nell’opinione spiccia delle chiacchiere da bar, il debito pubblico è alto perché i politici hanno rubato o scialato.
Lì ci si domanda come mai gli italiani, con redditi più bassi di quelli dei tedeschi e un benessere storicamente più recente, siano riusciti ad accumulare patrimoni in media più ampi; la Bundesbank non si pronuncia, l’opinione popolare conclude che gli italiani – magari non tutti, ma molti che potevano – abbiano spolpato il loro Stato.
Nell’analisi pubblicata ieri dalla banca centrale tedesca, il debito pubblico di uno Stato democratico è frutto delle successive decisioni politiche prese da governanti di differenti partiti eletti in libere elezioni. Dunque la responsabilità dell’indebitamento risale, all’ultimo, ai cittadini elettori di quel Paese; non si può certo scaricarla congiuntamente sui cittadini di tutti i Paesi dell’euro, come avverrebbe con gli «eurobonds» invocati da gran parte dei politici italiani.
In condizioni estreme, come quelle di un rischio di insolvenza dello Stato, aumenti delle normali tasse, tagli alle spese, privatizzazioni, non sono più sufficienti oppure potrebbero stroncare ogni attività economica; meglio attingere alle ricchezze accumulate. E’ un freddo ragionamento da economisti, non certo l’effetto di idee di sinistra a cui la Bundesbank è da sempre estranea.
I dati disponibili si possono interpretare in diversi modi tutti legittimi. Proprio l’indagine sulla ricchezza delle famiglie che la Banca d’Italia ha aggiornato ieri al 2012 da una parte mostra all’interno del nostro Paese in declino disuguaglianze crescenti: i redditi calano, i patrimoni diventano più importanti, e si concentrano ancor più in una quota ristretta della popolazione.
Da un altro lato, è pur vero che i patrimoni degli italiani risultano nella media superiori ai patrimoni dei tedeschi misurati dalla stessa Bundesbank. Il confronto è difficile e diversi tecnici hanno avanzato dubbi; considerazioni più approfondite mostrano uno squilibrio meno forte tra i due Paesi, però non lo annullano.
E, insomma, dove sono andati a finire anni di spesa pubblica in deficit, ovverosia fatta a debito? Chi ne ha beneficiato? Solo i politici e i loro amici, oppure, oltre a nutrite clientele, categorie protette, folle di evasori, fannulloni vari, alla fine una bella fetta di un Paese scarsamente responsabile?
In ogni caso, la redistribuzione è stata attuata o per iniziativa della politica o con la complicità della politica. Ragion per cui risulta impraticabile che siano le stesse istituzioni pubbliche ora screditate a chiedere di disfare il malfatto. Chi oserebbe chiedere una imposta patrimoniale straordinaria in nome del bene comune, senza disporre dei mezzi coercitivi di Mussolini nel 1935?
Il moralismo tedesco facilmente sconfina nel disprezzo per altre nazioni; in una piccola dose può correggere lo scaricabarile all’italiana in cui la colpa è sempre di qualcun altro. Questo Paese ha problemi – mancanza di prospettive di lavoro, impoverimento, ineguaglianza – che si possono risolvere soltanto con l’azione collettiva. Rassegnarsi all’impotenza della politica screditata vuol dire che chi ha i patrimoni campa di rendita erodendo quelli, e chi non li ha soffre e basta.

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