Hillary vola nei sondaggi e prenota la Casa Bianca “Mai un vantaggio così grande”

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NEW YORK — Con dei numeri così, Hillary Clinton può già prenotare la ditta di traslochi che porterà i suoi mobili alla Casa Bianca nel gennaio 2017? «Non si era mai visto, da trent’anni a questa parte — annuncia il Washington Post — un simile vantaggio nei sondaggi». Tanto più per una non-candidata, visto che Hillary non ha ancora annunciato le sue intenzioni. Tra gli elettori democratici e gli indipendenti, il suo consenso è stratosferico: 73% la voterebbero, secondo l’indagine dello stesso Washington Post ed
Abc News.
Non c’è gara con i suoi potenziali rivali in campo democratico. Il secondo piazzato è il vice di Barack Obama, Joe Biden, e incassa un modesto 12% delle intenzioni di voto. Al terzo posto c’è un’altra donna, un astro nascente che piace alla sinistra del partito, la senatrice Elizabeth Warren del Massachusetts, che ha solo l’8%, è considerata troppo radicale e ha scarsa notorietà nazionale.
Questo sondaggio dà ragione alla “Hillary-manìa” che imperversa sulla stampa. Il magazine Time le ha appena dedicato una copertina shock: di lei si vede solo il tacco a spillo che schiaccia implacabilmente un rivale… Controversa anche la copertina del magazine del
New York Times, dove il “pianeta Hillary” (un faccione non proprio gradevole) è circondato da tutti i satelliti cioè alleati e vassalli del potentissimo clan dei Clinton. Non mancano accuse, attacchi e acidità, al tempo stesso cresce il senso della sua
ineluttabilità. Tanto più alla luce di quel che accade in campo avverso. Nel sondaggio Washington Post, Hillary non si limita a sbaragliare i potenziali rivali nel suo partito. Anche per i repubblicani i numeri sono da débacle. L’antagonista che più le si avvicina è Chris Christie, governatore del New Jersey. Ma in un ipotetico duello diretto, oggi Christie incassa solo 41% di intenzioni di voto contro il 53% per lei. Questo margine è robusto, basta paragonarlo al rapporto di forze tra Barack Obama e Mitt Romney: all’attuale presidente per essere rieletto nel novembre 2012 bastò sconfiggere il repubblicano con 51% contro 47%. Di certo Christie sta soffrendo per i numerosi scandali che si sono abbattuti su di lui negli ultimi mesi: prima la rivelazione che i suoi collaboratori chiusero un ponte creando enormi ingorghi di traffico per danneggiare un sindaco avversario; ora nuove accuse sull’uso spregiudicato e perfino ricattatorio dei fondi per la ricostruzione dopo l’uragano Sandy. Se il sindaco del New Jersey sta perdendo quota, dietro di lui non emerge per ora nessun’altra figura del partito repubblicano in grado di impensierire la Clinton.
Certo, gli scettici ricordano che Hillary partì come una locomotiva anche nel 2008. Pareva che nessuno potesse sconfiggerla nelle primarie democratiche di quell’anno, finché arrivò un senatore semi-sconosciuto dell’Illinois, figlio di un africano, e con un inquietante Hussein come secondo nome. Tuttavia, nel 2008 Hillary veleggiava su un livello di consensi del 50% negli stessi sondaggi Washington Post-Abc, mai raggiunse il 73% di oggi. In questi sei anni Hillary ha rafforzato la sua immagine, da segretario di Stato è cresciuta in autorevolezza, nonostante le accuse della destra sull’affaire di Bengasi (l’uccisione dell’ambasciatore Usa in Libia da parte di al Qaeda).
Restano le eterne perplessità che affiorano dietro quelle due copertine di Time e del New York Times.
Eleggendo Hillary, l’America “paga uno e compra due”: riporta alla Casa Bianca l’ingombrante marito. E con lui anche uno stuolo di affaristi, lobbisti, alleati fin troppo ricchi e potenti. Nel 2008 la base democratica preferì Obama perché il sistema di potere dei Clinton aveva scatenato un rigetto. La sfida di Hillary sarà quella di presentarsi come una donna capace di liberarsi di tutta quella zavorra, di tagliare con gli aspetti più inquietanti del passato, alla tenera età di 67 anni.

 

 


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