Code ai bancomat e brindisi la Lettonia nell’Eurozona

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BERLINO — Benvenuta Lettonia, con te siamo in 18. Allo scoccare dell’anno nuovo, in un tripudio di gente che nel centro di Riga faceva la coda ai bancomat per cambiare i primi euro, la repubblica baltica è entrata a far parte dell’unione monetaria europea. Il premier Valdis Dombrovskis e la sua alleanza centrista Vienotiba, affine ai popolari (cioè alla Cdu-Csu di Angela Merkel) all’Europarlamento, coglie così i frutti di una politica di risanamento, sacrifici e riforme durissima ma coronata dal successo. Salgono quindi a una maggioranza sempre più netta sul totale dei 27 membri dell’Unione europea i paesi aderenti alla moneta unica. E nella Ue, ormai, soltanto tre economie di rilievo (Regno Unito, Polonia e Svezia) non ne fanno parte. I circa due milioni di lèttoni si aggiungono al folto club dei 330 milioni di cittadini europei — il doppio e oltre di quelli della Russia ex potenza occupante — che con l’euro pagano conti, accantonano risparmi e investono con la valuta guidata dalla Bce di Mario Draghi della cui sopravvivenza l’anno scorso non pochi dubitavano. «La nostra adesione all’euro è un’opportunità, ma non una garanzia di ricchezza — ha ammonito il giovane premier Dombrovskis — quindi il Paese non deve allentare la sua rigorosa politica fiscale». E ha aggiunto: «l’ingresso nell’area della moneta unica non può adesso diventare un pretesto per non continuare ad attuare una politica di bilancio responsabile». Prima della Lettonia, era stata un’altra repubblica baltica, l’Estonia sempre più integrata nel contesto  acroeconomico scandinavo, l’ultimo paese ad entrare nell’Unione monetaria. E l’ingresso nella moneta unica ha segnato un momento simbolico di svolta per la Lettonia: la festa di fuochi d’artificio nel capodanno di Riga, le code ai bancomat, l’esultanza, mostravano come — soprattutto negli ex paesi satelliti od occupati dall’Urss — la voglia d’Europa sia ancora viva. «Un evento importante non solo per la Lettonia ma per la stessa area dell’Euro, che rimane stabile, interessante e aperta a nuove adesioni», dice il presidente della Commissione Ue Josè Manuel Barroso. «L’ingresso — ha detto il commissario europeo Olli Rehn — completa il cammino della Lettonia sulla via del ritorno nel cuore politico ed economico del nostro continente ». Complimenti anche dal premier Letta via Twitter Lo scetticismo in realtà non manca a Riga, dove alcuni sondaggi davano i pareri contrari all’euro attorno al 60 per cento dell’elettorato.
Governo, ambienti economici, banca centrale, si mostrano comunque ottimisti sulle prospettive di un aumento del rating del Paese. «L’euro ci porta stabilità e certezze, attirerà gli investimenti, e nuovi posti di lavoro, nuove entrate tributarie; diverrà più popolare, ne sono convinto», ha commentato il governatore della Banca centrale lèttone, Ilmars Rimsevics. Il governo Dombrovskis ha affrontato con riforme e sacrifici la crisi più dura dall’indipendenza, e ottenuto buoni risultati: disoccupazione all’11%, cioè inferiore alla media dei partner, crescita del Pil del 4% l’anno scorso e prevista al 4,1% nel 2014, debito pubblico inferiore al 40% del Pil mentre il disavanzo è appena all’1,4%. Resta il compito di convincere la forte minoranza russa, legata economicamente più a Mosca che non alla Ue. Ma proprio per l’importanza del mercato russo e il ruolo lèttone di area prescelta per i depositi, Riga con l’euro potrebbe divenire più attraente ai loro occhi.


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