Dalla Cina agli inglesi di Able Uk tredici offerte per il relitto Concordia

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FIRENZE — Il nome dell’ultimo porto della Costa Concordia si saprà a marzo. Poi, a giugno, il relitto, un ammasso di rottami arrugginiti, lungo 300 metri, largo 63 e con uno scafo instabile ma ostinatamente capace di immergersi in mare per quasi 19 metri, si allontanerà navigando lento e a rimorchio dall’Isola del Giglio finalmente liberata dopo più di due anni dal triste fardello.
Ad annunciarlo ieri il capo della Protezione civile e commissario straordinario, Franco Gabrielli, durante una conferenza stampa a Roma alla quale ha partecipato il ministro dell’Ambiente, Andrea Orlando. Notizie positive attese con trepidazione dagli abitanti del Giglio (lunedì la cerimonia per il secondo anniversario del naufragio) preoccupati per la nuova stagione turistica. Ma anche un’opportunità economica e di lavoro per chi smantellerà il relitto, un affare da quasi cento milioni di euro.
Tredici i soggetti, pubblici e privati, interessati al business. Cinque italiani e otto stranieri. Due proposte arrivano da Piombino, il porto più vicino al Giglio; poi ci sono Genova, Civitavecchia e Palermo. Il comune di Napoli, secondo indiscrezioni pubblicate oggi dal Corriere del Mezzogiorno , avrebbe dimenticato di presentare la domanda per partecipare alla commessa e si sarebbe auto-estromesso.
Gli stranieri interessati al recupero sono turchi (con quattro società), francesi, olandesi, norvegesi, cinesi e i britannici della Able UK. I nomi, a parte gli inglesi? «Sono ancora riservati perché avremo risposte certe tra un paio di settimane e solo allora saremo in grado di analizzare le loro condizioni», spiega Franco Porcellacchia, l’ingegnere della Costa responsabile del progetto di rimozione.
In pole position c’è il porto di Piombino che sta per avviare i lavori per ristrutturare i bacini e adeguarli al grande relitto. È una corsa contro il tempo, ma il porto toscano potrebbe essere avvantaggiato dalle normative vigenti. Il relitto della Concordia è un rifiuto speciale e per legge è alla Regione Toscana che spetta l’ultima parola sulla destinazione. Dunque, se a parità di condizioni tecniche ci fossero più scali marittimi idonei il governatore Enrico Rossi indicherebbe Piombino come il target ideale. «Anche perché è il codice della navigazione a prescrivere che in questi casi si debba scegliere il porto più vicino», sottolinea Rossi. E tutto questo accadrebbe anche se altre località presentassero piani di smaltimento più convenienti per Costa.
Il ministro Orlando è stato chiarissimo ieri a Roma: «Meno strada farà il relitto e più saranno garantite sicurezza e minor impatto ambientale». In disaccordo con il ministro la sottosegretaria al ministero dello Sviluppo economico Simona Vicari che preferirebbe fosse scelto Palermo come porto di destinazione: «La distanza non è un problema tecnico — ha replicato — e la scelta non può essere legata alla vicinanza ma alla capacità della struttura portuale di operare un simile intervento».
Orlando ha spiegato che tra i criteri per la scelta ci sarà anche quello sulla possibilità di utilizzare professionalità e maestranze italiane. Concetto espresso all’unisono dall’amministratore delegato di Costa, Michael Thamm.
Se invece la corsa di Piombino (ci sono ritardi e Firenze ha chiesto all’Autorità portuale di cercare di accelerare i tempi) dovesse fallire, si aprirebbero le altre opzioni italiane (Genova, Palermo e Civitavecchia) e straniere. Ma in quest’ultimo caso, muterebbe l’intera strategia di rimorchio della nave. Uno scalo marittimo vicino, infatti, permetterebbe di utilizzare rimorchiatori. Con l’ipotesi estera sarebbe necessario impiegare la Dockwise Vanguard, la più grande nave semisommergibile al mondo, un gigante già prenotato da Costa capace di caricare il relitto come un enorme container.
Gabrielli e i tecnici della Costa e della Titan-Micoperi hanno presentato la road map del recupero. Dopo la scelta del porto, entro marzo, si procederà al montaggio dei 15 cassoni (detti «sponson») sul lato destro della nave, quello riemerso dal mare, che dovranno garantire il galleggiamento completo.
Non è un’operazione semplice. «Determinanti saranno le condizioni del mare — ha spiegato Porcellacchia — e se il meteo sarà nella norma completeremo le operazioni a giugno per poi passare all’ultima fase». I trenta cassoni, pieni d’acqua, verranno svuotati e forniranno così la spinta necessaria alla Costa Concordia per tornare a galla. Poi la nave sarà rimorchiata nel porto più vicino in attesa dell’ultima destinazione. Se sarà Piombino, ricovero e smantellamento coincideranno. Altrimenti lo scheletro della Concordia, dopo un breve periodo di sosta, ripartirà verso l’ultimo porto della sua gloriosa e tragica carriera di gigante del mare.
Marco Gasperetti


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