Giurista e icona del dissenso in Cina Quattro anni di carcere al dottor Xu

by Sergio Segio | 27 Gennaio 2014 10:06

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PECHINO — Hanno scelto una domenica mattina per emettere la sentenza di un processo cominciato solo mercoledì scorso, senza testimoni a difesa e con accuse arrivate per iscritto. E hanno schierato cordoni di polizia per tenere la stampa alla larga dal tribunale di Pechino. Il giudizio era evidentemente già pronto da mesi. Il dottor Xu Zhiyong, giurista, fondatore del movimento dei Nuovi Cittadini, è stato condannato a quattro anni nel processo al dissenso più importante da quello a Liu Xiaobo nel 2009.
Il dottor Xu, 40 anni, aveva chiesto di dare pari opportunità di studio a tutti i figli della Cina, compresi quelli dei lavoratori migranti che vivono come fantasmi nelle città; soprattutto incitava a combattere la corruzione, rendendo pubbliche le proprietà e le ricchezze dei funzionari. Le stesse svolte che proclama e promette il presidente Xi Jinping. Ma la colpa del dissidente è di aver cercato di «raccogliere la gente per perturbare l’ordine pubblico».
Xu, che è un esperto di diritto, era consapevole del rischio; per questo il movimento dei Nuovi Cittadini, costituito nel 2012, cercava di non presentarsi come organizzazione: per discutere, i suoi membri si riunivano al ristorante. La piccola precauzione non è bastata. Xu era noto alla polizia da una decina di anni, da quando aveva cominciato a girare tra la gente di Pechino con un taccuino sul quale annotava le loro proteste civiche.
Xu Zhiyong è stato arrestato ad aprile del 2013, con un’altra decina almeno di Nuovi Cittadini. Lo studioso di diritto ha rifiutato di difendersi in tribunale, ma ha cercato di leggere una dichiarazione, mercoledì. Lo hanno fermato dopo qualche minuto, dicendogli che non era rilevante al caso. Il discorso è stato diffuso dal suo avvocato, secondo il quale le sue parole sono state rilanciate da centomila blogger, nonostante la censura.
Il discorso scritto in cella ha la forza di un manifesto. «…In realtà, in questa corte la questione è se voi siete seri quando parlate di diritti costituzionali dei cittadini. Purtroppo avete trattato il levarsi di gruppi della società civile come uno scisma da temere… ma il nostro intento è chiaro, non cerchiamo di rovesciare il potere per prenderlo noi, non vogliamo una politica barbara per il potere, vogliamo una politica nobile per la Cina, democratica, retta dallo stato di diritto, libera… le dinastie e i partiti politici passano, la Cina ci sarà sempre».
Un altro brano: «La questione ancora più profonda è che nei vostri cuori, c’è il terrore. Siete terrorizzati dai processi in pubblico osservati dai cittadini, terrorizzati all’idea che i vostri nomi compaiano su Internet, terrorizzati dalla società libera. Cercate di schiacciare il movimento dei Nuovi Cittadini e di bloccare il cammino della Cina verso un governo costituzionale attraverso una riforma pacifica… Ma non crediate di poter mettere fine ai Nuovi Cittadini mettendomi in prigione. La nostra è un’era nella quale la civiltà moderna prevale».
Altri sette esponenti del movimento sono in attesa di sentenza a Pechino, altri ancora al Sud. La repressione si sta facendo più dura.
Xu ha avuto una figlia, la settimana scorsa. La vedrà per la prima volta tra quattro anni. Da ragazzo voleva fare il poliziotto, passò le selezioni. Ma chiese di poter studiare legge mentre vestiva la divisa. Gli dissero che non era possibile. Rinunciò ed è diventato un difensore civico. Condannandolo, le autorità ne hanno fatto un vero leader, un simbolo. Almeno per l’opinione pubblica occidentale.
Se e quando il sogno civico di Xu Zhiyong si avvererà, non possiamo saperlo. Ma Xu ha ragione quando dice che il potere centrale ha paura: subito dopo la sentenza, mentre la Bbc intervistava una attivista cinese rifugiata negli Stati Uniti è stata oscurata. Proprio mentre la donna rispondeva alla domanda: «Xu tutto sommato chiede le stesse cose che Xi Jinping promette»; e lei: «Credo che il presidente sia sincero quando dice che vuole sradicare la corruzione…». Lo schermo è diventato nero, perché la censura taglia, senza capire.
Guido Santevecchi

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