In commissione democratici spaccati Un penalista di Forza Italia guida i lavori

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Nel capoluogo pugliese, appunto, lo chansonnier Sisto ha avuto la ventura di difendere l’allora governatore Raffaele Fitto e da quel patrocinio legale gli è poi venuta voglia di tuffarsi in politica. Così — dopo aver fatto parte della «squadra giustizia del Cavaliere» insieme ai colleghi Ghedini e Longo — Sisto ha fatto il salto di qualità quando la sua vicinanza a Denis Verdini ha facilitato l’ascesa alla presidenza della I commissione, che conta ben 47 poltrone. Penalista più che costituzionalista, il galante Sisto (talvolta in Transatlantico si inchina e mima il baciamano con le colleghe) si è ritrovato dunque a dirigere il traffico sulla legge elettorale. Presidente e relatore, Sisto è stato contestato per il doppio incarico ma poi il Pd ha mollato la presa perché aveva altre gatte da pelare.
Infatti il partito che fu di Bersani schiera in commissione due squadre. La prima, soccombente nei numeri, è fedele al sindaco di Firenze: guida il drappello Maria Elena Boschi, la giovane avvocatessa fiorentina — membro della segreteria e responsabile del Pd per le Riforme (il posto che fu di Violante) — che di recente è stata ricevuta anche da Napolitano. Boschi ieri pomeriggio non era in commissione perché impegnata dietro le quinte a tenere i contatti con il segretario durante le ore convulse in cui è stata decisa la sorte della norma salva Lega. La Boschi, ma anche il portavoce di Renzi, Lorenzo Guerini (che non è in commissione ma è sempre nei paraggi), hanno avuto un bel daffare con il collega Alfredo D’Attorre che incarna più degli altri lo spirito dell’ex segretario Pier Luigi Bersani (anche lui membro della prima commissione). Come un’ombra accanto a D’Attorre, si muove il professore Andrea Giorgis, torinese vicino a Chiamparino, docente di diritto costituzionale — che in questi giorni ha organizzato il riavvicinamento tra «renziani» e «cuperliani», tant’è che gli iniziali rapporti di forza in commissione (13 a 8) vanno via via smussandosi: «Bisogna fare presto e bene sulla legge elettorale. Per cui non c’è nulla di male, e Renzi ci ha dato atto di non volersi mettere di traverso, se discutiamo di soglia di accesso al premio di maggioranza, di sbarramento e di liste bloccate». Col passare dei giorni D’Attorre e Giorgis hanno intessuto una tela grazie anche a un eccellente interlocutore in commissione che si chiama Gianclaudio Bressa (franceschiniano schierato con Renzi), uno che mastica pane e legge elettorale fin dalle elementari. Così hanno iniziato a ragionare intorno a un percorso finalmente unitario anche gli altri commissari del Pd non schierati con Renzi: Roberta Agostini (archivista, nominata da Bersani come responsabile Pari opportunità), l’ex popolare Maria Gullo, il bersaniano Enzo Lattuca (il più giovane deputato del Pd, classe 1988, dottorando in diritto costituzionale a Bologna), il palermitano Giuseppe Lauricella (docente di diritto pubblico e figlio dell’ex ministro socialista Salvatore Lauricella), il lettiano Marco Meloni (responsabile università con Bersani), il padovano Alessandro Naccarato (vicino al ministro Zanonato), Barbara Pollastrini (parlamentare da molte legislature, moglie del banchiere Piero Modiano), e l’ex ministro Rosi Bindi.
Resta difficile la posizione di Gianni Cuperlo che ancora ieri sera, dopo una fugace apparizione in commissione, diceva che non tollera l’accusa di «comportamento strumentale» mossagli da Renzi. I renziani della commissione (Ettore Rosato, Emanuele Fiano, Luigi Famiglietti, Daniela Gasparini e Matteo Richetti, più il lettiano Francesco Sanna) sanno però che dovranno trattare con i «pontieri» di Cuperlo. Sanna, per esempio, ha contestato la parte in cui la legge sottrae al Viminale il compito di disegnare i collegi e li affida al Parlamento. Come dire che anche chi appoggia Renzi non considera tutto il testo base come oro colato. A bordo campo, comunque, osservano e sono pronti a intervenire altri membri della commissione che non hanno nulla da invidiare in quanto a preparazione: Pino Pisicchio (Centro democratico), l’ex ministro Ignazio La Russa (Fdi), l’ex ministro Maria Stella Gelmini (FI), il vendoliano Gennaro Migliore, il costituzionalista del Movimento 5 Stelle Danilo Toninelli, l’avvocato Gregorio Gitti (Per l’Italia).
Dino Martirano


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