La conversione di Roubini, la Cassandra: vede la ripresa

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Breakfast al Time-Life Building di New York. Nouriel Roubini, l’economista divenuto celebre per aver previsto con esattezza la crisi esplosa nel 2008 e che da allora si è guadagnato il nomignolo di «Mr Doom» (signor catastrofe) immaginando altri disastri imminenti, cambia rotta: se ancora un anno fa prevedeva ribassi a Wall Street nella seconda metà del 2013 e un periodo di instabilità provocato dal progressivo ritiro dei sostegni monetari all’economia da parte della Federal Reserve, oggi Roubini vede ripresa senza grosse turbolenze in Occidente e anche nei Paesi emergenti (5 per cento di crescita media) grazie alla gradualità del ritiro degli incentivi monetari.
Per evocare, comunque, qualche rischio, l’economista ricorda lo spettro del 1914: un secolo fa le economie crescevano e si internazionalizzavano. Poi fu guerra e fine della globalizzazione. E oggi… «Meno male, temevo che Nouriel fosse diventato più ottimista di me» sospira di sollievo il fondatore di Eurasia, Ian Bremmer, che discute con lui delle prospettive congiunturali. Anche per Bremmer l’economia è in ripresa ma l’analista vede nubi politiche all’orizzonte: «L’America vive una fase di crescita economica e di declino del suo ruolo politico. Si sta creando un vuoto di leadership internazionale che rischia di innescare un ciclo geopolitico negativo. E i cicli geopolitici in genere durano assai più di quelli economici».
Roubini non si fa scavalcare («Ottimista? Pessimista? No, il mio è solo realismo consapevole») ed evoca un rischio-bolla: la Fed terrà il costo del denaro a zero ancora per 18 mesi. Ci vorranno 4 anni per tornare a tassi del 4%. Così, ammonisce il “guru” della New York University, rischiamo un’altra bolla finanziaria da abbondanza di liquidità. Ma, ammette, non ci sono pericoli immediati: è un problema che si porrà tra un paio d’anni.
Massimo Gaggi


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