Praga, il giallo dell’ambasciatore palestinese

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BERLINO — Sanguinoso giallo di capodanno a Praga, sullo sfondo dei conflitti nel Medio Oriente. L’ambasciatore (o meglio, il capomissione) palestinese nella capitale cèca, Jamal el-Jamal, è morto ieri pomeriggio, soccombendo alle gravi ferite riportate quando gli è esplosa tra le mani una vecchia valigia-cassaforte che egli cercava di aprire. Vittima di un attentato o invece bombarolo inesperto, come sembrano indicare le prove secondo le prime indagini delle autorità di Praga? Niente indica che el-Jamal sia stato vittima di un complotto terroristico, affermano i portavoce della polizia di Praga. La Anp, l’autorità palestinese del presidente Abbas, sembra non fidarsi e ha subito inviato un’alta delegazione.
«Molto indica che il diplomatico sia stato ucciso dalla sua mancanza di esperienza nel maneggiare con gli esplosivi», scrive il sito di news cèco Novinky.cz.
«La spiegazione più probabile – sostiene – è che egli si sia condannato con le sue mani, maneggiando in modo trascurato e inesperto una certa quantità di esplosivo altamente pericoloso. In casa sono state trovare anche delle armi». L’incidente sarebbe avvenuto nell’appartamento del diplomatico nel quartiere di Suchdol, che si trova in una palazzina a due piani dove el-Jamal si trovava al momento insieme ai suoi familiari. Il diplomatico e la sua famiglia vi si erano da poco trasferiti lasciando la loro residenza precedente, nel quartiere di Troja. L’esplosione ha anche causato il ferimento di una donna di 52 anni, ricoverata in ospedale in stato di shock.
«Nulla indica che siamo a che fare con un atto terroristico», ha detto il capo della polizia cèca, Martin Cervicek, parlando ai microfoni e alle telecamere del news network tv pubblico Ct 24.
E la sua portavoce, Andrea Zoulova, ha aggiunto: «L’esplosione è stata provocata da un sistema esplosivo con detonatore, e non è da escludere che il diplomatico sia rimasto vittima dell’imprudenza con cui ha toccato l’oggetto». El-Jamal è stato subito portato dai servizi di soccorso cèchi all’ospedale militare di Stresovice, il più attrezzato della capitale: vi era stato portato dopo averlo posto in uno stato di coma artificiale, ma non è servito a nulla. Le “lesioni devastanti” che egli aveva subìto nell’esplosione, soprattutto alla testa e al torace, sono subito apparse troppo gravi, ha spiegato il primario dell’ospedale militare, dottor Daniel Langer.
In serata, lo stesso ministro degli Esteri palestinese, Riad Malki, è sembrato sposare la tesi dell’incidente avvenuto maneggiando esplosivo. “Quella valigia-cassaforte”, ha affermato, «si trovava da molto tempo in possesso dei diplomatici palestinesi, e da circa trent’anni non era stata più toccata né aperta. L’ambasciatore avrebbe deciso di sua scelta spontanea di provare ad aprirla. Ma poco dopo l’apertura (quindi non subito, non al momento) qualcosa di fatale è avvenuto all’interno della cassaforte».
Le autorità palestinesi comunque vogliono sapere tutto, e stanno inviando una delegazione ad alto livello. Da decenni, palestinesi contro israeliani, palestinesi contro dittature arabe, o dittature arabe in rivalità, si combattono una sorda guerra segreta nelle loro ambasciate di tutto il mondo, specie in Europa. Rappresentanti dell’Olp furono uccisi dal Mossad, il servizio segreto israeliano. Altri esponenti palestinesi caddero vittima di sicari iracheni o siriani. Ma ben di rado un servizio segreto rivendica un’azione, dopo averla compiuta.


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