Scattano i rincari dei pedaggi autostradali

by Sergio Segio | 2 Gennaio 2014 11:05

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ROMA — Il più puntuale tra i rincari del Capodanno, quello autostradale, si presenta nel 2014 con un incremento medio vicino al 4%. Ma stavolta l’effetto è quello di un botto di fine anno, con minacce di scioperi degli autotrasportatori. Proteste che costringono il ministro dei Trasporti Lupi ad annunciare una possibile revisione del sistema che ogni anno, il 31 dicembre, mette mano alle tariffe autostradali.
«Siamo riusciti a contenere gli aumenti grazie ad un’azione di calmieramento», spiega il ministro, con un pizzico di enfasi, «a fronte di richieste che per alcune tratte arrivavano al 18%, l’incremento si è fermato a una media del 3,9%». Ma l’ennesima batosta su alcune tratte suona ormai stonata in tempi di crisi. Così come appaiono eccessive le richieste, avanzate da alcuni concessionari al di fuori di sistemi di “price cap” e al netto di verifiche degli effettivi lavori di manutenzione e sviluppo effettuati sulla propria rete. Il vecchio sistema, quindi, potrebbe cambiare. Ecco perché Lupi avvia degli «incontri con Aiscat», l’associazione delle concessionarie,
«con cui verificare strade nuove e consensuali rispetto agli attuali automatismi di adeguamento delle tariffe».
Stavolta, anche se in pochi casi, la revisione del ticket è stata rimandata al mittente, come nel caso del consorzio Autostrade Siciliane Messina-Catania, della Messina-Palermo, delle Autostrade Meridionali (Sam) e della Asti-Cuneo che non subiranno variazioni nel 2014.
In altri casi sono stati concessi degli incrementi “leggeri” e inferiori al tasso di inflazione: sull’autostrada Torino-Ivrea-Valle d’Aosta (Ativa), la revisione è del +0,82% e dell’1,44% sulla Brescia-Padova. Ma ci sono anche aumenti molto forti che fanno infuriare più di altri automobilisti e trasportatori. È il caso record dell’autostrada dei Parchi — uno tra i percorsi più cari d’Italia — che ha avuto il via libera ad un ritocco dell’8,28%. Corrisponde su un tragitto Roma- Pescara ad un incremento secco di 1,5 euro per viaggio: il pedaggio, in questo caso, passa dai 17,90 euro del 2013 ai 19,40 di oggi.
In ogni caso per il 60% della rete, riconducibile al marchio Autostrade per l’Italia, l’incremento medio è del 4,34%. Il gestore dichiara che, «per il potenziamento della rete, ha investito in un anno circa un miliardo, nell’ambito di un impegno complessivo pari a circa 9 miliardi ». Un’analisi dei conti che non convince i sindacati degli autotrasportatori, chiamati a tenere a bada la protesta montante della categoria. Cinzia Franchini, presidente della Cna-Fita, ha scritto una lettera al premier Letta per avvertirlo che se continuerà la politica degli aumenti «non ci si potrà poi lamentare se i forconi del 9 dicembre saranno di nuovo inforcati ». In realtà – sottolinea Paolo Uggè, presidente di Unatras, la sigla che unisce le maggiori sigle dell’autotrasporto – «se le leggi saranno rispettate la categoria riuscirà a trasferire questi incrementi di costo sul committente, ma gli aumenti danneggeranno comunque la competitività e la concorrenza. Penso in particolare alla tratta verso Trieste: gli aumenti penalizzeranno sia le esportazioni sia l’economia di un’area già in forte crisi, nel Nord-Est». Un incontro con il ministro Lupi è in programma entro la fine del mese.

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