Sei punti per cambiare la politica economica europea
Print this article Font size -16+
Vogliamo promuovere un ampio dibattito in Europa su politiche alternative basate sui seguenti sei punti:
- Le politiche di austerità dovrebbero essere rovesciate e va radicalmente rivista la drastica condizionalità imposta ai Paesi che ricevono i fondi d’emergenza europei, a partire dalla Grecia. Le pericolose limitazioni imposte dal “fiscal compact” debbono essere rimosse, in modo che gli Stati possano difendere la spesa pubblica, il welfare, i redditi, permettendo all’Europa di assumere un ruolo più forte nello stimolare la domanda, promuovendo il pieno impiego e avviando un nuovo modello di sviluppo equo e sostenibile. Le politiche europee dovrebbero ridurre gli attuali squilibri nella bilancia dei pagamenti, obbligando al riequilibrio anche i Paesi in surplus.
- Le politiche europee dovrebbero favorire una redistribuzione che riduca le diseguaglianze, e andare verso l’armonizzazione dei regimi di tassazione, mettendo fine alla competizione fiscale, con uno spostamento dell’imposizione dal lavoro verso i profitti e la ricchezza. Le politiche europee dovrebbero favorire i servizi pubblici e la protezione sociale. L’occupazione e la contrattazione collettiva devono essere difese; i diritti del lavoro sono un elemento chiave dei diritti democratici in Europa.
- Di fronte alla crisi finanziaria in Europa — segnata dall’interazione tra crisi delle banche e del debito pubblico — la Banca Centrale Europea deve operare come prestatore di ultima istanza per i titoli di Stato. Il problema del debito pubblico deve essere risolto con una responsabilità comune dell’Eurozona; il debito deve essere valutato attraverso un “audit” pubblico.
- E’ necessario un ridimensionamento radicale della finanza, attraverso una tassa sulle transazioni finanziarie, l’eliminazione delle attività speculative e il controllo del movimento dei capitali. Il sistema finanziario dovrebbe essere ricondotto a forme di controllo sociale e trasformato in modo che promuova investimenti produttivi sostenibili dal punto di vista sociale ed ambientale e l’occupazione.
- Una transizione ecologica profonda può offrire una via d’uscita dalla crisi in Europa. L’Europa deve ridurre la sua impronta ecologica e l’utilizzo d’energia e risorse naturali. Le sue politiche devono favorire nuovi modi di produrre e di consumare. Un grande programma di investimenti che promuovano la sostenibilità può offrire posti di lavoro di alta qualità, espandere competenze in ambiti innovativi e ampliare le possibilità d’azione a livello locale, specialmente sui beni comuni.
- In Europa la democrazia deve essere estesa a tutti i livelli. L’Unione europea deve essere riformata e va invertita la tendenza alla concentrazione di potere nelle mani di pochi stati e istituzioni fuori dal controllo democratico, che è stata aggravata dalla crisi. L’obiettivo è di ottenere una maggiore partecipazione dei cittadini, un maggiore ruolo per il Parlamento Europeo, e un controllo democratico più significativo sulle decisioni chiave.
Di fronte al rischio di un collasso dell’Europa, le politiche europee devono cambiare strada e un’alleanza tra società civile, sindacati, movimenti sociali e forze politiche progressiste è necessaria per portare l’Europa fuori dalla crisi prodotta da neoliberalismo e finanza, e verso una vera democrazia. L’European Progressive Economists Network vuole contribuire a questo cambiamento.
Related Articles
La Chiesa non pagherà l’Imu su tante scuole e cliniche ampi margini di esenzione
Disatteso il criterio Ue per cui l’imposta va versata da chiunque offra beni e servizi sul mercato. Vincoli sui ricavi: non oltre la metà di quelli di mercato o inferiori ai costi sostenuti. Scuole cattoliche: a rischio 200 mila posti. Pd chiede di salvaguardare il terzo settore Il fisco. Niente tassa se l’utile manca o viene reinvestito
Dal forum di Sbilanciamoci! strategie contro le diseguaglianze in Europa
Da venerdì 6 settembre a domenica 8 settembre si svolgerà a Roma l’undicesima edizione del Forum di Sbilanciamoci “L’impresa di un’economia diversa”. Al centro del dibattito, la crescita delle disuguaglianze in Italia e in Europa e le possibili strategie per combatterle
Così si rubano 120 miliardi l’anno dall’Iva alla tv, ecco le 7 tasse più evase
Monti: “Staneremo chi non paga, dà ai figli pane avvelenato” Il gettito sottratto sfiora il 30% dell’ incasso reale. Irpef al primo posto ma in percentuale l’Ires è in testaLe stime emerse dall’incrocio dei dati della Commissione Giovannini, della Corte dei Conti e della Uil
No comments
Write a comment
No Comments Yet!
You can be first to comment this post!