È stata costituita Inmove Italia, la scatola che si accollerà le attività in perdita del gruppo dei trasporti

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MILANO — Così come è successo per l’energia, anche il polo dei trasporti targato Finmeccanica transiterà a breve sotto il cappello della Cassa Depositi e Prestiti. Entro fine mese, dovrebbe essere annunciata l’operazione messa a punto con grande riservatezza dal gruppo guidato da Alessandro Pansa: un piano che coinvolge non solo il gioiellino di famiglia, Ansaldo Sts, leader mondiale nella segnaletica ferroviaria e quotato a Piazza Affari, ma anche AnsaldoBreda.
Quest’ultima, invece, non se la passa bene, pur avendo al suo interno contratti importanti e un patrimonio immobiliare di valore. Proprio per questo, il progetto prevede di scindere ciò che è buono da ciò che zavorra i conti e che potrebbe far “deragliare” l’intera Finmeccanica, come ha ammonito l’altro giorno lo stesso Pansa durante una audizione alla Camera. In questo modo, creando una “scatola societaria” con i conti in attivo, potrà concludersi il passaggio delle due Ansaldo al Fondo Strategico della Cassa Depositi Prestiti, la quale per statuto non può investire in società in perdita. Cdp potrebbe così dar vita a un polo dei trasporti, visto che all’interno dei suoi asset ha pure Fincantieri.
Ma cosa prevede l’operazione? Il riassetto societario, come primo passo, ha portato alla creazione di una nuova società, denominata “Inmove
Italia”, al 100 per cento di proprietà Finmeccanica, alla cui presidenza è stato chiamato Alberto Rosania, vecchia conoscenza del mondo Ansaldo,
già al vertice del segnalamento ferroviario e fino a poco tempo fa presidente proprio di AnsaldoBreda. E chi ha preso il suo posto? Giorgio Oldoini,
notissimo commercialista genovese, già presidente di Finmeccanica all’inizio degli anni Novanta, ma anche liquidatore della Finsider. Proprio
così: un esperto di liquidazioni che dovrebbe gestire il futuro di AnsaldoBreda, al cui interno dovrebbero restare tutte le partite incagliate e complicate dell’azienda e quindi soggetto candidato a diventare “bad company”.
Il resto, tutti gli asset positivi come i contratti buoni e gli stabilimenti, ma anche i dipendenti, sembrerebbe destinato a confluire in “Inmove Italia”, così da transitare da
Finmeccanica a Cassa Depositi e Prestiti. Che comunque, rispetto ad Ansaldo Energia, dovrebbe rilevare una quota di minoranza, essendo Ansaldo Sts quotata in Borsa. L’amministratore delegato di Finmeccanica parrebbe determinato a concludere l’operazione secondo questo schema. E la Borsa, a ogni sua “esternazione” sul tema-trasporti, ha mostrato segnali di apprezzamento. L’impressione, quindi, è che un’alleanza con General Electric, sempre interessata ad Ansaldo Sts, debba attendere ancora un po’. Anche se gli advisor finanziari chiamati da Pansa a lavorare per eventuali cessioni, Ubs e Mediobanca, stanno continuando a sondare eventuali offerte, tutte in arrivo dall’estero.
Si ripeterebbe quindi lo schema già messo a punto con Ansaldo Energia, quando di fronte al pressing della coreana Doosan, Finmeccanica concluse l’operazione con il Fondo Strategico Italiano di Cdp. È vero che da allora i rapporti tra la società ligure e il colosso coreano sembrano essersi raffreddati, ma in quel caso era in gioco la maggioranza assoluta del capitale. Ansaldo Sts, invece, è una società quotata e Cdp avrebbe una quota di minoranza da negoziare eventualmente in una seconda fase con gli americani di General Electric. Non è escluso siano in corsa anche i giapponesi di Hitachi: secondo alcune fonti, sarebbe questa l’ipotesi più gradita ai manager del gruppo italiano dei trasporti.


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C’è una data che andrà  di traverso alla famiglia Marzotto. È il 19 aprile. Quel giorno, nel 1968, l’ira funesta degli operai abbatteva la statua del conte Gaetano Marzotto nella piazza centrale di Valdagno. Martedì 19, quarantatre anni dopo, si apre a Paola il processo ai dirigenti della Marlane- Marzotto di Praia a Mare, imputati a vario titolo di omicidio colposo plurimo, lesioni colpose e disastro ambientale. Personaggi eccellenti, colletti bianchi, l’intero vertice della fabbrica tessile, tra cui l’ex presidente, il conte Pietro Marzotto.

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