Camusso: Paese stremato, il governo non va

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Dopo l’aut aut del presidente di Confindustria Giorgio Squinzi («O azioni subito o ci appelleremo al capo dello Stato»), ieri si sono registrate le prese di posizione dello stesso tenore di Cgil e Cisl.
Dopo la lettera scritta al premier sul tema specifico della riforma degli ammortizzatori in deroga e contro il decreto interministeriale che restringe i criteri di accettazione per la cassa integrazione in deroga, ieri Susanna Camusso ha usato parole forti contro l’esecutivo: «È un Paese stremato dopo sei anni di crisi, è un Paese che non può più aspettare. Il governo pare che abbia di fronte solo opposizioni e che non sia sostenuto da una maggioranza. Questa situazione lo costringe alla paralisi. Ma – continua Camusso – il Paese non può più aspettare, la politica degli annunci, soprattutto nel campo della politica economica e del lavoro, non può più essere sostenuta».
In mattinata anche Raffaele Bonanni si era unito all’ultimatum della Confindustria. «Mi unisco certamente – ha spiegato – perché siamo rimasti molto colpiti negativamente dal fatto che nonostante ci fosse una predisposizione, un impegno del governo e delle forze politiche per ridurre le tasse, a un certo punto non se n’è fatto nulla». E per questo i sindacati arrivarono a decidere per uno sciopero, seppur di 4 ore e territoriale. «È vero – ha aggiunto Bonanni – che abbiamo degli obblighi» in sede europea «però tutta la solerzia che si vede su altre vicende» come la legge elettorale «non si ha su una questione centrale come quella delle tasse. C’è una sfasatura di attenzione, il ceto politico guarda a se stesso, alle proprie regole, e non guarda all’economia che è alla base di tutto». Per Bonanni non si può arrivare fino a maggio, alle elezioni europee, senza interventi concreti sull’economia. «Ecco perché – ha spiegato il leader Cisl – il nostro appello è forte, il governo lo deve ascoltare. Letta ha la prima responsabilità, è chiaro, ma il nostro appello è a Letta e anche a tutti coloro che hanno da dire e da fare qualcosa sulla vicenda economica che per noi oggi coincide con la questione fiscale: è il governo che lo deve fare, ma il governo non è un’entità astratta, avulsa dalla realtà politica. Se il litigio e la disputa ci sono giorno per giorno e l’attenzione è su altro, è chiaro che non si ha la volontà» di mettere in campo misure per la ripresa, conclude Bonanni. La critica della Cisl non è quindi a Letta, ma a tutta la politica. A preoccupare è il clima di stallo, di una situazione politica sempre meno chiara.
«NESSUNA STRATEGIA O ASSE»
Nei giorni scorsi anche il leader Uil Luigi Angeletti aveva attaccato il governo con parole simili («Se andiamo avanti così non vedo necessità di avere questo governo»). Messe sul tavolo una dopo l’altra le dichiarazioni dei leader delle parti sociali possono sembrare un’escalation, una tenaglia studiata a tavolino. Niente di tutto ciò. A guidarle c’è solo la preoccupazione per una ripresa che non si vede e per un continuo perdere tempo. Le ipotesi di un possibile governo Renzi sono state valutate anche dai sindacati. Che però – con accenti diversi, ma una posizione comune – non vogliono entrare nella partita “nuovo governo o rimpasto?”. Le parti sociali vogliono solo un governo che agisca e non che prometta. Che a farlo sia Letta – alternativa di lunga preferita dalla Cisl – o un eventuale governo Renzi non importa: basta che si metta mano alla politica economica, partendo dal taglio del cuneo fiscale.


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