Cristina sei ore sotto il torchio dei giudici “Quei soldi? Mi fidavo di mio marito”
PALMA DI MAIORCA — Undici passi, quelli che ha percorso dall’auto — una Ford nera — all’ingresso del Tribunale; mezzo sorriso imbarazzato e un «buon giorno» sussurrato ai fotografi. È tutto quello che gli spagnoli hanno visto dello storico evento di una Borbone alla sbarra. Pantaloni azzurri, camicia bianca, stivaletti e giacca neri, la secondogenita di Juan Carlos e Sofia è partita dall’albergo di Barcellona che era ancora buio ed è arrivata nel tribunale di Palma, sull’isola di Maiorca, quindici minuti prima delle dieci. Nella sorpresa generale — alla fine ci si attendeva un gesto da comune mortale — ha evitato la breve e umiliante discesa, la passeggiatina a piedi, che tutti gli imputati devono fare, davanti a giornalisti e curiosi, per raggiungere l’ingresso sul retro del palazzo del tribunale. Ed è entrata nell’aula dove l’attendevano già il giudice istruttore Pepe Castro, al lavoro fin dalle sette del mattino, il procuratore e gli avvocati: una quarantina di persone in tutto.
Cinque ore e una raffica di 400 domande, quelle preparate dal giudice, prima di una lunga pausa pranzo e della ripresa dell’interrogatorio con il turno dei quesiti, un’altra ora, del procuratore e delle parti civili. Il giudice non si è mai rivolto all’Infanta chiamandola «Sua Altezza», come si converrebbe nel suo caso, ma sempre e soltanto «Signora». Il duello è iniziato subito con il giudice che le ha mostrato decine di fatture, biglietti, ricevute di carte di credito. Tutte spese personali
(viaggi, regali, acquisti) che l’Infanta ha fatto con il denaro della società Aizóon, quella che possedeva al 50 per cento col marito Iñaki Urdangarin, e che proveniva da fondi trasferiti illegalmente da un’altra società, Nóos, che fra il 2004 e il 2007 ricevette milioni di euro da istituzioni pubbliche per eventi di beneficenza. La maggioranza delle risposte sono state: «Non so», «non ricordo», «non mi pare», «avevo piena fiducia nell’operato di mio marito».
«Avrà risposto a quindici domande, il resto monosillabi», ha detto un avvocato deluso nella pausa pranzo. È la strategia difensiva consigliata dal principe del foro che la assiste, Miquel Roca. «Non si perda in dettagli tecnici, Altezza, — le ha detto Roca nei tre giorni spesi ad allenarla per l’interrogatorio — deve apparire come una moglie innamorata e ignara che non discute di soldi col marito». Di quel che è accaduto nell’aula non ci sono né immagini, né filmati, solo una registrazione audio che verrà secretata. Ma i particolari filtrano. Ad un certo punto Pepe Castro le ha mostrato una fattura per corsi di ballo in una scuola di salsa e merengue, e l’Infanta ha voluto precisare che in realtà era andata a rinfrescare i passi del flamenco, il ballo tradizionale dell’Andalusia.
Decisiva a questo punto può diventare la colf. C’è infatti tra i testimoni d’accusa una donna, che venne assunta dall’Infanta per le pulizie negli uffici di Aizóon,
che afferma di essere sempre stata pagata in nero, esentasse e senza contributi. Una vacanza a Rio de Janeiro, la serie completa dei libri di Harry Potter, l’abbonamento ad una rivista di moda, una valigia da duemila euro, acquisti di vestiario online: tutte spese fatte con i denari pubblici destinati ad altro e trasferiti. Ma Cristina non sa o non ricorda. Soprattutto sostiene di non aver mai saputo, fino all’inizio dell’inchiesta contro suo marito che si trattava di frodi. Il giudice prenderà tempo prima di decidere se inserire anche l’Infanta fra i rinviati a processo. Di certo, dopo tutti i «non sapevo» di ieri, ha una gran voglia di farlo. Anche perché, come ha sottolineato uno degli avvocati di parte civile, «è evidente dall’inchiesta che c’è dentro fino al collo, senza il suo regio ascendente il marito e i suoi soci non potevano avere tutti quei soldi da istituzioni pubbliche».
Rimane incerto l’effetto mediatico della testimonianza sull’immagine di Casa reale. Dopo un paio di annatacce nel corso delle quali la simpatia nazionale verso la monarchia è paurosamente crollata, re Juan Carlos è impegnato a recuperarla. Ha rinunciato allo yacht, ha allontanato Corinna, l’amante tedesca, e rende pubbliche tutte le spese. Certo, peccato per questa figlia che ha commesso troppi errori «a sua insaputa».
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