Il Sistema Paese in movimento
Dopo la «compagnia di bandiera», sono in liquidazione altri gioielli di famiglia: Fincantieri, Poste, Sace (gruppo che «assicura il tuo business nel mondo»). I lavoratori italiani che temono ulteriori tagli all’occupazione e ai diritti acquisiti possono ora stare tranquilli: saranno protetti dagli investitori delle monarchie del Golfo, dove il sovrano detiene il potere legislativo, esecutivo e giudiziario e lo esercita tramite il governo da lui stesso nominato, dove partiti politici e organizzazioni sindacali sono considerati illegali. Parallelamente, ha annunciato Letta, «l’Italia, che possiede alta tecnologia, è pronta a investire nel Golfo». Per questo ha fatto il giro delle monarchie del Golfo, in dicembre, l’Expo galleggiante di armi a bordo della portaerei Cavour, dove accanto ad aerei ed elicotteri da guerra, a cannoni e missili sono esposte fiammanti Ferrari, Lamborghini, Maserati e altre «eccellenze italiane» a portata delle tasche di emiri ed élite africane. La missione «Sistema Paese in movimento», effettuata dalla Cavour e altre tre navi da guerra, è stata organizzata in gran fretta per anticipare quella concorrenziale francese della portaerei Charles de Gaulle che, affiancata da quattro navi tra cui un sottomarino da attacco nucleare, è salpata due settimane dopo la Cavour. La missione francese è però meglio organizzata. Ad Abu Dhabi, mentre la Cavour si è limitata a una esercitazione con una corvetta emiratina, la Charles de Gaulle ha effettuato in gennaio una grande esercitazione con le forze navali e aeree degli Emirati. Vi hanno partecipato anche i caccia Rafale che la Francia cerca di vendere agli Emirati, dopo che questi hanno rifiutato di acquistare per 6 miliardi di dollari 60 caccia Eurofighter Typhoon, costruiti dal consorzio formato da Germania, Gran Bretagna, Italia e Spagna. Ma tra i due litiganti il terzo gode: sarà con tutta probabilità la statunitense Lockheed Martin a vendere agli Emirati una sessantina di caccia F-16. Ad Abu Dhabi gli Stati uniti dispongono della base aerea Al Dhafra, usata per le guerre in Iraq e Afghanistan, che include dal 2009 anche quella francese Camp de la Paix: ambedue situate all’imboccatura del Golfo persico di fronte all’Iran. Sicuramente a Roma c’è chi pensa che anche l’Italia debba installarsi militarmente in quest’area strategica, come ha fatto a Gibuti all’imboccatura del Mar Rosso. Intanto prosegue la missione del gruppo navale Cavour, che dopo il giro promozionale del Golfo ha iniziato quello dell’Africa, facendo scalo dopo Gibuti in Kenya, Madagascar e Mozambico. Domani approderà in Sudafrica, quindi risalirà la costa occidentale dell’Africa rientrando in Italia ad aprile, dopo un viaggio di cinque mesi. Non si sa quante armi e Ferrari saranno infine vendute, si sa però che il costo della missione è già lievitato dai 20 milioni di euro preventivati a 33 milioni, cui si aggiungono i costi di attracco nei diversi porti. Vengono però fatte tante opere di bene: come l’asta di beneficenza al veglione di Capodanno sulla Cavour, con oggetti di valore messi a disposizione da Versace e Maserati; come «le visite oculistiche in aiuto a poveri bambini africani». Prima che chiudano gli occhi per la fame e le guerre che la missione della Cavour contribuisce a creare.
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