Privatizzazioni, il governo punta su Fincantieri

Loading

ROMA — Fabrizio Saccomanni non è per nulla turbato dalle polemiche sul rimpasto di governo ed è interamente concentrato sul lavoro, sostengono i suoi collaboratori. Il ministro dell’Economia si sente pienamente in sella, nonostante qualcuno, come Fabrizio Cicchitto (Ncd), tenti di disarcionarlo. Saccomanni, ovviamente, è pronto a dare il suo contributo al presidente del Consiglio, Enrico Letta, intento a rilanciare l’azione di governo, ma pensa che la prima cosa da fare sia portare avanti con efficacia quanto già impostato. Che per il ministero dell’Economia significa soprattutto privatizzazioni, revisione della spesa pubblica (spending review), pagamenti degli arretrati alle imprese. Sul primo fronte, quello delle privatizzazioni, mercoledì nuova riunione del comitato ad hoc presieduto dal direttore generale del ministero, Vincenzo La Via. Dopo l’avvio delle procedure per la vendita del 40% delle Poste e del 49% dell’Enav, dovrebbe toccare alla Fincantieri, il colosso pubblico della cantieristica civile e militare. Anche qui il governo punta a una vendita del 40%, operazione fondamentale per centrare l’obiettivo di ottenere dalle privatizzazioni 10-12 miliardi nel 2014 , tenuto conto che 5-6 miliardi dovrebbero arrivare da Poste ed Enav. Procedere speditamente, spiega il governo, per invertire la tendenza alla costante crescita del debito pubblico in rapporto al prodotto interno e innescare un circolo virtuoso sul finanziamento del debito stesso.
Risultati a breve il ministro si attende anche sul fronte della spesa. Il commissario per la spending review, Carlo Cottarelli, presenterà entro la fine del mese le prime proposte di tagli. Saccomanni e soprattutto Letta si aspettano molto, perché dai risparmi sulla spesa pubblica dipende la possibilità di aumentare il taglio del cuneo fiscale, cioè del prelievo sul lavoro. Una necessità richiamata l’altro ieri anche dal governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco. E un’emergenza se il governo vuole recuperare il rapporto con le parti sociali, che si è guastato proprio per la fallimentare operazione di riduzione del cuneo varata con la legge di Stabilità. Che sul fronte dei lavoratori dipendenti ha stanziato un miliardo e mezzo nel 2014 per ridurre le detrazioni, con una manovra di cui non si è accorto nessuno perché vale al massimo 18 euro netti in più al mese, oltre che essere piena di incongruenze tra redditi e sconti fiscali. E che sul fronte delle imprese ha speso un miliardo per ridurre i premi Inail, lasciando del tutto insoddisfatte le associazioni di categoria. Non è un caso così che Letta sia ormai vicino alla rottura con tutte le parti sociali. Il presidente della Confindustria, Giorgio Squinzi, gli ha lanciato un ruvido ultimatum in vista del 19, quando il premier è atteso al seminario interno degli imprenditori. Il giorno prima, intanto, a Roma ci sarà la mobilitazione generale di Rete imprese Italia, artigiani e commercianti che anche loro invocano il taglio delle tasse e il rilancio dei consumi. Il giorno dopo Letta è atteso all’esame della direzione del Pd convocata da Matteo Renzi, il primo a lanciare l’ultimatum al premier e a suggerirgli come via di salvezza di sfondare il tetto del 3% del deficit in rapporto al Pil, guarda caso la stessa cosa auspicata da Squinzi.
Passando al fronte sindacale, la leader della Cgil, Susanna Camusso, ha inviato una lettera a Letta intimandogli di ritirare il decreto che restringe i criteri di concessione della cassa integrazione in deroga e si prepara a lanciare una campagna per la patrimoniale sulle ricchezze finanziarie superiori a 350mila euro, dalla quale si dovrebbero ottenere 10 miliardi l’anno per sostenere piani per l’occupazione (assetto del territorio, servizi all’infanzia e ai non autosufficienti, beni culturali) e creare 300mila posti di lavoro. Il tutto mentre Renzi lavora al Jobs Act, annunciato più di un mese fa, nelle cui linee guida è previsto un aumento del prelievo sulle rendite finanziare per alleggerire le tasse sul lavoro. E perfino il segretario della Cisl, Raffaele Bonanni, sembra sul punto di mollare Letta, visto che ha subito dichiarato la sua adesione all’ultimatum di Squinzi.
Enrico Marro


Related Articles

L’EUROPA E IL FALLIMENTO DELL’ AUSTERITÀ

Loading

Le elezioni europee hanno certificato il fallimento dell’ austerità che ha fatto aumentare i disoccupati e ha prodotto nuovi poveri alimentando rabbia e disperazione nella maggior parte dei Paesi dell’Euro

Il mondo è tornato local

Loading

Nel mondo l’integrazione sociale ed economica sta vivendo una frenata. Colpa della crisi, ma non solo. Parola del rapporto McKinsey

Preoccupazione alla Bce: i patti vanno rispettati

Loading

Il test arriverà  questa mattina alle undici, quando il Tesoro terrà  la prima asta di Btp da più di un mese. Sul mercato andranno fino a otto miliardi di titoli del Tesoro a dieci anni, più titoli di Stato in scadenza nel 2014 e nel 2018.

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment