Renzi sfida Letta dal palco pd: nuovo schema? Il 20 decidiamo

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ROMA — Si comincia con Matteo Renzi che si chiama fuori dal rimpasto e invita ad accelerare sulle riforme. E con Enrico Letta che esclude di voler «galleggiare» e si dice «molto in sintonia» con il segretario sull’attacco ai 5 Stelle, chiamando però il partito alla «corresponsabilità». Ma è nella controreplica che arriva il colpo di scena. Perché il segretario decide a sorpresa di convocare per il 20 una direzione tutta dedicata alle sorti del governo: «Io sono per continuare con il governo Letta per gli 8 mesi che mancano. Vogliamo cambiare schema? Disponibilità totale. Se vogliamo giocare un altro schema, confermare quello attuale o dire che si va alle elezioni facciamo slittare la direzione sul Jobs act e ne parliamo il 20».
Coup de théâtre che arriva alla fine di una direzione apparentemente tranquilla. Che però non scioglie i nodi sul futuro dell’esecutivo, per il quale da tempo si parla di rimpasto o Letta bis, con sullo sfondo l’ipotesi di una staffetta con un Renzi I.
È Renzi ad aprire la direzione con una relazione tutta all’attacco. Parla del governo in modo piuttosto gelido: «Se Letta ritiene che le cose vadano bene come stanno andando, che vada avanti. Se ritiene che ci siano delle modifiche da porre, affronti il problema nelle sedi istituzionali e giochiamo a carte scoperte». Perché «il giudizio sul governo, sulla sua composizione e sui suoi ministri spetta al presidente del Consiglio». Il che non vuol dire, dice, ostilità: «Se ci sono stati problemi non li ha posti il Pd, che non ha mai fatto mancare la fiducia e il suo appoggio anche su provvedimenti sui quali c’erano perplessità. E poi si parla tanto di rimpasto, ma non si parla della Fiat che ha spostato le sue sedi all’estero».
Letta però non si esprime sulla possibilità di un ritocco alla squadra di governo, o addirittura su un Letta bis, ma spiega: «Tutto voglio tranne che galleggiare». Poi aggiunge: «Sulle riforme c’è il mio impegno e convinzione profonda perché si faccia gioco di squadra». Solo così, si potrebbe cogliere «quest’occasione irripetibile». E in particolare la legge elettorale: «Dobbiamo fare di corsa. È necessario che il Pd vada alle Europee con la legge elettorale approvata e un primo passaggio sulle riforme del bicameralismo e del titolo V della Costituzione». Anche perché «la crisi finanziaria è in parte superata ma resta la crisi sociale». Per farlo, occorre collaborare: «Ci dicono che siamo cool, il posto più ganzo del mondo, ma poi ci dicono anche che siamo disorganizzati».
Renzi nella sua relazione parla dell’Italicum: «Se si andasse alle elezioni con la nuova legge e un’alleanza Bossi-Berlusconi-Casini ci battesse, il problema saremmo noi». Non condivide, il segretario, i timori che emergono: «Non mi fa paura Casini che va di là. Il consenso non lo portano più i leader. Io immagino di avere insieme al Pd un raggruppamento di moderati che non vuole stare con il Pd ma neanche dall’altra parte, e questo vuol dire fare gol in trasferta, e una parte della sinistra». Che il centro non ci sia più «la considero una vittoria per chi crede nel bipolarismo».
Renzi annuncia che insieme alla legge elettorale si dovrà procedere sul titolo V, «eliminando la legislazione concorrente», e sulla riforma del Senato. L’idea è quella di una Camera delle autonomie con 150 membri non elettivi e senza indennità: i 108 sindaci dei Comuni capoluogo, 21 governatori e 21 scelti dal presidente della Repubblica tra esponenti della società civile. Renzi vuole incassare tutto il «pacchetto delle riforme», perché «limitarsi alla legge elettorale sarebbe una sconfitta».
Poi arrivano gli interventi e si fa sentire la minoranza. Matteo Orfini: «Non si può dire a Letta decidi tu e lasciarlo solo. È impossibile andare avanti così, basta ambiguità». Ancora più chiaro Gianni Cuperlo: «Io chiedo a questa direzione, reggiamo così? Regge così il Paese?». E ancora: «Non basta il rimpasto, serve una vera ripartenza del governo. Il tema è se Letta vuole fare lo sforzo ed è in grado. Oppure si discuta sul Renzi I di cui parlano tutti i giornali. Renzi prenda posizione e troverà piena responsabilità da tutte le componenti del Pd in una collaborazione stretta». A quel punto arriva la replica di Renzi: «È inaccettabile dire che il problema del governo è la serietà del Pd. Sul governo serve chiarezza da parte del governo». Poi l’annuncio del d-day: il 20 febbraio si deciderà se «cambiare schema».
Alessandro Trocino


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