Cgil nervosa per l’asse tra premier e Landini

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Il congresso della Cgil dura cinque mesi e mette a dura prova la costanza dei media nel seguirne con attenzione gli sviluppi. Eppure è tutt’altro che un evento piatto e di scarso interesse. Il leitmotiv è rappresentato dalla contrapposizione molto accesa tra la (larga) maggioranza che si riconosce nel segretario Susanna Camusso e il leader della Fiom Maurizio Landini. La scintilla si è accesa per un diverso e radicale giudizio sull’accordo per la rappresentanza ma poi il dissenso sembra essersi allargato all’intero campo della proposta sindacale. Al punto che ieri Landini ha pubblicato sul suo sito e su Repubblica una «lenzuolata» che suona come una piattaforma alternativa, quasi che volesse lanciare un’Opa sulla segreteria facendosi forte (anche) della sorprendente interlocuzione che si è aperta tra lui e il premier Matteo Renzi. Da quali contenuti i due possano essere uniti resta ancora un mistero ma sul piano tattico hanno entrambi convenienza a scardinare gli attuali assetti del maggiore sindacato.
Si tenga presente, infatti, che oltre a vivere dello scontro Camusso-Landini i congressi fanno registrare qua e là delle sorprese, a dimostrazione dell’esistenza di tensioni che covano sotto pelle e trovano il modo di emergere. E’ stato così nel congresso di Bologna dove il segretario uscente Gruppi è stato di fatto messo in minoranza e costretto alle dimissioni. Oppure al congresso di Torino dove i delegati hanno approvato un ordine del giorno che chiede di interrompere i lavori della Tav. Fin qui niente da dire, i congressi servono proprio a discutere e nel caso a votare. I dubbi vengono dopo, quando, come è accaduto ieri al direttivo nazionale della Cgil, spunta all’improvviso un aut aut al governo del tipo «o prendete i provvedimenti che vogliamo o scioperiamo».
Camusso può legittimamente non amare il governo Renzi ma a pochi giorni da un Consiglio dei ministri, che sembra comunque voler tagliare l’Irpef, è singolare confezionare un ultimatum. Cisl e Uil si stanno muovendo con maggiore accortezza senza inutili fughe in avanti. Mentre è forte l’impressione che la Cgil stia scaricando sul contenzioso con il governo anche le proprie tensioni interne al punto che interrompere il dialogo Landini-Renzi è diventata una priorità. E il fine, in tempo di revival fiorentino, giustifica ancora una volta i mezzi.



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