Droni, mongolfiere e satelliti Internet va alla conquista del cielo

Droni, mongolfiere e satelliti Internet va alla conquista del cielo

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NEW YORK. «Dobbiamo connettere tutto il mondo » : per il fondatore di Facebook questa frase è diventata un mantra, l’obiettivo una missione, la determinazione una fede e come tutte le religioni non prevede dubbi. Così dopo i 19 miliardi di dollari per l’acquisto di WhatsApp ecco già pronti altri 60 milioni per comprare Titan Aerospace smentendo subito le dichiarazioni di un paio di settimane fa: «Ora ci fermiamo». Ma il social network non può rallentare, deve sempre andare veloce e volare sempre più in alto, in questo caso nella stratosfera: la società nel mirino infatti è una delle maggiori produttrici di droni, gli aerei senza pilota resi famosi dai blitz della Cia ma in realtà capaci di mille funzioni. Quella che interessa a Zuckerberg è usarli come satellite e portare la connessione nei paesi in via di sviluppo, in quelle zone dove i computer sono ciechi e sordi.
La notizia, lanciata dal sito specializzato TechCrunch e non confermata ufficialmente, fa parte del progetto Internet.org che Facebook ha messo in campo la scorsa estate insieme ad altre aziende, tra cui Nokia. Lo scopo è appunto quello di arrivare con la Rete dove al momento è impossibile: «Io ho potuto inventare la mia creatura perché avevo a disposizione il web: in Africa e in Asia ci sono migliaia di ragazzi pieni
di talento che hanno diritto alla stessa opportunità», spiega sul suo profilo il fondatore. Poi aggiunge: «Quando tutti saranno collegati, il mondo sarà un posto migliore: più democratico con meno diseguaglianze sociali e per riuscirci dobbiamo abbattere di almeno cento volte i costi attuali».
I droni, Solara 50 e 60, della Titan Aerospace sembrano costruiti apposta: sono a batteria solare, una volta mandati in orbita di notte sono in grado poi con l’energia raccolta dai pannelli di volare in autonomia per cinque anni e sono indistruttibili. Si muovono a 20mila metri di altezza, fanno il lavoro dei satelliti, ma sono molto più convenienti sotto il profilo finanziario e tecnico. Chris Weaslear, il direttore della connettività di Facebook, in una recente intervista conferma la strategia anche senza ammettere l’affare: «Per riuscire a collegare quante più persone possibili bisogna rimuovere tutte le barriere burocratiche e logistiche» e una fonte anonima spiega a Tech-Crunch: «Bisogna scappare da Verizon e Comcast», ovvero trovare una soluzione alternativa ai classici provider che hanno bisogno di lunghi lavori di cablaggio con cantieri infiniti, dispendiosi e che spesso frenano i piani di sviluppo.
La via del cielo è la nuova frontiera, come dimostrano le molte compagnie che lanciano satelliti veri e propri con questa funzione anche sino ad ora senza troppo successo. Tocca al social network invertire la tendenza e sfidare Google che con il suo Project Loon sta rincorrendo lo stesso traguardo con le mongolfiere al posto degli aerei telecomandati. Già in fase avanzata di studio in Nuova Zelanda, il progetto è nato nella sezione segreta chiamata “X”, il laboratorio alla James Bond che opera sotto i controllo diretto di Sergey Brin e che ha il compito di tradurre in realtà i sogni più visionari del motore di ricerca, come gli ultimi occhiali. Anche i fondatori di Google verniciano l’idea con parole piene di retorica ma in realtà lo scopo è allargare il mercato. Per rispondere alle esigenze di crescita le due società si stanno convincendo che questa è la scorciatoia per continuare ad aumentare il numero dei clienti e far girare il pallottoliere dei bilanci. Al mondo sono collegati oltre due miliardi di persone, ne mancano cinque ed è questa la torta che fa gola ai giganti dell’hi tech: «Adesso il potere di acquisto dell’Africa e delle altre zone remote non è molto potente, ma Facebook e Google ci hanno abituato ad avere la vista lunga e la loro forza è essere in anticipo sui tempi», spiega un’analista al Wall Street Journal.
La filosofia è la stessa che ha portato Zuckerberg all’acquisto di WhatsApp e prima di Onavo, una piccola ma potente app che riesce a compattare i dati e trasmetterli con poco segnali: il cerchio si chiude con l’arrivo dei droni e il sogno di un “mondo.com” sembra ormai a portata di mano. Con buona pace di Bill Gates, il padre nobile della Silicon Valley, che bacchettando i suoi figliocci un po’ discoli ripete: «Per i bambini africani è più importante poter avere un vaccino contro la malaria piuttosto che un computer con Internet». Ma Zuckerberg, Google, gli azionisti e le banche non la pensano così.



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