«Riforme, ma mai supino alla Ue» Renzi rilancia. E critica Cottarelli

by redazione | 22 Marzo 2014 9:46

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BRUXELLES — Né litigiosi, con i pugni stretti, ma neppure sdraiati, obbedienti agli ordini. Così Matteo Renzi, primo ministro, presenta i cittadini italiani ai leader dell’Unione europea. E ribadisce il concetto sui temi più scottanti, il vincolo deficit-Pil al 3% e il debito pubblico: con Bruxelles «non voglio un rapporto conflittuale, ma neppure supino. Entro il primo luglio dimostreremo il nostro gigantesco lavoro sulle riforme: da quella costituzionale a quella della giustizia». Anche se quel vincolo deficit-Pil l’ha definito egli stesso «anacronistico»? E il debito pubblico, il secondo d’Europa? E il patto di Stabilità, che alcuni vorrebbero allentare per consentire nuovi investimenti nella crescita, cioè nuove spese? Niente da fare, Bruxelles è un muro. E così finisce il secondo e ultimo giorno del Consiglio europeo. Come il primo: tra fiori, complimenti, e scintille, che tornano a intrecciarsi fra Roma e Bruxelles. A Renzi risponde ancora una volta José Manuel Barroso, il presidente della Commissione europea, citando a conferma ciò che ha appena detto il presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi: «Aumentando la spesa non si ottiene la crescita, è il contrario. I Paesi che stanno crescendo di più sono quelli che hanno fatto riforme e tagli alla spesa. È un’idea semplicistica quella secondo cui si cresce aumentando la spesa». Anzi, «alla fine sono i contribuenti che pagano la spesa in più, e quindi questo non è il modo più intelligente» per rilanciare lo sviluppo. Il tutto in una risposta di Barroso a una domanda riferita proprio all’Italia, e davanti a una telecamera dell’emittente italiana SkyTg24. Non solo: si può anche discutere sul rapporto deficit/Pil al 3%, aggiunge lo stesso Barroso, «ma per cambiare i Trattati ci vuole l’unanimità. Comunque Renzi ha detto che svilupperà le sue riforme nel rispetto dei Trattati, e l’incontro con lui è stato molto positivo».
Fiori e scintille erano inevitabili, forse. Perché Renzi parla anche ai suoi futuri elettori, cui non può annunciare solo sacrifici. La spending review di Carlo Cottarelli? «Un buon punto di partenza, ma su alcune cose non sono molto convinto: chiedere un contributo ai pensionati che guadagnano il giusto è un errore. Non toccheremo pensioni e indennità di accompagnamento per i disabili». E invece i suoi interlocutori di qui — Barroso e Van Rompuy, appunto — pur essendo vicini alla scadenza dei loro mandati (Barroso, ottobre 2014, Van Rompuy, novembre) restano pur sempre i custodi formali dei patti approvati nei decenni, compreso il Fiscal compact, la «museruola finanziaria» cesellata da Angela Merkel per tenere sotto controllo le casse dei Paesi-cicala, gli spendaccioni. Perciò Renzi è simpatico, i filmati testimoniano anche il bacio che ha ricevuto dalla Merkel, come del resto altri leader. E tuttavia, i fossi ideali da riempire restano tutti.
Renzi chiede alla Ue che non si preoccupi «dei vincoli lontani dalle esigenze dei suoi cittadini». Diversamente, «è un’Europa che sbaglia». Per sciogliere il dubbio, appuntamento al prossimo vertice. Cioè a fine primavera. O forse anche prima, in aprile, quando arriveranno qui i documenti di programmazione economica e finanziaria. Altra occasione per stabilire «chi sbaglia».
Luigi Offeddu

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