Yuan, svalutazione pilotata

Yuan, svalutazione pilotata

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di Rita Fatiguso, Il Sole 24-Ore
PECHINO. Pur di colpire la speculazione il Governatore Zhou Xiaochuan non sta esitando a strapazzare lo yuan, che ha chiuso la settimana ai minimi contro il dollaro: 6,1450 (-0,27).
Zhou ordina di acquistare dollari e, in contemporanea, svaluta la moneta nazionale, 1,4% in meno in un solo mese, nel tentativo di rimettere sui binari giusti il sistema.
E, si capisce: per due lunghi anni lo yuan è stato il beniamino degli scommettitori, si è rivalutato del 35% dal 2005, e l’anno scorso ha calamitato un fiume di hot money, 150 miliardi di euro, stando a stime Ubs che oggi comincia a infastidire una Cina che vuol crescere senza pericolose distorsioni.
In più lo yuan indebolito potrebbe far implodere una serie di prodotti derivati acquistati soprattutto da clienti cinesi in vena di ulteriori profitti speculativi sul rampante yuan.
Le banche cercheranno di garantirsi contro possibili default con un ulteriore irrigidimento nei confronti delle imprese, già vittime del drenaggio di liquidità attuato da Pboc per frenare la crescita del credito facile.
Ma i capitali speculativi continuano a tormentare la Cina. A gennaio le banche hanno effettuato acquisti per conto della loro clientela per 76.300 milioni dollari di valuta estera, la fonte Safe, quindi ufficiale.
In realtà questi flussi danneggiano gli esportatori e fanno gonfiare i prezzi delle case, un tallone d’Achille dell’economia cinese afflitta dalla crescita dei bad loans, in particolare nel sistema parallelo dello shadow banking, un mix di società fiduciarie, assicurazioni, società di leasing e altri finanziatori informali.
Le aspettative di riforma includono la decisione che Pechino potrebbe presto ampliare la banda di oscillazione giornaliera per consentire guadagni o perdite a 1,5% o 2%, rispetto ai limiti dell’1 % attuale.
Certo, c’è anche una spinta ulteriore a internazionalizzare la moneta della seconda più grande economia del mondo, a Londra, a breve, dovrebbe aprire la prima banca in grado di effetturare il clearing sul renminbi con la benedizione del governo britannico.
Intanto le prove generali vanno avanti, Pboc ha appena autorizzato operazioni cross border in renminbi nella Shanghai free trade zone, una misura molto attesa dagli operatori.
La Pboc promette che la liquidità necessaria sarà e resterà adeguata, ma la Cina ha vissuto momenti di panico nei mesi di giugno, dicembre e gennaio, quando Zhou ha stretto i cordoni della liquidità.
L’effetto congiunto della diminuzione dei tassi monetari e dello yuan in caduta fa intuire piuttosto le difficoltà di dar seguito al programma sui tassi di interesse, un’azione per la quale da sola la Banca centrale non basta, si deve agire di concerto con (troppi) altri soggetti.
La prossima settimana si apre la sessione annuale del National People’s Congress, e l’indice Pmi di febbraio atteso per lunedì, se particolarmente negativo, potrebbe abbattersi negativamente sulle misure in cantiere in Parlamento e delle quali si vocifera ormai da tempo.


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