Alitalia, l’ultimo scoglio per Etihad
MILANO — L’offerta di Etihad per entrare in Alitalia, con almeno il 40% e un investimento di 500 milioni, dovrebbe arrivare tra oggi e domani, e il consiglio di amministrazione della compagnia aerea, inizialmente previsto per ieri pomeriggio in un eccesso di ottimismo, potrebbe quindi essere convocato il 17 aprile, giovedì Santo.
Il ritardo, pare, sarebbe provocato da qualche correzione al testo originale, dopo i mal di pancia suscitati dalle indiscrezioni sul piano industriale messo a punto dagli arabi. Piano che punta su una drastica riduzione dei costi, a cominciare da quelli del personale (si parla di circa 3 mila esuberi, ma restano incerte le modalità tecniche da applicare); sul rilancio internazionale di Linate, grazie al superamento dei vincoli imposti dal decreto Bersani; sul potenziamento di Malpensa, ma soprattutto in chiave cargo, mentre Fiumicino diventerebbe (di fatto lo è già) l’hub passeggeri, con collegamenti ferroviari ad alta velocità e l’ammodernamento delle strutture.
L’esecutivo, che ha dato via libera al piano di Etihad, quando la scorsa settimana il premieri Matteo Renzi ha incontrato il Ceo James Hogan, fa sapere di essere pronto a fare la sua parte. «Se sarà necessario useremo gli strumenti esistenti, altrimenti vedremo come agire come governo e seguendo le procedure parlamentari», ha detto il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, spiegando però che ogni soluzione deve essere presa una volta conosciuto il progetto sul futuro dell’azienda. E solo allora il ministro delle Infrastrutture e dei Traporti, Maurizio Lupi, incontrerà i sindacati.
Anche le banche azioniste e creditrici, però, sono in attesa di leggere la proposta formale del vettore di Abu Dhabi. Sia Intesa Sanpaolo, primo socio con il 20,6%, che Unicredit, con il 13% secondo azionista dopo Poste Italiane, avrebbero già aperto alla possibilità di convertire una parte dei crediti in azioni e/o allungare le scadenze(Etihad avrebbe chiesto la ristrutturazione di 400 milioni su circa un miliardo di indebitamento), ma prima vogliono vedere il piano industriale preparato dagli arabi, che finora non hanno mai incontrato.
Messi da parte i nodi su esuberi, indebitamento e ripensamento del ruolo di Malpensa, chi ha letto le linee guida del business plan però non può non nascondere una certa delusione: nel primo anno i ricavi sono visti in flessione o nella migliore delle ipotesi stabili, perché verranno chiuse le rotte in perdita, mentre i nuovi collegamenti che saranno lanciati, come si sa, hanno bisogno di almeno 18 mesi per diventare profittevoli. Solo dal secondo anno il fatturato dovrebbero cominciare a salire. Per questo molti resteranno probabilmente delusi. In ogni caso per ora Alitalia procede con il suo piano e dal 16 aprile Alitalia riprenderà i voli tra Roma e Tripoli.
In attesa della lettera da Abu Dhabi ieri è arrivata intanto la notizia che il Consiglio di Stato ha accolto l’appello di Emirates, e sospeso la sentenza del Tar del Lazio che il 10 aprile, accogliendo il ricorso di Alitalia, aveva tolto alla compagnia di Dubai, concorrente di Etihad, il diritto di volare da Milano Malpensa a New York. I passeggeri rischierebbero un danno «irreversibile e irreparabile», si legge nel decreto che rinvia la decisione all’udienza programmata il prossimo 6 maggio.
Giuliana Ferraino
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