Baci amari alla Nestlé

Baci amari alla Nestlé

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Altro che baci. C’è lo stato di agi­ta­zione per i 5.500 dipen­denti della Nestlé Ita­lia, con il blocco delle fles­si­bi­lità e degli straor­di­nari, e la con­vo­ca­zione delle assem­blee dei lavo­ra­tori. E’ la rispo­sta del coor­di­na­mento sin­da­cale del gruppo ali­men­tare e dalle segre­te­rie nazio­nali di Fai Cisl, Flai Cgil e Uila Uil, dopo che nel recen­tis­simo incon­tro con l’azienda sul con­tratto inte­gra­tivo, il mana­ge­ment Nestlé lo ha subor­di­nato alla “rior­ga­niz­za­zione” del lavoro nei tre sta­bi­li­menti di San Sisto di Peru­gia – la fab­brica dei Baci Peru­gina — Parma e Feren­tino nel fru­si­nate. Una for­mula die­tro la quale, denun­ciano i sin­da­cati dell’agro-industria, c’è la volontà di tra­sfor­mare per alcune cen­ti­naia di addetti il con­tratto a tempo pieno e inde­ter­mi­nato in altre, ben più pena­liz­zanti, forme con­trat­tuali. Da Nestlé a “Nespré”.

In un secco comu­ni­cato uni­ta­rio, Flai, Fai e Uila ricor­dano: “Il sin­da­cato aveva prio­ri­ta­ria­mente chie­sto mag­giore chia­rezza sul futuro indu­striale di Nestlé Ita­lia, degli inve­sti­menti e delle inno­va­zioni per soste­nere i pro­dotti nel mer­cato. La pro­po­sta dell’azienda infatti per tre siti risulta impra­ti­ca­bile: tra­sfor­mare il con­tratto di lavoro da tempo inde­ter­mi­nato e tempo pieno in altre forme con­trat­tuali per cen­ti­naia di lavo­ra­tori intac­che­rebbe i diritti dei sin­goli dal punto di vista del red­dito e previdenziali”.

La replica della mul­ti­na­zio­nale sviz­zera, che in Ita­lia ha 18 sta­bi­li­menti ed è pre­sente sul mer­cato con oltre 70 mar­chi, fra cui quelli delle ex aziende ita­liane Peru­gina, Bui­toni e Motta, pone l’accento sulla neces­sità “di nuovi para­digmi pro­dut­tivi, in uno sce­na­rio di mer­cato molto mutato negli ultimi anni”. Nestlé segnala: “I set­tori del dol­cia­rio e del gelato sono carat­te­riz­zati da con­sumi sta­gio­nali. Que­sto impone di avvi­ci­nare il momento della pro­du­zione a quello del con­sumo, con­cen­trando le pro­du­zioni in deter­mi­nati momenti dell’anno”. Di qui, secondo l’azienda, ne deri­ve­rebbe il biso­gno di far ricorso a con­tratti più “flessibili”.

In realtà la ver­tenza non nasce certo oggi. Ed è giu­di­cata da lavo­ra­tori e dele­gati sin­da­cali come l’ennesimo, peri­co­lo­sis­simo ten­ta­tivo di can­cel­lare diritti acqui­siti. “La que­stione – ricorda Sara Palaz­zoli, appena ricon­fer­mata segre­ta­ria gene­rale Flai dell’Umbria — è sem­pre quella della ‘curva bassa’ pro­dut­tiva, che riguarda sia il cioc­co­lato pro­dotto a San Sisto, che il gelati fatti a Parma e Feren­tino. Da tre anni la diri­genza Nestlé torna alla carica con ricette diverse per risol­vere il pro­blema costi­tuito, dal loro punto di vista, dall’eccesso di dipen­denti full time nelle fasi di calo pro­dut­tivo. Prima ha pro­po­sto il cosid­detto ‘patto gene­ra­zio­nale’ fra padri e figli. Poi a ini­zio anno ha chie­sto la cassa inte­gra­zione. Ora infine subor­dina il con­fronto sull’integrativo alla ‘rior­ga­niz­za­zione’ del lavoro nei tre stabilimenti”.

Il ten­ta­tivo del mana­ge­ment Nestlé è evi­den­te­mente quello di met­tere gli uni con­tro gli altri i lavo­ra­tori dei vari sta­bi­li­menti ita­liani del gruppo ali­men­tare. “Il coor­di­na­mento sin­da­cale e le segre­te­rie nazio­nali Fai, Flai e Uila – spie­gano i sin­da­cati — hanno ripe­tu­ta­mente chie­sto di tenere sepa­rate le discus­sioni del rin­novo dell’integrativo dai temi della rior­ga­niz­za­zione. Ma la Nestlè ha dichia­rato la pro­pria indi­spo­ni­bi­lità, assu­men­dosi così la respon­sa­bi­lità di inter­rom­pere le trat­ta­tive”. A ulte­riore riprova, la mul­ti­na­zio­nale avverte: “L’azienda pro­se­guirà nel dia­logo a livello locale già avviato con le rap­pre­sen­ta­tive sindacali”.

Altret­tanto certo è che il pro­getto si scon­tra con la chiara oppo­si­zione di Flai &c.: “La solu­zione pro­spet­tata dall’azienda per noi è inac­cet­ta­bile — avverte Sara Palaz­zoli — prima di tutto per la dif­fe­renza di situa­zioni fra i tre sta­bi­li­menti. E poi per­ché il nostro obiet­tivo è che Nestlé ci dica quali sono le sue inten­zioni sul suo futuro in Ita­lia, con tutto quel che ne con­se­gue per le stra­te­gie di mer­cato. Vogliamo par­lare soprat­tutto di que­sto, nell’incontro già fis­sato per il 16 aprile in Con­fin­du­stria a Peru­gia. Per­ché Nestlé non può certo sca­ri­care sui lavo­ra­tori un calo pro­dut­tivo e di ven­dite dovuto anche alle scelte del management”.


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