Crisi ucraina, le democrazie che non vogliono la pace

Loading

Le scene ormai sono quelle di una guerra. Una nuova guerra. Dire che il mondo guarda atto­nito e spa­ven­tato vor­rebbe dire rac­con­tare l’ennesima bugia. Per­ché l’Europa che poli­ti­ca­mente non esi­ste e tan­to­meno ha una sua poli­tica estera, par­te­cipa volente o nolente alla stra­te­gia di allar­ga­mento della Nato a est. Che, a quanto pare, comin­cia a dare i suoi frutti. Avve­le­nati. Ma andiamo per ordine. Mer­co­ledì e gio­vedì è scat­tata l’offensiva delle forze mili­tari di Kiev con­tro le regioni orien­tali rus­so­fone insorte.

Dopo le prime dieci vit­time, sem­brava che il buon senso con­si­gliasse alle truppe spe­ciali ucraine di fer­marsi. È forte il rischio che si ripeta la «Geor­gia 2008», quando dopo l’attacco dei mili­tari geor­giani su indi­ca­zione dell’ex pre­mier filo-occidentale Sha­ha­ka­sh­vili con­tro l’insorta e filo­russa Abba­zia — un attacco anche allora isti­gato dalla Nato — inter­venne in forze l’esercito russo. Fu una scon­fitta mili­tare per Sha­ka­sh­vili che, abban­do­nato alla fine dall’Alleanza atlan­tica, fu defe­ne­strato poi a furor di popolo.

Ieri invece la con­trof­fen­siva di Kiev — chissà che con­si­gli sta dando il capo della Cia John Bren­nan che Obama ha annun­ciato come ope­ra­tivo nella capi­tale ucraina — è ripar­tita con­tro altre città dell’est, gli insorti sta­volta hanno rea­gito facendo esplo­dere un eli­cot­tero a terra, per­ché l’attacco può arri­vare anche dall’aria. Come finirà?
La Casa bianca ammo­ni­sce la Rus­sia a «riti­rare le truppe», che finora stanno ancora in Rus­sia. Dovrebbe riti­rarle dalla Rus­sia? E John Kerry accusa: «Mosca desta­bi­lizza l’Ucraina» e difende il governo in carica ricor­dando, a suo dire, che «l’esecutivo legit­timo vuole col­pire i ter­ro­ri­sti», men­tre in un sus­sulto i por­ta­voce di Kiev e di Washing­ton ripe­tono all’unisono «basta pro­te­ste con i volti masche­rati e per­sone armate, basta terrorismo».

Ma di quale legit­ti­mità parla? Giac­ché il governo di Kiev è stato appro­vato da piazza Maj­dan in rivolta, con pro­ta­go­ni­sti in tenuta para­mi­li­tare, anche armati e a migliaia con il volto mascherato.

Per quat­tro mesi gli alle­gri inviati dei gior­na­loni occi­den­tali si sono appas­sio­nati ad indi­carci gli «eroi» che vaga­vono in piazza, hanno esal­tato l’odore di cavolo delle cucine da campo, hanno bevuto il tè offerto dai rivol­tosi «belli». Per una rivolta, è bene ricor­darlo, il cui con­te­nuto remoto era la cor­ru­zione di un regime (comun­que demo­cra­ti­ca­mente eletto), ma sostan­zial­mente dai con­no­tati esclu­si­va­mente nazio­na­li­sti ucraini, for­te­mente anti­russa — la prova furono i primi prov­ve­di­menti con­tro la lega­liz­za­zione della lin­gua russa -, con una forte pre­senza orga­niz­zata dei mili­ziani della destra estrema fasci­sta di Svo­boda e ancor più di Pravj Sektor.

Que­sto clima, che meglio sarebbe defi­nire peri­co­loso guaz­za­bu­glio, ruppe con la forza gli argini di un accordo inter­na­zio­nale defi­nito tra Kerry e Lavrov a Monaco il 20 feb­braio (con Yanu­ko­vich e lo stesso attuale «pre­mier» Yatse­niuk) e alla fine approvò — appena libe­rata l’«eroina Tymo­shenko» in realtà oli­garca e in galera per avere favo­rito la Rus­sia nella trat­ta­tiva sul gas — e instaurò la «legit­ti­mità» del nuovo governo e della nuova pre­si­denza Tur­chy­nov, uno dei lea­der della rivolta «masche­rata» di Euro­ma­j­dan. Con oli­gar­chi che pas­sa­vano da una parte all’altra tran­quil­la­mente. E tutto il soste­gno attivo degli Stati uniti e dell’Alleanza atlantica

Com’era pos­si­bile non imma­gi­nare che, a fronte di una «legit­ti­mità» che rap­pre­senta nem­meno la metà dell’Ucraina spac­cata a quel punto ine­so­ra­bil­mente almeno in due parti, le popo­la­zioni rus­so­file, rus­so­fone e russe a tutti gli effetti non faces­sero la loro di «rivolta di Maj­dan»? O esi­stono rivolte di piazze di serie A e quelle di serie B?

La Cri­mea, russa a tutti gli effetti, è andata per le spicce e si è auto­pro­cla­mata indi­pen­dente chie­dendo, subito bene accetta da Mosca, l’adesione alla Rus­sia. La Cri­mea e tutta l’Ucraina sono la linea di difesa estrema e di sicu­rezza della Rus­sia. Cir­con­data da Occi­dente da tutti gli ex paesi del Patto di Var­sa­via inglo­bati ormai den­tro l’Alleanza atlan­tica, con tanto di basi, sistemi di guerra, scudi spa­ziali. Men­tre su piazza Maj­dan non solo il capo della Cia, ma repub­bli­cani, Joe Biden e Kerry sono ormai di casa. Che ci stanno a fare a decine di migliaia di chi­lo­me­tri dagli Stati uniti? Chi desta­bi­lizza dav­vero gli inte­ressi degli ucraini? Che dovreb­bero essere demo­cra­tici e final­mente fede­rali, per una rap­pre­sen­tanza vera del secondo più grande Paese d’Europa, ma anche al di fuori di ogni alleanza mili­tare precostruita.

E con­tro i vec­chi e nuovi oli­gar­chi e i dik­tat del Fondo mone­ta­rio inter­na­zio­nale che ora torna in forze ma che durano da anni con­tro le classi subal­terne ucraine. Men­tre le scene di guerra aumen­tano, il nano poli­tico — con tutto il rispetto dei nani — dell’Unione euro­pea si nasconde, quello dell’Italia è un vuoto asso­luto che com­pra e assem­bla aerei da guerra e con­cede basi mili­tari a danno del ter­ri­to­rio. Vive l’Europa la ver­go­gna, dopo tante espe­rienze nefa­ste e di guerre «uma­ni­ta­rie» nei Bal­cani, di essere diven­tata sol­tanto una moneta che riduce in mise­ria i suoi popoli costi­tuenti, e sol­tanto un’alleanza mili­tare, la Nato a guida esclu­siva degli Stati uniti. La chia­mano demo­cra­zia occi­den­tale. E odia la pace.


Tags assigned to this article:
CIACrisi ucrainaJohn Bren­nanJohn Kerry

Related Articles

Esperti nucleari come bersagli

Loading

L’uccisione di Mustafa Ahmadi-Roshan potrebbe essere l’ultimo di una serie di attentati negli ultimi anni hanno visto scienziati e docenti iraniani del settore nucleare.

Ricambio a Cuba, Díaz-Canel presidente. È la «modernizzazione»

Loading

Con la nomina oggi delle più alte cariche dello Stato, compresa quella del primo presidente della Repubblica dal 1976, entra nel vivo il processo di cambiamento innescato dalle riforme costituzionali

Attentato a Mosca. La Russia insiste sulla «pista ucraina»

Loading

La Duma: attentatori del Crocus pagati in criptovalute dai «nazionalisti» di Kiev. «Sciocchezze» le voci insistenti su un’ imminente guerra con la Nato, afferma Putin

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment