Crisi ucraina, le democrazie che non vogliono la pace

by redazione | 26 Aprile 2014 8:40

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Le scene ormai sono quelle di una guerra. Una nuova guerra. Dire che il mondo guarda atto­nito e spa­ven­tato vor­rebbe dire rac­con­tare l’ennesima bugia. Per­ché l’Europa che poli­ti­ca­mente non esi­ste e tan­to­meno ha una sua poli­tica estera, par­te­cipa volente o nolente alla stra­te­gia di allar­ga­mento della Nato a est. Che, a quanto pare, comin­cia a dare i suoi frutti. Avve­le­nati. Ma andiamo per ordine. Mer­co­ledì e gio­vedì è scat­tata l’offensiva delle forze mili­tari di Kiev con­tro le regioni orien­tali rus­so­fone insorte.

Dopo le prime dieci vit­time, sem­brava che il buon senso con­si­gliasse alle truppe spe­ciali ucraine di fer­marsi. È forte il rischio che si ripeta la «Geor­gia 2008», quando dopo l’attacco dei mili­tari geor­giani su indi­ca­zione dell’ex pre­mier filo-occidentale Sha­ha­ka­sh­vili con­tro l’insorta e filo­russa Abba­zia — un attacco anche allora isti­gato dalla Nato — inter­venne in forze l’esercito russo. Fu una scon­fitta mili­tare per Sha­ka­sh­vili che, abban­do­nato alla fine dall’Alleanza atlan­tica, fu defe­ne­strato poi a furor di popolo.

Ieri invece la con­trof­fen­siva di Kiev — chissà che con­si­gli sta dando il capo della Cia John Bren­nan che Obama ha annun­ciato come ope­ra­tivo nella capi­tale ucraina — è ripar­tita con­tro altre città dell’est, gli insorti sta­volta hanno rea­gito facendo esplo­dere un eli­cot­tero a terra, per­ché l’attacco può arri­vare anche dall’aria. Come finirà?
La Casa bianca ammo­ni­sce la Rus­sia a «riti­rare le truppe», che finora stanno ancora in Rus­sia. Dovrebbe riti­rarle dalla Rus­sia? E John Kerry accusa: «Mosca desta­bi­lizza l’Ucraina» e difende il governo in carica ricor­dando, a suo dire, che «l’esecutivo legit­timo vuole col­pire i ter­ro­ri­sti», men­tre in un sus­sulto i por­ta­voce di Kiev e di Washing­ton ripe­tono all’unisono «basta pro­te­ste con i volti masche­rati e per­sone armate, basta terrorismo».

Ma di quale legit­ti­mità parla? Giac­ché il governo di Kiev è stato appro­vato da piazza Maj­dan in rivolta, con pro­ta­go­ni­sti in tenuta para­mi­li­tare, anche armati e a migliaia con il volto mascherato.

Per quat­tro mesi gli alle­gri inviati dei gior­na­loni occi­den­tali si sono appas­sio­nati ad indi­carci gli «eroi» che vaga­vono in piazza, hanno esal­tato l’odore di cavolo delle cucine da campo, hanno bevuto il tè offerto dai rivol­tosi «belli». Per una rivolta, è bene ricor­darlo, il cui con­te­nuto remoto era la cor­ru­zione di un regime (comun­que demo­cra­ti­ca­mente eletto), ma sostan­zial­mente dai con­no­tati esclu­si­va­mente nazio­na­li­sti ucraini, for­te­mente anti­russa — la prova furono i primi prov­ve­di­menti con­tro la lega­liz­za­zione della lin­gua russa -, con una forte pre­senza orga­niz­zata dei mili­ziani della destra estrema fasci­sta di Svo­boda e ancor più di Pravj Sektor.

Que­sto clima, che meglio sarebbe defi­nire peri­co­loso guaz­za­bu­glio, ruppe con la forza gli argini di un accordo inter­na­zio­nale defi­nito tra Kerry e Lavrov a Monaco il 20 feb­braio (con Yanu­ko­vich e lo stesso attuale «pre­mier» Yatse­niuk) e alla fine approvò — appena libe­rata l’«eroina Tymo­shenko» in realtà oli­garca e in galera per avere favo­rito la Rus­sia nella trat­ta­tiva sul gas — e instaurò la «legit­ti­mità» del nuovo governo e della nuova pre­si­denza Tur­chy­nov, uno dei lea­der della rivolta «masche­rata» di Euro­ma­j­dan. Con oli­gar­chi che pas­sa­vano da una parte all’altra tran­quil­la­mente. E tutto il soste­gno attivo degli Stati uniti e dell’Alleanza atlantica

Com’era pos­si­bile non imma­gi­nare che, a fronte di una «legit­ti­mità» che rap­pre­senta nem­meno la metà dell’Ucraina spac­cata a quel punto ine­so­ra­bil­mente almeno in due parti, le popo­la­zioni rus­so­file, rus­so­fone e russe a tutti gli effetti non faces­sero la loro di «rivolta di Maj­dan»? O esi­stono rivolte di piazze di serie A e quelle di serie B?

La Cri­mea, russa a tutti gli effetti, è andata per le spicce e si è auto­pro­cla­mata indi­pen­dente chie­dendo, subito bene accetta da Mosca, l’adesione alla Rus­sia. La Cri­mea e tutta l’Ucraina sono la linea di difesa estrema e di sicu­rezza della Rus­sia. Cir­con­data da Occi­dente da tutti gli ex paesi del Patto di Var­sa­via inglo­bati ormai den­tro l’Alleanza atlan­tica, con tanto di basi, sistemi di guerra, scudi spa­ziali. Men­tre su piazza Maj­dan non solo il capo della Cia, ma repub­bli­cani, Joe Biden e Kerry sono ormai di casa. Che ci stanno a fare a decine di migliaia di chi­lo­me­tri dagli Stati uniti? Chi desta­bi­lizza dav­vero gli inte­ressi degli ucraini? Che dovreb­bero essere demo­cra­tici e final­mente fede­rali, per una rap­pre­sen­tanza vera del secondo più grande Paese d’Europa, ma anche al di fuori di ogni alleanza mili­tare precostruita.

E con­tro i vec­chi e nuovi oli­gar­chi e i dik­tat del Fondo mone­ta­rio inter­na­zio­nale che ora torna in forze ma che durano da anni con­tro le classi subal­terne ucraine. Men­tre le scene di guerra aumen­tano, il nano poli­tico — con tutto il rispetto dei nani — dell’Unione euro­pea si nasconde, quello dell’Italia è un vuoto asso­luto che com­pra e assem­bla aerei da guerra e con­cede basi mili­tari a danno del ter­ri­to­rio. Vive l’Europa la ver­go­gna, dopo tante espe­rienze nefa­ste e di guerre «uma­ni­ta­rie» nei Bal­cani, di essere diven­tata sol­tanto una moneta che riduce in mise­ria i suoi popoli costi­tuenti, e sol­tanto un’alleanza mili­tare, la Nato a guida esclu­siva degli Stati uniti. La chia­mano demo­cra­zia occi­den­tale. E odia la pace.

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