Fatah – Hamas, raggiunto l’accordo di riconciliazione

by redazione | 24 Aprile 2014 9:54

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Dob­biamo cre­derci? Lo scet­ti­ci­smo è d’obbligo dopo aver assi­stito per anni, dal 2007 in poi, a strette di mano e ad accordi di ricon­ci­li­zione tra Fatah e Hamas pun­tual­mente rima­sti pezzi di carta. E anche l’annuncio fatto ieri dal pre­mier di Hamas, Ismail Haniyeh, della for­ma­zione entro qual­che set­ti­mana di un governo uni­ta­rio potrebbe rive­larsi l’ennesimo ten­ta­tivo fal­lito di una riu­ni­fi­ca­zione nazio­nale pale­sti­nese. Chi sem­bra cre­derci o finge di cre­derci per ragioni di oppor­tu­nità poli­tica, è pro­prio Israele, che ieri, peral­tro, ha inviato i suoi cac­cia­bom­bar­dieri a sgan­ciare mis­sili con­tro una “cel­lula ter­ro­ri­stica” a nord di Gaza – almeno 4 feriti -, poco dopo l’annuncio dell’accordo Fatah-Hamas fatto dal pre­mier isla­mi­sta Ismail Haniyeh. Un col­le­ga­mento tra le due cose non è dimo­stra­bile ma il raid aereo ha inviato un mes­sag­gio molto chiaro ai pale­sti­nesi. Secondo gli espo­nenti più radi­cali del governo israe­liano l’accordo rag­giunto ieri a Gaza rive­le­rebbe l’unità dei veri obiet­tivi dei “ter­ro­ri­sti” di Hamas e dei lea­der di Fatah: la distru­zione dello Stato di Israele. E il pre­si­dente pale­sti­nese Abu Mazen, aggiun­gono, avrebbe adesso tro­vato «il pro­prio posto natu­rale, nel caldo abbrac­cio degli assas­sini di Hamas». Per il pre­mier Neta­nyahu la pace tra Israele e Olp non può pas­sare per la ricon­ci­lia­zione interna pale­sti­nese e con que­sta moti­va­zione ha pron­ta­mente annul­lato l’incontro tra i nego­zia­tori delle due parti pre­vi­sto ieri sera. Nelle ore suc­ces­sive erano attese le rea­zioni dfell’Amministrazione Obama.

Ieri è stata con­cor­data la for­ma­zione entro cin­que set­ti­mane di un governo pale­sti­nese di unità nazio­nale. Abu Mazen ini­zierà subito le con­sul­ta­zioni per affi­dare l’incarico di pre­mier. Sei mesi dopo la nascita di que­sto ese­cu­tivo si svol­ge­ranno simul­ta­nea­mente in Cisgior­da­nia e a Gaza nuove ele­zioni, legi­sla­tive e pre­si­den­ziali. Le intese rag­giunte nel corso degli incon­tri, pre­ve­dono anche la rior­ga­niz­za­zione interna dell’Olp, di cui Hamas non fa parte e dove il movi­mento isla­mico chiede di entrare con una rap­pre­sen­tanza ade­guata alla sua forza poli­tica. Un altro nodo, forse quello più dif­fi­cile, è il con­trollo delle forze di sicu­rezza pale­sti­nesi. Abu Mazen vor­rebbe lo scio­gli­mento di quelle create da Hamas a Gaza, una pos­si­bi­lità che al momento appare molto remota.

A Gaza, stretta nella morsa dei bloc­chi asfis­sianti attuati da Israele ed Egitto, migliaia di per­sone sono spon­ta­nea­mente scese in strada a festeg­giare dopo l’annuncio dell’accordo. Ma quello che stanno pro­vando a cele­brare Abu Mazen e i ver­tici di Hamas in realtà è un matri­mo­nio di con­ve­nienza, dopo anni di sepa­ra­zione e di scon­tro vio­lento. Il pre­si­dente pale­sti­nese ha più volte calato la carta della riap­pa­ci­fi­ca­zione con Hamas per lan­ciare mes­saggi a Israele e Stati Uniti. E que­sto potrebbe essere ancora più vero ora, a pochi giorni dalla sca­denza (29 aprile) dei nove mesi di nego­ziati bila­te­rali israelo-palestinesi, tanto voluti dal Segre­ta­rio di stato Usa John Kerry e che non hanno dato alcun risul­tato con­creto per la fine dell’occupazione israe­liana e per la piena libertà e indi­pen­denza dei pale­sti­nesi. La ricon­ci­lia­zione in que­sta fase serve anche ad Hamas. Il movi­mento isla­mico è com­ple­ta­mente iso­lato dopo il colpo di stato mili­tare in Egitto cul­mi­nato con l’arresto e la deten­zione del pre­si­dente e suo alleato Moham­med Morsi. Nel resto della regione, peral­tro, si è arre­stata la forte ascesa del movi­mento dei Fra­telli Musul­mani, soste­nuto dal Qatar. I diri­genti di Hamas che appena un anno fa gode­vano di uno sta­tus di fatto di lea­der di un minu­scolo emi­rato isla­mico, oggi sono ai mar­gini, tenuti distanza un po’ da tutti nella regione, ad ecce­zione del Qatar. L’accordo con Fatah e l’Olp per­ciò per Hamas è un mezzo per uscire dall’isolamento e per recu­pe­rare spazi di mano­vra poli­tica. Per l’analista Hani al Masri «Le due parti hanno fatto i loro cal­coli, la ricon­ci­lia­zione però è ben poca cosa sul ter­reno, può crol­lare subito, rischia di avere una vita molto breve».

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