Finanzieri neri e 007 deviati a quei tavoli in via Giulia la rete per salvare Dell’Utri

by redazione | 12 Aprile 2014 9:27

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ROMA – C’è un uomo che potrebbe avere aiutato Marcello Dell’Utri a fuggire in Libano: Gennaro Mokbel, l’affarista della Roma nera. Lo dice il fratello di Dell’Utri, Alberto, in un’intercettazione ambientale ritenuta attendibile dalla Dia di Palermo. «Ci sono tutti gli elementi per pensare – dicono infatti gli investigatori – che realmente gli abbia indicato il soggetto di cui potersi fidare» per la sua fuga in Libano. È attendibile, sostengono gli investigatori, perché Mokbel conosceva da sempre il senatore. Ne condivideva passioni (l’arte e i cimeli mussoliniani) e amicizie politiche. Ma soprattutto perché Mokbel era realmente in grado di dare il supporto logistico per il piano di fuga dell’ex senatore. Agli atti risulta infatti che l’affarista sia stato un commerciante di diamanti in affari con il mediorente. E che in quell’area abbia contatti nel mondo politico ed economico.
Mokbel è poi il centro di una fitta rete di relazioni – fatta di affaristi e di politici dell’estrema destra – che con base Roma avrebbero aiutato l’ex senatore a fuggire dall’Italia prima della sentenza della Cassazione. Per questo per scoprire dove è finito Dell’Utri, gli investigatori partono proprio dalla Capitale e dai tavoli sempre pieni di Assunta Madre, il ristorante vip di via Giulia. È qui che l’otto novembre del 2013 una cimice intercetta una lunga conversazione ambientale tra Alberto Dell’Utri, il fratello di Marcello, e Vincenzo Mancuso, un imprenditore che frequenta abitualmente il ristorante. La registrazione è casuale: quel microfono era stata piazzato dagli agenti della squadra mobile di Roma in un procedimento penale aperto da poco a carico di Gianni Micalusi, detto Johnny, il proprietario del ristorante. Johnny è indagato per riciclaggio in una delicatissima inchiesta seguita dal procuratore aggiunto della Dda di Roma, Michele Prestipino. Un’inchiesta che mira a capire appunto da dove vengono i soldi di Micalusi. Ufficialmente il suo ristorante è di proprietà dei figli ventenni e di un calabrese di Mazara del Vallo coinvolto in passato in un’inchiesta di ‘Ndrangheta. Ma l’unico ad accogliere i clienti – dal camorrista Michele Sen- se a politici di sinistra e destra è sempre lui, Gianni. Che è stato in affari anche con quel Pasquale De Martino, il cui nome torna sia nelle inchieste della P4 accanto a quello di Marcello Dell’Utri che in altre indagini quando si parla di collegamenti con Senese e con Massimo Carminati, l’ex dei Nar e della banda della Magliana, buon amico proprio di Mokbel.
Ma la conoscenza tra Mokbel e Dell’Utri non è mediata. È diretta. Lo dimostra un’indagine dei Ros ed è confermata anche dallo stesso Dell’Utri. È il 12 febbraio del 2008, per esempio, quando in un ufficio dei Parioli, Mokbel viene intercettato nell’ambito dell’inchiesta sul presunto maxi riciclaggio nell’inchiesta Telecom Sparkle e Fastweb. E tra le altre cose racconta di una cena con Dell’Utri nella quale avrebbe sponsorizzato la candidatura di Nicola Di Girolamo, ex senatore del Pdl che ha patteggiato una condanna a cinque anni nell’inchiesta: «Quando verrà – diceva Mokbel – se tu mi ricordi, quando siamo stati a cena con Dell’Utri, con Alberto, e lui ha fatto: “C’è la possibilità di una banca, importante, perché con due milioni e mezzo io posso comprare una cosa a Milano” gli ha attaccato una pippa Nicola… che lui so’ tutte chiacchiere, quello non ci sta, quell’altro non ci sta, quello sta fuori… ». Dice quindi Mokbel che è stato a cena con Dell’Utri men- tre in un’altra racconta di aver parlato della candidatura di De Girolamo.
«Effettivamente – ammise allora Dell’Utri – conosco Mokbel, ma non ricordo di essermi mai occupato della candidatura di Di Girolamo. Mokbel sapendo che io sono un appassionato del pittore Fabio Clerici di cui lui è un collezionista mi ha cercato più volte… voleva fare una mostra, ma mi sembra che sia accaduto di recente». In realtà i due hanno anche una passione comune per l’estrema destra italiana, con Dell’Utri che da bibliofilo va a caccia dei diari di Mussolini e Mokbel che a casa ha ovunque busti del duce e quadri di Hitler. «Ma non abbiamo mai parlato d’altro spiegò all’epoca il senatore che di arte. So che ha delle gallerie, ci siamo sentiti in varie occasioni, ma sempre in ragione dell’interesse comune…». «Arte, soltanto arte – conferma oggi l’avvocato di Dell’Utri Pino Di Pieri – Questo Mokbel non ha nessun contatto con il senatore. Noi di questa intercettazione, che tra l’altro è stata ritenuta inutilizzabile in questo procedimento dal tribunale del Riesame, ne siamo venuti a conoscenza a marzo quando fu chiesto e respinto il divieto di espatrio. Ma è tutta una costruzione, sono chiacchiere in libertà tra due persone delle quali Dell’Utri non ha mai saputo nulla».

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