I figli potranno cercare i genitori biologici? I dilemmi dell’ eterologa

by redazione | 11 Aprile 2014 11:43

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L’eterologa ora si può fare anche in Italia. Ma come? Con quali regole? Per i giuristi ci sono, per i politici vanno scritte per richiamare i centri a una disciplina univoca. La Corte costituzionale ha cancellato il divieto contenuto nella legge, la numero Quaranta del 2004, sulla procreazione medicalmente assistita. Una svolta storica. Eravamo l’unico Paese europeo a vietarla. Fra un mese usciranno le motivazioni. E allora si capirà meglio cosa hanno deciso i giudici e come potrà avvenire la riapertura alle tecniche che implicano l’impiego di cellule-gameti (ovocita e spermatozoi) non appartenenti alla coppia ma donati. Molti sono i punti da approfondire. A cominciare dall’anonimato di chi «fornisce» gameti, cioè chi li cede a persone infertili. È un loro diritto? O deve prevalere l’interesse del bambino desideroso o bisognoso per motivi medici,di sapere chi ha reso possibile la sua nascita?
Nuova legge?
Prima del 2004 la materia era molto confusa. I centri si autogestivano. «Le società scientifiche devono produrre delle linee guida, siamo pronti a partire», non vede difficoltà Andrea Borini, della Sifes (Società italiana di fertilità e sterilità). Ma sarà davvero così semplice ricominciare? «Non c’è certezza del diritto — commenta Cinzia Caporale, vicepresidente del Comitato nazionale di bioetica —. Il cittadino, medico o paziente che sia, gira come bendato. Se non è un fine giurista non è in grado di capire cosa è lecito e cosa no. È il peggiore dei mali». Sarà forse necessaria una nuova legge che tenga conto di quanto hanno sancito i giudici in questi anni. Il ministro della Salute Betarice Lorenzin ragiona: «L’introduzione dell’eterologa nel nostro ordinamento è un evento complesso che difficilmente potrà essere attuato solo con decreti. Ci sono aspetti delicati. Non bastano atti amministrativi».
Le norme in Europa
Secondo l’ultimo rapporto della Commissione europea sulla donazione di cellule per fini riproduttivi, l’ eterologa è permessa in tutta Europa. L’Italia era l’unica a vietarla. Prima del 2004 era consentita solo nelle cliniche private perché una circolare del ministro della Salute Degan, nel 1985, l’aveva esclusa dagli ospedali pubblici. In alcuni Paesi oltre a essere prevista dalla legge è normata da linee guida nazionali o internazionali. In Irlanda manca una legge. In Italia un riferimento potrebbe essere il parere del Comitato nazionale di bioetica dove viene richiamata l’attenzione soprattutto sul diritto del figlio a sapere come è stato concepito. Con un’inversione di tendenza sul piano etico e giuridico internazionale: l’abbandono della tesi dell’anonimato totale del donatore. Due le linee di pensiero emerse: una a sostegno dell’anonimato parziale (accesso solo alle informazioni genetiche), l’altra favorevole a rivelare anche l’identità del donatore.
L’anonimato del donatore
Il diritto del donatore di ovociti e spermatozoi a restare anonimo era previsto in tutta Europa fino all’inizio del 2000. Poi il paletto è saltato in molti Paesi. Ha cominciato l’Austria, seguita da Germania, Svizzera, Olanda, Norvegia, Gran Bretagna, Svezia, Finlandia e, al di fuori dell’Europa, Australia. In Svezia l’abolizione di questo segreto ha comportato un drastico calo di donatori. L’anonimato totale in ogni caso non può essere mantenuto nei confronti del centro di pma: nei registri delle banche in genere viene indicata l’identità. In Gran Bretagna sono richiesti ai donatori informazioni sul numero di bambini avuti col proprio partner e su eventuali problemi medici. Si può addirittura lasciare un messaggio di benvenuto al figlio biologico. In Spagna gli uomini non possono donare più di sei volte per evitare incroci tra fratelli di famiglie diverse.
«Negli anni è stata data la precedenza all’interesse del bambino. In Australia hanno legiferato in senso retroattivo» dice Edgardo Somigliana, direttore del Centro per la cura dell’infertilità della Mangiagalli di Milano. E aggiunge: «Per affossare l’eterologa basterà decidere che si può accedere all’identità del donatore e che è vietata ogni forma di rimborso».
Gratuita o a pagamento?
Quasi ovunque viene affermato il valore della gratuità della donazione. Questo è scritto nella maggior parte delle leggi Ue e dove non è scritto, come in Germania e Danimarca, c’è una raccomandazione a non pagare. Però i modi di aggirare l’ostacolo esistono. Si ricorre alla formula del «rimborso spese». Certo è che per una donna produrre ovociti non è uno scherzo. Deve prendere ormoni e sottoporsi a un prelievo. Insomma, per farlo da volontarie bisogna essere molto motivate e altruiste.
Le tutele per il nascituro
I figli dell’ eterologa sono ben protetti in Italia. Già la legge 40 stabilisce che «nel caso la coppia si sottoponga a eterologa all’estero non può disconoscere il nascituro e il donatore non può avanzare nessun diritto sul bambino». «Abbiamo un sistema di garanzie ben consolidato, più avanzato rispetto ad altre realtà, servono solo dei ritocchi. Il Far West non è tornato» rassicura il costituzionalista Stefano Rodotà.
Margherita De Bac

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