Pensioni. Anziani presi per fame

Pensioni. Anziani presi per fame

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Oltre che a un piano per il lavoro forse è arri­vato il momento che Mat­teo Renzi comici a pen­sare anche a un piano per le pensioni, o meglio per i pen­sio­nati. Spe­cie per quelli, e pur­troppo sono quasi la metà, costretti ormai a fare i mira­coli per soprav­vi­vere. Si tratta di più di 7 milioni di anziani che let­te­ral­mente tirano a cam­pare con meno di 1.000 euro al mese e di que­sti 2,2 milioni lo fanno addi­rit­tura con meno di 500. E le donne, con una pen­sione in media più bassa del 30% rispetto agli uomini, pagano ancora di più gli effetti di que­sta situa­zione. Vivere così, se non impos­si­bile, è di sicuro dif­fi­cile. «Mi domando fino a quando il governo potrà fare finta di niente», com­menta il segre­ta­rio della Spi-Cgil Carla Can­tone di fronte ai dati sulle pen­sioni dif­fusi ieri dall’Istat. E come lei la pen­sano anche le altre orga­niz­za­zioni sin­da­cali, men­tre il Coda­cons chiede al pre­mier di inter­ve­nire sulle pen­sioni più basse met­ten­dole almeno al riparo dall’inflazione reale. Inu­tile, insi­ste l’associazione dei con­su­ma­tori, seguire le indi­ca­zioni date del com­mis­sa­rio Cot­ta­relli e pren­der­sela con le pen­sioni di inva­li­dità, di rever­si­bi­lità e di guerra. Per il Coda­cons piut­to­sto sarebbe meglio col­pire le pensioni più ric­che alzando le ali­quote Irpef, oggi ferme al 43%. A tutti ieri ha rispo­sto Pier Carlo Padoan, for­nendo però solo par­ziali ras­si­cu­ra­zioni. «Le pen­sioni, come ha detto il pre­mier Renzi, non si toc­cano», ha infatti garan­tito il tito­lare dell’Economia, che però ha anche aggiunto come il governo si riservi di discu­tere i det­ta­gli. Nean­che una parola, però, su pos­si­bili aumenti almeno delle pensioni più basse.

I dati dell’Istat. Si rife­ri­scono al 2012 e quan­ti­fi­cano in 16,6 milioni di pen­sio­nati (75 mila in meno rispetto al 2011) i pen­sio­nati pre­senti in Ita­lia, per una spesa com­ples­siva che ammonta a 270,720 milioni di euro. Spesa che per il 71,8% è assor­bita dalle pensioni di vec­chiaia, il 14,7% da quelle ai super­stiti, il 4% da quelle di inva­li­dità, il 7,9% dalle pen­sioni assi­sten­ziali e l’1,7% dalle inden­ni­ta­rie. L’importo medio annuo è pari a 11.482 euro, 253 euro in più rispetto al 2011.

1.000 euro al mese. Il 42,6% dei pen­sio­nati per­ce­pi­sce un red­dito da pen­sione infe­riore a 1.000 euro al mese; il 38,7% tra 1.000 e 2.000 euro, il 13,2% tra 2.000 e 3.000 euro; il 4,2% tra 3.000 e 5.000 euro e il restante 1,3% per­ce­pi­sce un importo supe­riore a 5.000 euro.

Nel det­ta­glio ci sono 2,2 milioni di pen­sio­nati, ovvero il 13,3%, sotto i 500 euro men­sili. La fetta più ampia si trova tra i 500 e i 1.000 euro, si tratta di poco meno di 4,9 milioni di per­sone (il 29,3%). Seguono coloro che per­ce­pi­scono asse­gni tra i 1.000 e il 1.500: in tutto 3,7 milioni (22,6%). Nella classe d’importo tra i 1.500 e i 2.000 si trova il 16,1%, pari a circa 2,7 milioni. Natu­ral­mente più cre­sce l’importo degli asse­gni e più si assot­ti­glia il numero di pen­sio­nati, ecco che sopra i 3.000 euro al mese si con­tano circa 47 mila per­sone. Guar­dando alla tipo­lo­gia delle pen­sioni, risulta che quelle di vec­chiaia assor­bono il 71,8% della spesa, quelle ai super­stiti il 14,7%, quelle d’invalidità il 4,0%. Le pensioni assi­sten­ziali pesano, invece, per il 7,9% e le inden­ni­ta­rie per l’1,7%. A livello ter­ri­to­riale, il 47,8% delle pensioni è ero­gato al Nord, il 20,5% al Cen­tro e il restante 31,7% nel Mez­zo­giorno. Pas­sando all’età, il 26,5% dei pen­sio­nati ha meno di 65 anni, il 50,0% è tra 65 e 79 anni e il 23,5% ha più di 80.

E i ric­chi. Ci sono, ovvia­mente, anche quelli che pos­sono con­tare su asse­gni più sostan­ziosi. Nel 2012 199.231 (l’1,3%) dei pen­sio­nati ha per­ce­pito una pen­sione che supera i 5 mila euro al mese, men­tre sono 11 mila 683 (0,1%) quelli che rice­ve­vano un red­dito da pen­sione da 10 mila euro e più al mese.

Le rea­zioni. Il demo­cra­tico Davide Zog­gia si dice «pre­oc­cu­pato» dai dati dell’Istat. «In un paese che invec­chia e che si orga­nizza di fatto su un wel­fare fami­liare, pen­sare di vivere con meno di 1.000 euro al mese è a rischio di allarme sociale». Il segre­ta­rio della Uil Pen­sio­nati, Romano Bel­lis­sima chiede l’estensione dei degli inter­venti di ridu­zione fiscale anche ai pen­sio­nati, men­tre per la Fipac Con­fe­ser­centi il suo pre­si­dente Mas­simo Vivoli chiede al governo di «inter­ve­nire urgen­te­mente a favore di pen­sio­nati e lavo­ra­tori autonomi».


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