Due preti rapiti, l’ombra di Boko Haram

Due preti rapiti, l’ombra di Boko Haram

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ANCHE in Italia il nome di Boko Haram ormai ha una brutta fama: da ieri non sarà più sconosciuto quasi a nessuno. Nella notte fra venerdì e sabato due sacerdoti italiani e una suora canadese sono stati rapiti nell’estremo Nord del Camerun, in una zona al confine con la Nigeria e il Ciad. Anche se non c’è stata ancora una rivendicazione, è praticamente sicuro che siano stati loro, gli integralisti islamici nigeriani, a portar via Gianantonio Allegri, 57 anni e Giampaolo Marta, 47 anni, assieme a suor Gilberte Bussier, di 80 anni. I miliziani sono arrivati a volto scoperto alle 2 di notte, hanno devastato i locali della missione in cui dormivano i religiosi e, dopo averli accuratamente selezionati fra i presenti, se li sono portati via senza problemi. «L’unico dubbio che abbiamo è che si possa trattare di un gruppo camerunese che era stato infastidito dal ritrovamento di un deposito di armi denunciato alla polizia», dicono fonti del Ministero degli Esteri che lavorano al rapimento, «ma per il resto tutto parla di Boko Haram». Il luogo del rapimento, Maroua, è nel Nord del Camerun, in quella zona in cui il paese – come dicono i locali – si piega a “becco d’anatra” fra i confini della Nigeria e del Ciad. Una zona che viene attraversata di continuo dalle carovane che alimentano di armi e rifornimenti i vari i gruppuscoli che oltre confine, in Nigeria, formano la galassia nota come Boko Haram.
I due sacerdoti italiani sono preti della diocesi di Vicenza assegnati alla missione in Camerun come “fidei bonum”: non sono cioè membri di congregazioni missionarie come i comboniani o di altre congregazioni che comunque operano anche all’estero come i gesuiti, i salesiani o altri. Sono preti che hanno una loro parrocchia in Italia, un rapporto con la loro diocesi nazionale, che hanno chiesto al loro vescovo di partire in missione per un certo periodo e con la diocesi mantengono un rapporto continuo che anzi allargano e consolidano con la missione africana in cui vengono inviati. Per questo ieri a Vicenza il vescovo Beniamino Pizziol ha invitato tutte le parrocchie della diocesi alla preghiera: «Siamo tutti molto scossi, non vogliamo complicare le cose con parole o azioni non calibrate».
Nella casa di Maroua in cui è ospitato il gruppo di suore della Divina Volontà di Bassano del Grappa di cui fa parte la religiosa canadese, vivono altri due sacerdoti italiani, don Maurizio Bolzon e don Leopoldo Rossi. Nei giorni scorsi avrebbero ricevuto minacce da alcuni criminali a cui la polizia avrebbe sequestrato un carico di armi. Secondo una delle suore proprio ieri era previsto un incontro tra i sacerdoti per capire come proteggersi.
Detto questo, a Roma però molti ritengono che il rapimento sia un’azione di miliziani di Boko Haram entrati in Camerun dalla Nigeria. «Boko Haram ormai è una galassia di alcune centinaia di gruppi», dice padre Giulio Albanese, missionario comboniano che conosce bene l’Africa e la regione. «La linea di confine fra Nigeria e Camerun è lunga 1.700 chilometri, e da lì può passare di tutto». Padre Giulio sottolinea che «quella di Boko Haram è una battaglia per il potere prima che una guerra di religione, perché hanno fatto centinaia e centinaia di morti anche fra i musulmani nel loro tentativo di consolidamento e di espansione nel Nord della Nigeria». Ma certo l’obiettivo del gruppo è quello di ridimensionare la presenza cristiana in Nigeria e di rovesciare il governo federale.
Il gruppo fu fondato nel 2002 dallo sceicco Mohammed Yusuf per riportare nel paese africano una sharia senza compromessi con la modernità. Yusuf creò nella città di Maiduguri una moschea e una scuola islamica, che presto diventarono un centro di reclutamento per combattenti jihadisti legati ad Al Qaeda in Africa. Nel 2009 provarono a conquistare il controllo della città: la polizia e l’esercito risposero, finì in una strage, con centinaia di miliziani di Boko Haram uccisi o arrestati. Da allora, anche dopo la morte di Yusuf, i gruppi di Boko Haram si sono dedicati a continue azioni terroristiche: soprattutto la domenica, le chiese cristiane vengono assaltate, i morti sono stati centinaia e centinaia. I militari nigeriani rispondono con incursioni violente che però non riescono a risolvere il problema, ma spostano i miliziani di Boko Haram nei santuari in cui riescono a nascondersi prima di colpire nuovamente.
A novembre dell’anno scorso un altro sacerdote cattolico, il francese padre Georges Vandenbeusch, era stato rapito in una modo più o meno simile. Boko Haram rivendicò l’operazione e avviò una trattativa con i servizi di intelligence francesi. Sempre in quella regione una intera famiglia, sette persone con padre madre e 5 figli, i Moulin-Fournier, erano stati rapiti a febbraio 2013 mentre erano in vacanza: sono stati liberati a fine aprile. Tutti dicono che Boko Haram si è fatto pagare milioni di euro che sono poi serviti a finanziare i suoi traffici e la sua “jihad”


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