Camusso: «Questa è la festa dei disoccupati»

Camusso: «Questa è la festa dei disoccupati»

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Con la «suspense» sulla presenza di Matteo Renzi, martedì a Rimini la Cgil va a congresso. Preceduto dal primo maggio a Pordenone e dalle Giornate del lavoro – una tre giorni di dibattiti, incontri, lectio magistralis – sempre a Rimini. Susanna Camusso presenta questi otto giorni di fuoco affrontando i tanti temi sul tavolo. Si parte da una constatazione amara quanto reale. Il primo maggio è diventato ormai «all’insegna della disoccupazione più che del lavoro. Un primo maggio caratterizzato dal lavoro che non c’è, soprattutto per i giovani». E nel giorno in cui escono i nuovi dati sulla disoccupazione il segretario generale della Cgil avverte il governo: «Non si parla di uscita dalla crisi e di crescita se non si inverte significativamente il dato della disoccupazione».
Cgil, Cisl e Uil hanno deciso di festeggiare il Primo maggio a Pordenone, dove c’è lo stabilimento Electrolux di Porcia, il principale dei quattro italiani. La vertenza contro la proprietà svedese è infatti «emblematica perché si tratta di una delle tanti multinazionali che stanno ridimensionando il loro impegno nel nostro Paese e perché Electrolux ha attaccato il valore retributivo del lavoro » quando «inizialmente aveva proposto un taglio del 20 per cento del salario » ma anche adesso «quando spaccia per produttività i tagli delle pause, dei distacchi, delle assemblee, continuando come gran parte delle imprese a scaricare la crisi sui soli lavoratori». È il settore industriale quello che sta peggio «e non si capisce come con questa tendenza potremo mantenere l’obiettivo europeo del 20 per cento di attività industriale, difficile se non si innova, masi chiude soltanto: c’è un divario – sottolinea Camusso – tra le indicazioni e le disponibilità del capitalismo italiano, con i soli fondi esteri che investono ». Al centro della crisi c’è la siderurgia che rischia di chiudere tutta: Lucchini, Acciaierie di Terni e Ilva: «I tre governi che si sono succeduti hanno sottovalutato la crisi di Piombino», Terni è stata lasciata «terra di nessuno » e «a Taranto non ci sono ancora i piani di bonifica», riassume Camusso.
«NESSUNO DEMOCRATICO COME NOI»
Si passa poi a parlare del Congresso. E il primo aggettivo scelto per definirlo – «sobrio» – dà bene l’idea del momento che attraversa il Paese e il sindacato tutto. Più corto rispetto al passato «solo tre giorni», sarà anche l’occasione per interrogarsi sullo strumento: «Salvaguardando la partecipazione e la delega alle assemblee, costruiremo un percorso meno faticoso ma più ricco».
Ma i dati parlano chiaro – «quasi 1,7 milioni di votanti nonostante i milioni di lavoratori in cassa integrazione, 40mila assemblee in aumento sullo scorso congresso» – e portano ad un’orgogliosa rivendicazione del ruolo e della natura della Cgil: «Si tratta di uno straordinario esercizio democratico e di un elemento di vitalità della nostra organizzazione: sfidiamo altri soggetti a fare di più», aggiunge Camusso. Saranno dunque 953 i delegati al congresso di Rimini – equamente divisi fra categorie e territori – in rappresentanza dei 5,7 milioni di iscritti a fine 2012 e in proporzione al 97,6% di voti al documento «Il lavoro decide il futuro», quello che inizialmente teneva assieme tutto il gruppo dirigente, Landini incluso.
«TESTO UNICO, ALTRA STAGIONE»
E qui si arriva al tema del Testo unico sulla rappresentanza. Ieri la Cgil ha ufficializzato i dati della consultazione degli iscritti afferenti a Confindustria e Confservizi – le due organizzazioni datoriali che hanno sottoscritto l’accordo con i sindacati – e il risultato è schiacciante: su 447mila votanti il Sì ha prevalso con il 95,5 per cento dei voti. Nella stessa scheda viene – con un eloquente asterisco – riportato anche il dato della consultazione della Fiom – 86,6 per cento di No- portata avanti con modalità diverse: era aperta a tutti i metalmeccanici. Sul tema – detto che il leader della mozione congressuale minoritaria Giorgio Cremaschi ieri ha ribadito di aver presentato un ricorso al tribunale di Roma perché «il testo del 10 gennaio viola la Costituzione e lo statuto della Cgil, la causa sarà discussa il 30 settembre » – Susanna Camusso ha spiegato: «Non facciamo finta che non ci sia stata la consultazione della Fiom, ma non faremo il congresso su quell’accordo. C’è una decisione chiara dei nostri iscritti, ora si passa ad un’altra stagione, quella dell’applicazione che viene demandata alla categorie». E a Landini che chiede di «migliorarlo assieme», il segretario generale Cgil risponde: «È difficile chiedere ad un’organizzazione di contrastare ciò che ha approvato».


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