Decreto casa. L’Expo coi soldi dei precari

Decreto casa. L’Expo coi soldi dei precari

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C’è una norma, ben nasco­sta nel Decreto casa, che dà un po’ il segno dell’attenzione del governo Renzi per i pre­cari: all’articolo 13, si sta­bi­li­sce infatti che i fondi per le sta­bi­liz­za­zioni del pub­blico impiego rima­sti da vec­chie finan­zia­rie (del 2005, 2006 e 2007, ma che ancora pote­vano essere utili), ver­ranno girati al Comune di Milano per la rea­liz­za­zione dell’Expo 2015. Dove peral­tro, va ricor­dato, buona parte del lavoro sarà a ter­mine o con «con­trat­tini» tutt’altro che stabili.

Il decreto, voluto dal mini­stro Ncd Mau­ri­zio Lupi, e più volte rima­neg­giato alle camere, ieri ha ali­men­tato il caos a Mon­te­ci­to­rio, visto che per tre volte è man­cato il numero legale per una sospen­sione del dibat­tito chie­sta dal Pd, a causa delle assenze della stessa mag­gio­ranza. Il decreto scade il 27 mag­gio, quindi in serata il governo ha posto la fidu­cia, che verrà votata lunedì, con­clu­dendo martedì.

E così Lupi – di un par­tito molto attento alle forze dell’ordine quale è l’Ncd – non farà man­care i soldi solo alle sta­bi­liz­za­zioni degli enti di ricerca, agen­zie fiscali e vigili del fuoco, ma per­fino ai cara­bi­nieri. L’elenco delle voci «defrau­date» dei 25 milioni di euro a favore dell’Expo è lungo, e coin­volge tanti pre­cari che avreb­bero potuto avere final­mente un destino di sta­bi­lità: tra que­ste, appunto, la «col­lo­ca­zione in sopran­nu­mero del per­so­nale sta­bi­liz­zato dell’Arma dei cara­bi­nieri» e la «pre­di­spo­si­zione da parte delle pub­bli­che ammi­ni­stra­zioni dei piani trien­nali per la pro­gres­siva sta­bi­liz­za­zione del per­so­nale pre­ca­rio non dirigenziale».

La denun­cia viene dal gruppo M5S in Com­mis­sione Ambiente della Camera: «Ini­zial­mente – spiega Mas­simo De Rosa, depu­tato M5S – una parte delle risorse doveva essere pre­le­vata aumen­tando le accise sul riscal­da­mento; poi per for­tuna que­sto punto è caduto, ma tutto il pre­lievo si è con­cen­trato sui fondi per i precari».

De Rosa segnala tra l’altro che «le schede dei tec­nici della Camera alle­gate al decreto, regi­strano il fatto che que­sti 25 milioni non sono in realtà nean­che certi, per­ché potreb­bero essere stati già impe­gnati» (e non è detto che lo siano stati per i pre­cari): quindi in futuro si potreb­bero aprire nuovi buchi e con­se­guenti par­tite di giro.

Ma non basta, per­ché a parte la novità sull’Expo infi­lata a tra­di­mento in un decreto che parla di emer­genza casa, vanno anche ricor­date tutte le norme cape­stro con­te­nute in que­sta legge, che favo­ri­scono i pri­vati – immo­bi­lia­ri­sti o costrut­tori – a disca­pito degli inqui­lini, spe­cie dei più poveri, anziani, disoc­cu­pati o precari.

Senza un tetto? Non l’avrai mai.

Il punto prin­ci­pale di svolta riguarda il trat­ta­mento riser­vato a chi occupa degli sta­bili: il decreto pre­vede che que­sti cit­ta­dini non potranno avere più la resi­denza, gli allacci ad acqua, luce e gas, l’accesso ai bandi per l’edilizia popo­lare per 5 anni. «Così si negano dei diritti costi­tu­zio­nali, ricor­re­remo alla Con­sulta», dicono i Cinquestelle.

«Spesso nelle case occu­pate, per­lo­più di pro­prietà pub­bli­che, abi­tano per­sone povere, disoc­cu­pati o pre­cari: ed esclu­derli per 5 anni dai bandi è assurdo – dice la depu­tata M5S Fede­rica Daga – Inol­tre negare la resi­denza signi­fica tra­sfor­marli in cit­ta­dini invi­si­bili, senza diritti poli­tici o la pos­si­bi­lità di curarsi nelle strut­ture pubbliche».

Ma non basta, per­ché se que­sti cit­ta­dini diven­te­ranno «invi­si­bili», altri inqui­lini sono desti­nati a diven­tare «pre­cari»: la legge pre­vede infatti la pos­si­bi­lità di «mobi­li­tare» (spo­stare for­zo­sa­mente) gli inqui­lini delle case popo­lari o degli enti che non rie­scano a riscat­tare l’alloggio, per ven­derlo a un terzo. Per loro si apre la pos­si­bi­lità (che non è un diritto) di affit­tare i nuovi alloggi che costrui­ranno le coo­pe­ra­tive o le ditte edili nella moda­lità dell’hou­sing sociale: il pri­vato, con incen­tivi e sgravi costrui­sce, ma poi deve dare le case a canone con­cor­dato. I Cin­que­stelle però cal­co­lano che gli affitti potreb­bero lie­vi­tare di 10 o 20 volte rispetto a quelli attuali: chi oggi in edi­li­zia popo­lare paga 50 o 100 euro, potrebbe ritro­varsi canoni fino a 1000 euro.

Ma c’è di più: que­ste ditte costrut­trici o coop potranno acce­dere anche ai fondi stan­ziati per soste­nere gli affit­tuari impos­si­bi­li­tati a pagare o morosi incol­pe­voli (cioè chi ad esem­pio ha perso il lavoro), sot­traendo loro pre­ziose risorse.

Infine, si apre la pos­si­bi­lità per nuovi fiumi di cemento: «Una delle norme del decreto – con­clude Daga – per­mette di cam­biare le desti­na­zioni d’uso agli sta­bili già esi­stenti di edi­li­zia popo­lare, auto­riz­zando l’abbattimento, la rico­stru­zione “modi­fi­cando la sagoma”, quindi temiamo anche con volumi aumen­tati, e in altro luogo».



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