Elezioni. Contare non sbarrare

Elezioni. Contare non sbarrare

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Il tri­bu­nale di Vene­zia, terza sezione civile, con l’ordinanza del 9 mag­gio ha rimesso alla Corte costi­tu­zio­nale il dub­bio di inco­sti­tu­zio­na­lità della soglia di sbar­ra­mento al 4% che la legge vigente pre­vede per le ele­zioni euro­pee. La Corte costi­tu­zio­nale tede­sca ha già dichia­rato l’incostituzionalità dello sbar­ra­mento al 5 e poi al 3% pre­vi­sto in quel paese con due suc­ces­sive sen­tenze (9 novem­bre 2011 e 26 feb­braio 2014). Il tri­bu­nale di Vene­zia ha sostan­zial­mente assunto le moti­va­zioni della corte tede­sca, pro­spet­tate dall’avvocato Beso­stri, già pro­ta­go­ni­sta della bat­ta­glia sul Porcellum.

Cosa dice la corte tede­sca? Il ragio­na­mento si può così sin­te­tiz­zare. Primo: uno sbar­ra­mento è comun­que lesivo del prin­ci­pio di egua­glianza del voto e tra i par­titi poli­tici. Secondo: può tro­vare giu­sti­fi­ca­zione ed essere costi­tu­zio­nal­mente con­sen­tito per esi­genze di gover­na­bi­lità e sta­bi­lità. Terzo: in Europa que­ste esi­genze non sus­si­stono, per­ché il par­la­mento non ha sul governo i poteri tipici di un sistema par­la­men­tare (rias­su­mi­bili in un rap­porto di fidu­cia). Quarto: la soglia è oggi per tale motivo inco­sti­tu­zio­nale. Quinto: la situa­zione potrebbe cam­biare, e la soglia dive­nire costi­tu­zio­nal­mente com­pa­ti­bile, se l’architettura isti­tu­zio­nale euro­pea dovesse in futuro cambiare.

Oggi, l’Europa è dei governi prima che dei popoli. La domi­nanza degli ese­cu­tivi è evi­dente. Abbiamo un Con­si­glio euro­peo dei capi di stato o di governo, un Con­si­glio euro­peo di ema­na­zione gover­na­tiva, una Com­mis­sione euro­pea del pari deri­vante dalle scelte dei governi, e un pre­si­dente della com­mis­sione per la cui scelta è deci­sivo un accordo inter­go­ver­na­tivo. Una prima timida cor­re­zione la vediamo nelle can­di­da­ture alla pre­si­denza pro­spet­tate agli elet­tori nel voto, e chissà se è nel senso giu­sto. Per con­tro, il par­la­mento euro­peo è solo com­par­te­cipe — non domi­nus — del pro­ce­di­mento di for­ma­zione della legge euro­pea, in cui è deci­sivo il ruolo degli organi di ema­na­zione gover­na­tiva. E non ha poteri sulla vita e sull’indirizzo poli­tico della Com­mis­sione euro­pea e del suo pre­si­dente, cui non vota la fidu­cia e che non ha il potere di rimuovere.

Que­sto assetto incide sulle poli­ti­che che attra­verso di esso si pro­du­cono. Non è banale l’argomento che è la domi­nanza gover­na­tiva nelle isti­tu­zioni che con­tri­bui­sce a dare all’Europa il volto arci­gno del rigore a tutti i costi. Sono i governi d’Europa, e non il par­la­mento euro­peo, a vene­rare il totem dei conti pub­blici. Per­ché è ovvio che la domi­nanza degli ese­cu­tivi si tra­duce nell’egemonia degli ese­cu­tivi degli Stati più forti e delle loro poli­ti­che — Ger­ma­nia in testa — e nella sostan­ziale subal­ter­nità di quelli più deboli, Ita­lia inclusa. Men­tre i diritti e i biso­gni dei cit­ta­dini dell’Unione, pur ampia­mente richia­mati nella nor­ma­tiva costi­tu­zio­nale euro­pea, riman­gono cedenti e reces­sivi. L’Europa è matri­gna per milioni di donne e di uomini anche per­ché è dei governi, e non dei popoli.

Per que­sto è impor­tante la bat­ta­glia sulla rap­pre­sen­ta­ti­vità del par­la­mento euro­peo e sulle soglie. Aprire a tutti i sog­getti poli­tici signi­fica dare visi­bi­lità e voce più com­piuta ai diritti e ai biso­gni delle per­sone che votano. Ma qui tro­viamo una con­trad­di­zione, che la Corte tede­sca espone. La soglia è inco­sti­tu­zio­nale, e quindi la rap­pre­sen­ta­ti­vità pre­vale, per­ché il par­la­mento conta poco. Se con­tasse di più, si giu­sti­fi­che­rebbe la soglia e la ridu­zione della rap­pre­sen­ta­ti­vità. È que­sto il dilemma per chi crede in una demo­cra­zia rap­pre­sen­ta­tiva e par­la­men­tare. Si può mai accet­tare una cen­tra­lità dell’assemblea elet­tiva con­qui­stata a spese della sua rap­pre­sen­ta­ti­vità? È la stessa con­trad­di­zione che viviamo in Ita­lia, con l’aggravante che attra­verso la riforma della legge elet­to­rale e della Costi­tu­zione si vuole simul­ta­nea­mente ridurre sia la rap­pre­sen­ta­ti­vità che il peso poli­tico del parlamento.

Come si arrivò alla soglia del 4%? Il blitz par­la­men­tare che nel giro di pochi giorni la intro­dusse, nell’imminenza delle elezioni euro­pee del 2009, volle ren­dere il sistema elet­to­rale euro­peo omo­ge­neo con quello nazio­nale (Por­cel­lum) nella let­tura data da Vel­troni nel 2008, con la chiu­sura a sini­stra della coa­li­zione. La porta chiusa nel 2008 doveva rima­nere chiusa. La rela­zione all’aula del senato (AS 1360-A, 13 feb­braio 2009) di Malan (FI) e Cec­canti (PD) ricorda che le regole elet­to­rali erano state nel 2008 «cur­vate poli­ti­ca­mente». Poco importa che il risul­tato fu poi deva­stante per il cen­tro­si­ni­stra e la sini­stra. E quanto all’assenza di esi­genze di gover­na­bi­lità, si dice che biso­gna comun­que evi­tare la fram­men­ta­zione delle rap­pre­sen­tanze di un grande paese «con con­se­guenze suc­ces­sive nega­tive per il peso degli eletti in Ita­lia, nei gruppi più rap­pre­sen­ta­tivi». Argo­mento certo ele­gante e di grande peso.

La strada per un Europa dei popoli è lunga e dif­fi­cile, nella poli­tica e nel diritto. Intanto, il ragio­na­mento posto nella sen­tenza 1/2014 sul Por­cel­lum sug­ge­ri­sce che la pro­nun­cia sulla legge elet­to­rale euro­pea potrebbe seguire un sen­tiero ana­logo a quello trac­ciato dalla Corte tede­sca. I para­me­tri costi­tu­zio­nali sono in Ita­lia essen­zial­mente gli stessi. Si vedrà. Ma qui e ora il luogo in cui ognuno difende il suo diritto di voto è l’urna. Non dimentichiamolo.



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