Il governo a Cantone «Poteri e quattro nomine»
ROMA — La squadra ancora incompleta dell’Autorità nazionale anticorruzione (Anac), guidata dal magistrato Raffaele Cantone, verrà integrata con i 4 componenti mancanti indicati dal governo al Parlamento tra 200 autocandidature giunte al ministero della Pubblica amministrazione. «Intendiamo procedere con la massima celerità», fa sapere il ministro Marianna Madia che sta lavorando per individuare nomi di alto livello, comunque condivisi dai partiti: «La maggioranza richiesta in commissione è dei due terzi ma noi puntiamo all’unanimità, come del resto è già avvenuto per la nomina del presidente».
Dopo le lamentele di Cantone — che in qualità di commissario per l’Expo ha reclamato più poteri e ha demolito il testo base anticorruzione che il 27 maggio andrà in fretta e furia in aula Senato — il governo cerca dunque di correre ai ripari. Integrata la squadra (l’Anac conta su 26 unità: 1 dirigente, 18 funzionari in comando, e 7 impiegati a tempo determinato), sarà necessario mettere mano ai correttivi indicati dallo stesso Cantone che ha fatto due richieste: più poteri ispettivi per la sua squadra e una normativa efficace per quanto riguarda appalti, anticorruzione, autoriciclaggio e falso in bilancio.
«A Cantone saranno dati i poteri che chiede, anzi saranno fatti su misura», annuncia il ministro Angelino Alfano (Interno) mentre il responsabile delle Infrastrutture, Maurizio Lupi, assicura che «i cantieri non rallenteranno». Il governatore Roberto Maroni (Lega) ha addirittura chiesto che a Cantone vengano dati «i poteri investigativi della magistratura» ma questo non è possibile perché l’Anticorruzione può agire sul piano della prevenzione ma deve passare la palla ai magistrati quando si entra nel campo della repressione: «L’Anac interverrà sul piano amministrativo e di supporto all’autorità giudiziaria», spiega il sottosegretario alla Giustizia Cosimo Ferri. E anche l’altro «vice» alla Giustizia, Enrico Costa, suggerisce un ruolo di «attivatore della magistratura». Cantone, in attesa di tempi migliori, ha già firmato una delibera che permetterà all’Anac, seppure incompleta, di proporre, su segnalazione o per iniziativa, «richieste istruttorie di informazioni alle amministrazioni pubbliche», valutando poi la possibilità di procedere ad attività ispettiva oppure di trasmettere gli atti alla Procura.
Eppure c’è qualcosa che non funziona se, allo stesso tempo, uno schema di disegno di legge organico inviato ormai un mese fa a Palazzo Chigi dal Guardasigilli Andrea Orlando è inspiegabilmente fermo: quel testo contiene il nuovo reato di autoriciclaggio e, soprattutto, norme sul controllo giudiziario delle aziende finite nel giro delle mazzette e degli appalti truccati che non devono per forza essere sequestrate e confiscate. Quale potrebbe essere quindi la prima risposta alla richiesta di Cantone? Il ddl Orlando potrebbe essere spacchettato. In questo modo l’autoriciclaggio arriverebbe al Senato sotto forma di emendamento del governo al testo base D’Ascola mentre il controllo giudiziario sulle imprese, che poi è lo strumento per non chiudere i cantieri nonostante le inchieste, dovrà trovare un treno cui essere agganciato.
Dino Martirano
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