I Radicali all’Europa: «Il governo mente»

by redazione | 24 Maggio 2014 9:35

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Sono due — e in con­trap­po­si­zione — i dos­sier che la Corte euro­pea dei diritti umani dovrà stu­diare per deci­dere se rico­no­scere, da mar­tedì pros­simo, il diritto al risar­ci­mento dei dete­nuti ita­liani, costretti in celle sovraf­fol­late, che hanno fatto o faranno ricorso, con­si­de­rando che i primi 6829 giac­ciono già in attesa del via libera. Quando infatti ieri mat­tina il pre­si­dente della Cedu, il lus­sem­bur­ghese Dean Spiel­mann, ha rice­vuto nello stu­dio di Stra­sburgo il mini­stro di Giu­sti­zia ita­liano Andrea Orlando col far­dello di com­piti fatti e di pro­getti appron­tati per risol­vere il pro­blema delle nostre car­ceri «inu­mane e degra­danti», sul suo tavolo, oltre alla cor­posa docu­men­ta­zione che il tito­lare di via Are­nula spera sia l’asso nella manica per evi­tare la valanga di san­zioni del Con­si­glio d’Europa, c’era già anche il dos­sier di 52 pagine inviato gio­vedì sera dai Radicali ita­liani per con­te­stare l’efficacia dei prov­ve­di­menti gover­na­tivi varati ad hoc e l’affermazione del mini­stro secondo il quale il pro­blema del sovraf­fol­la­mento sarebbe in via di risoluzione.

«Nel nostro dos­sier con­fu­tiamo accu­ra­ta­mente i dati uffi­ciali del Dap che par­lano di 48.309 posti rego­la­men­tari, con 60.197 dete­nuti pre­senti al 31 marzo scorso – rac­conta la segre­ta­ria del par­tito, Rita Ber­nar­dini – In realtà, il 2 aprile scorso, la stessa ammi­ni­stra­zione ha ammesso che i posti dispo­ni­bili erano “tem­po­ra­nea­mente” 43.547. E anche sul sito del mini­stero è com­parso recen­te­mente un aste­ri­sco a piè di pagina che avverte della pos­si­bi­lità di disco­sta­mento del dato reale, a causa di sezioni chiuse o ina­gi­bili. Secondo noi invece i posti legali sono 40.800. Per­ché ci sono isti­tuti che hanno più letti che dete­nuti, come nel caso della Sar­de­gna o degli Opg. Ma sono posti inu­ti­liz­za­bili, a meno che non si voglia depor­tare in massa 700 dete­nuti nell’isola o 400 negli ospe­dali psi­chia­trici giu­di­ziari. Cioè a meno che non si voglia fare un’operazione comun­que illegale».
Ber­nar­dini rac­conta di aver appena rice­vuto una let­tera da tre dete­nuti tra­sfe­riti nel car­cere di Alghero, a mille chi­lo­me­tri dalle loro fami­glie. «Mi hanno scritto che stanno meglio di prima – dice la diri­gente dei Radicali – per­ché ora vivono in tre in una cella da due, ma i loro fami­liari non hanno la pos­si­bi­lità di andarli a tro­vare. E que­sta è un’altra vio­la­zione dei diritti».

D’altra parte la sen­tenza Tor­reg­giani in sca­denza il 27 mag­gio non impone solo uno spa­zio minimo vitale tra i 3 e i 7 metri qua­dri per cia­scun dete­nuto, ma ricorda all’Italia che c’è una serie di con­di­zioni per con­si­de­rare la deten­zione “legale” secondo le norme inter­na­zio­nali: dalle ore d’aria all’acqua pota­bile, le docce a dispo­si­zione, il lavoro, l’affettività, le atti­vità sociali, l’igiene e soprat­tutto l’accesso alle cure. Tasto dolente.

Solo qual­che giorno fa i medici peni­ten­ziari del Simpse hanno lan­ciato l’allarme: il 32% dei dete­nuti ita­liani è tos­si­co­di­pen­dente, il 27% ha un pro­blema psi­chia­trico, il 17% ha malat­tie osteoar­ti­co­lari, il 16% car­dio­va­sco­lari e circa il 10% pro­blemi meta­bo­lici e der­ma­to­lo­gici. L’incidenza di malat­tie infet­tive den­tro il car­cere, poi, è tra le 25 e le 40 volte supe­riore che all’esterno: l’epatite C la più fre­quente (32,8%), seguita da Tbc (21,8%, ma il 50% nei dete­nuti stra­nieri), Epa­tite B (5,3%), Hiv (3,8%) e sifi­lide (2,3%).

È que­sto che pre­oc­cupa in par­ti­co­lare il Con­si­glio d’Europa che mar­tedì pros­simo terrà una con­fe­renza spe­ci­fica pro­prio sulla salute in car­cere, con la pre­sen­ta­zione di un nuovo rap­porto dell’Oms, e sul rischio di epi­de­mie. Ed è inte­res­sante stu­diare, nel dos­sier dei Radicali, il numero di ingressi dalla libertà dal 1991 ad oggi: salta agli occhi l’impennata di car­ce­ra­zioni, soprat­tutto di sog­getti stra­nieri, dal 2006 in poi, cioè da quando è entrata in vigore la legge sulle dro­ghe Fini-Giovanardi. Men­tre le dete­nute stra­niere aumen­tano con­si­de­re­vol­mente dal 2003, l’anno della Bossi-Fini. Il trend di car­ce­ra­zione gene­rale si è inver­tito solo dal 2012.

Nella docu­men­ta­zione inviata a Stra­sburgo i Radicali con­te­stano anche l’efficacia delle ultime leggi varate e l’inadeguatezza dei rimedi pro­po­sti dal governo ita­liano. A comin­ciare dalla limi­tata pos­si­bi­lità di accesso alla deten­zione domi­ci­liare o alla custo­dia nelle celle di sicu­rezza, nel caso di arre­sto in fla­granza di reato. Altro pro­blema su cui si pone l’accento è il «rime­dio interno» che il governo ha tro­vato per limi­tare, come chie­deva la stessa Cedu, il numero di ricorsi per vio­la­zione dei diritti umani che negli ultimi anni sta­vano inta­sando le aule di giu­sti­zia euro­pee. Dall’entrata in vigore della legge 10 del 21 feb­braio 2014, il ricorso può essere pre­sen­tato solo dinanzi ai magi­strati di sor­ve­glianza. Ma secondo i dati ripor­tati nel dos­sier radi­cale «la pianta orga­nica dei magi­strati di sor­ve­glianza pre­vede 173 unità, men­tre i posti coperti sono 158» e «la carenza strut­tu­rale del per­so­nale dà luogo almeno da un decen­nio a ritardi inau­diti». «Tanto che a Bolo­gna – con­clude Ber­nar­dini – il pre­si­dente del tri­bu­nale di sor­ve­glianza, Fran­ce­sco Mai­sto, ha deciso di trat­tare solo le istanze che riguar­dano i dete­nuti e non i casi di con­dan­nati a piede libero. Rischiando così di creare ulte­riori violazioni».

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