Landini: “La Cgil cambierà leader scelti con le primarie e legge di rappresentanza”

Landini: “La Cgil cambierà leader scelti con le primarie e legge di rappresentanza”

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ROMA. «Renzi vuole fare la rivoluzione? Io più di lui. Francamente non vedo cosa ci sia da difendere in un paese che ha l’età pensionabile più alta d’Europa, i salari più bassi e i giovani precari», dice Maurizio Landini, segretario generale della Fiom.
Forse ci sono delle responsabilità anche dei sindacati se sul piano sociale le cose sono così peggiorate.
«Se c’è una responsabilità dei sindacati è stata certamente quella di aver ragionato in questi anni con la logica di ridurre il danno. Prima si è sostanzialmente accettata la modifica dell’articolo 18, ora ci si ritrova con la liberalizzazione totale dei contratti a termine».
Eppure il presidente del Consiglio Renzi più che remissivi vi considera conservatori. Dice che non si farà fermare dai veti sindacali e vi invita a cambiare.
«Che ci sia la necessità di un cambiamento democratico del sindacato è fuori discussione. C’è un mercato del lavoro che è totalmente cambiato e ci sono milioni di lavoratori che non hanno rappresentanza».
Dunque ha ragione Renzi quando sostiene che il sindacato italiano si occupa solo di chi ha già il lavoro e dei pensionati?
«Il problema c’è. Ma Renzi può fare una cosa per far sì che il sindacato si riformi: presentare una legge sulla rappresentanza e la democrazia sindacali. Perché bisogna mettere le lavoratrici e i lavoratori nelle condizioni di cambiare il sindacato. Solo i lavoratori possono riformare il sindacato, non il governo né i vertici delle organizzazioni. Dopodiché non ridurrei la disputa tra innovazione e conservazione ad una questione nominalistica perché dipende da cosa si vuole cambiare e cosa si vuole conservare. Renzi sta facendo cose importanti e innovative, ma ha anche imboccato strade vecchie e proposto ricette che di nuovo non hanno nulla».
Le cose innovative quali sono?
«Aver deciso di dare 80 euro a chi guadagna meno di 25 mila euro. Mi pare una novità, una innovazione assoluta. Io da sindacalista non sono mai riuscito ad ottenere un aumento di 80 euro in una volta sola. Rappresentano una novità anche la tassazione sulle rendite finanziarie e quella a carico delle banche».
Renzi lo ha fatto “scavalcando” il sindacato. È un metodo condivide, lei che è sempre stato contrario alla concertazione?
«Sicuramente è un metodo che mette a nudo i nostri ritardi e le nostre difficoltà. Ma c’è una critica che va fatta a Renzi: con 80 euro non si può poi mercificare tutto e trasformare in denaro qualsiasi diritto».
A cosa si riferisce?
«Penso alla liberalizzazione dei contratti a termine, senza più causale, che li fa diventare la forma di assunzione normale. E addirittura al fatto che le eventuali violazioni dei limiti ai contratti a termine si traducano in una multa. Mi pare una vecchia idea. Erano anni che la Confindustria lo chiedeva senza riuscirlo ad ottenere. Eppure ci sono studi, citati dalla Banca d’Italia, che dimostrano come più precarietà si trasformi in meno produttività, meno investimenti, meno lavoro e dunque meno competitività. Renzi farebbe bene a leggerli».
Pare di capire che il feeling iniziale tra lei e Renzi si sia molto affievolito.
«Come Fiom abbiamo scritto una lettera aperta al presidente del Consiglio per una nuova politica industriale e una nuova politica sociale. Da questa prospettiva elementi di novità non ne vedo».
Lei è favorevole all’introduzione delle primarie anche nel sindacato?
«Dopo che al congresso della Cgil ha partecipato circa il 20% degli iscritti credo che l’attuale discussione congressuale, con cadenza quadriennale, vada superata. Le primarie? Non escludo nulla per rendere più democratico e trasparente il sindacato. È una discussione che va affrontata, sapendo che il sindacato non è un partito, che ha migliaia di delegati nei posti di lavoro, che, almeno per quanto riguarda la Fiom, utilizza le risorse che gli derivano esclusivamente dal pagamento delle tessere. In ogni caso bisogna trovare un modo per far partecipare i lavoratori fino alla possibilità che siano loro a scegliere i gruppi dirigenti».
Renzi non verrà al congresso della Cgil che comincia martedì a Rimini. Che ne pensa?
«Ce ne faremo una ragione».
E lei troverà un accordo con la Camusso?
«Ho parlato di un esito congressuale truffaldino. Lo confermo. Non vedo, ad oggi, le condizioni perché il congresso si concluda unitariamente».


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